(PRIMAPRESS) – DAVOS (SVIZZERA) – Il World Economic Forum in corso nella cittadina delle alpi svizzere, oggi accoglie gli amministratori delegati di banche, fondi pensione e assicurazioni non solo per parlare di economia ma sopratutto del tema che ha caratterizzato tutto l’evento: l’emergenza climatica. Le grandi istituzioni bancarie sono chiamate già da diversi anni ad occuparsi di investimenti in questo settore ma anche in modo controverso. Dalla firma dell’accordo di Parigi al 2018, le 24 banche presenti all’annuale World Economic Forum, hanno finanziato l’industria dei combustibili fossili per un valore di circa 1.400 miliardi di dollari (1.260 miliardi di euro), che equivale a quanto si sono dovuti dividere, nel 2018, i 3,8 miliardi di persone più povere del Pianeta. È questa la denuncia del nuovo rapporto di Greenpeace International ‘It’s the finance sector, stupid’, dal quale emerge come a Davos siano presenti anche le cinque compagnie assicurative con i maggiori investimenti a copertura di impianti e infrastrutture legate al carbone, il combustibile fossile più inquinante. Così, se l’obiettivo del Forum di Davos è quello di “migliorare lo stato del mondo”, in realtà le grandi banche globali ne tradiscono i principi, mentre “lobbisti e imprese di pubbliche relazioni – denuncia Greenpeace – stanno lavorando per conto di questi attori della finanza globale e dell’industria fossile contro gli obiettivi dell’Accordo di Parigi”. Ma anche se l’allarme di Greenpeace è giustificato ancora dagli investimenti sulle vecchie ed inquinanti fonti di energia, c’è da dire che a Davos si sta già respirando aria di cambiamento anche nell’alta finanza. Il caso del fondo Black Rocks “convertito” a finanziare circa il 40% dei suoi investimenti in energia sostenibile, è significativo di un cambiamento in atto.
– (PRIMAPRESS)
Fonte: PrimaPress.it