ROMA – Mentre in Italia si discute sulla procedura d’infrazione in probabile arrivo dalla Ue, la multinazionale svizzera Nestlè assesta un duro colpo al Made in Italy ed alla dieta Mediterranea. Ad accendere la polemica tra le associazioni di categoria dell’agroalimentare italiano ed il Gruppo Nestlè è lo scontro sulla cosiddetta “etichetta a semaforo”. Entro il 2019 l’etichetta nutrizionale a ‘semaforo’ Nutriscore comincerà ad apparire sui prodotti Nestlé nei Paesi europei. Lo ha annunciato in un comunicato la multinazionale svizzera. “Gli europei vogliono sempre di più sapere cosa c’è negli alimenti e nelle bevande che consumano – ha sottolineato il Ceo Nestlé Europa Marco Settembri – e noi vogliamo fornire loro queste informazioni rapidamente e facilmente”. Duro il commento di Federalimentare e Filiera Italia: entrambe le organizzazioni ritengono che un’etichetta di questo tipo “va contro una dieta sana ed equilibrata che dovrebbe essere composta da tutti gli alimenti nel giusto equilibrio”.Secondo Federalimentare e Filiera Italia l’etichetta a semaforo finirebbe per “penalizzare prodotti di eccellenza come l’olio d’oliva, premiando invece prodotti artificiali e di sintesi”. Di inganno parla, invece, Coldiretti: “Con l’inganno delle etichette a semaforo si rischia di sostenere, con la semplificazione, modelli alimentari sbagliati che mettono in pericolo non solo la salute dei cittadini ma anche il sistema produttivo di qualità del Made in Italy” è il commento del presidente Ettore Prandini.Lo schema a semaforo -ricorda Cia- fornisce un giudizio semplicistico e distorto sul singolo alimento, cancellando in un colpo solo l’assunto universalmente riconosciuto dal mondo scientifico che non esistono cibi “buoni” e “cattivi”, ma piuttosto regimi alimentari corretti o meno a seconda del modo in cui vengono integrati quotidianamente gli alimenti tra di loro.Questo tipo di etichetta ha, dalla sua, l’estrema semplicità comunicativa (verde fa bene, rosso fa male). Però mette a rischio molti dei prodotti agroalimentari di qualità, prima di tutto quelli italiani, apportando più danni che benefici. A fronte di una comunicazione intuitiva basata su tre colori, i sistemi di etichettatura a semaforo finiscono per risultare fuorvianti, inducendo i consumatori a considerare il rosso come un divieto. Ma soprattutto, assegnando di fatto a una bevanda light, con meno zucchero ma ricca di edulcoranti, conservanti e aromatizzanti, il semaforo verde e dando invece il colore rosso a prodotti come il latte intero o i formaggi, gli oli, il pesce affumicato, la frutta secca e tutti i grandi prodotti Dop e Igp quali Grana, Parmigiano, prosciutti, salumi, per via del loro contenuto di grassi naturali.
Insomma, con il Nutri-score non si parla più di stili di vita salutari, di alimentazione di qualità, ma semplicemente di alimentazione a basso valore nutritivo. Con buona pace della nostra dieta mediterranea. Come Italia rilanciamo, piuttosto, la proposta di un sistema “a batteria” -conclude Cia- basato non sui colori ma sull’indicazione dei nutrienti assunti.