ROMA – Oggi e domani, a Roma, si riuniscono i rappresentanti delle associazioni territoriali di Confedilizia per l’annuale conferenza organizzativa della proprietà immobiliare. Fra una settimana, a Piacenza, si svolgerà la quarta edizione del Festival della cultura della libertà, co-organizzato da Confedilizia e quest’anno dedicato proprio al tema della proprietà (il titolo scelto è: “Tassare, regolamentare, espropriare. Cosa resta del diritto di proprietà?”).
Due occasioni, a pochi giorni di distanza, per riflettere sullo stato e sulle prospettive di un diritto fondamentale che è sinonimo di libertà: a Roma, con gli occhi e con l’esperienza di chi ogni giorno è chiamato ad assistere e difendere, in concreto, i proprietari immobiliari; a Piacenza, su un piano più teorico, attraverso le analisi e le riflessioni di studiosi accomunati dall’ideale liberale.
In attesa di nutrirci di idee a Piacenza, vediamo come vanno le cose nella realtà. Il 2020 inizia, come ogni anno, con il bilancio della manovra appena entrata in vigore. Una manovra che si era avviata bene, con la stabilizzazione della cedolare secca del 10% per gli affitti abitativi “a canone concordato” (anche se proprio ieri siamo tornati a chiedere, in audizione parlamentare sul decreto “milleproroghe”, di confermare la speciale aliquota altresì per i comuni colpiti da calamità naturali), ma che è finita male, per la mancata conferma dell’altra cedolare, quella del 21% per le locazioni dei negozi, e la “benedizione” della patrimoniale sugli immobili.
La cancellazione della cedolare per i negozi è una scelta talmente priva di senso che nessun esponente del Governo ha trovato modo di abbozzare una qualche spiegazione. Certo, la decisione del precedente Esecutivo di limitare la misura ai soli contratti stipulati nel 2019, oltre ad essere criticabile nel merito, ha avuto pure l’effetto di facilitare il compito della nuova maggioranza (nella componente Cinque Stelle, peraltro, rimasta immutata). Ma la responsabilità che si è assunto chi ha negato la prosecuzione di un regime fiscale nato per arginare la strage di locali commerciali, è gravissima (anche su questo punto siamo tornati alla carica ieri nella nostra audizione alla Camera).
Poi c’è l’unificazione di Imu e Tasi. Le cose da dire sarebbero tante, ma la sostanza è che la patrimoniale sugli immobili da 22 miliardi di euro l’anno resterà, persino con peggioramenti. La responsabilità pesa sulle spalle di questo Governo come di tutti quelli che lo hanno preceduto, che ne hanno lasciata inalterata l’impostazione (salvo l’eliminazione, con eccezioni, della tassazione sulla “prima casa”, e la riduzione del 25% per gli immobili locati “a canone concordato”).
Insomma, la manovra è stata un’occasione persa per iniziare a invertire una rotta che continua a devastare il settore e a procurare mille altri “effetti collaterali”: erosione dei risparmi, compressione dei consumi, chiusura di imprese, perdita di posti di lavoro, riduzione delle garanzie bancarie, e via elencando. Ma noi non molliamo.