(PRIMAPRESS) – MILANO – Le Piazze borsistiche del vecchio continente hanno mostrato, nel primo semestre 2019, di aver avuto la migliore performance degli ultimi vent’anni. Da gennaio, infatti, i listini azionari hanno registrato rialzi a doppia cifra: le azioni europee dello Stoxx hanno messo a segno un vigoroso +14% (+16% il Ftse Mib milanese); il valore del Nasdaq, guidato dalle società tecnologiche, è aumentato del 20% a dispetto dei timori per gli impatti della guerra commerciale; l’S&P500, il paniere ampio di New York, si è inerpicato su nuovi massimi storici ed è salito quasi altrettanto (17%); Shanghai, tra le pressioni del dollaro e dei dazi, è rimbalzata del 20%.Tutto questo può apparire strano se non si considera che un buon apporto lo ha dato la crescita economica statunitense, che sostiene uno dei cicli più lunghi della sua storia. Altro fattore determinante è il ruolo delle banche centrali, che a cominciare da Mario Draghi, si sono mostrate disponibili a sostenere i mercati. La Fed americana si è sbilanciata sul taglio dei tassi di interesse e la Banca centrale europea su un nuovo round di Qe, l’acquisto di obbligazioni per aumentare la liquidità e preservare condizioni finanziarie favorevoli. L’inflazione, che resta sotto i livelli obiettivo del 2% da entrambe le sponde dell’oceano, permette ai governatori di mantenere una rotta accomodante. – (PRIMAPRESS)