Le app di tracking sono una delle vie con cui possiamo controllare la diffusione del virus. È stato tenuto conto della privacy dell’utente e c’è solo un posto dove potrebbe essere violata: presso l’autorità sanitaria centrale, in quanto le persone con il Covid-19 verranno verificate in modo che un nuovo ID (identificativo) possa essere generato e condiviso giornalmente. Per ribattere, tutti noi ci fidiamo dei provider del nostro medico di famiglia e del servizio sanitario nel Regno Unito. Quindi, anche se la gente dovesse porsi domande per quanto riguarda la loro privacy / identità, devono sapere che i nostri medici e l’NHS (il servizio sanitario nazionale del Regno Unito, ndr) sanno già tutto sui nostri precedenti clinici. Non c’è quindi nulla della nostra storia, in termini di salute, che gli nascondiamo. L’unica sfida del modello proposto è che c’è un solo punto debole. Se il database dell’NHS dovesse essere manomesso, allora ci potrebbero essere fughe di informazioni. Tuttavia, ci sono già proposte per rispondere alla sfida utilizzando, per esempio, le tecniche di crittografia omomorfica che sono estremamente sicure dal punto di vista computazionale, in modo che le informazioni per essere elaborate non debbano mai essere decifrate ma rimangano criptate. Anche se il pubblico nel Regno Unito potrebbe, inizialmente, porre resistenza e la app essere quindi lanciata come strumento opzionale, una volta che i cittadini si saranno resi conto dei benefici generati, la gente inizierà, mano a mano, ad adottarla. Qualcosa di simile è avvenuto per l’online banking che ha richiesto molti anni prima che la gente iniziasse ad apprezzarlo e ad adottarlo.
Prof. Muttukrishnan Rajarajan*
*Docente esperto di sicurezza informatica alla City University of London