MILANO – In questo periodo abbiamo assistito a un aumento senza precedenti degli smart worker, anche in quei business che non avevano mai sperimentato il lavoro a distanza e questo ha richiesto grandi capacità di adattamento per supportare adeguatamente la forza lavoro. E se l’aumento delle conversazioni sull’argomento è stato dettato da una costrizione e da una necessità “esterne”, è anche vero che, in questo momento critico, abbiamo sperimentato concretamente i vantaggi dello smart working e il mondo del lavoro ne uscirà probabilmente rivoluzionato. Tuttavia, questo cambiamento non è privo di sfide, soprattutto per le PMI e le start-up che possono fare affidamento su budget e personale limitati.
Secondo dynabook piccole imprese e start-up dovrebbero quindi seguire tre linee guida per superare gli ostacoli associati al remote working: investire nella tecnologia per aumentare la produttività, servirsi dell’edge computing per potenziare le proprie reti e considerare la sicurezza una priorità.
Investire nella tecnologia giusta per massimizzare la produttività
Al contrario delle grandi imprese che si basano su modalità di lavoro stabilite dopo lunghi percorsi di approvazione e sono spesso frenate da processi tradizionali ingombranti, le piccole e medie imprese e le start-up sono molto più agili, flessibili e aperte al cambiamento. Per le PMI, il lavoro a distanza si traduce non solo in una riduzione notevole dei costi legati agli immobili degli uffici fisici, ma anche in un aumento dell’engagement e della produttività dei dipendenti. Lo scenario delle start-up è disseminato di imprese innovative che mirano a costruire una cultura aziendale unica, che offra le maggiori flessibilità e mobilità possibili, per attirare e trattenere i talenti migliori. Ma per mantenere alti i livelli di rendimento, i professionisti mobile richiedono innanzitutto di potersi servire della giusta tecnologia: ecco perché nell’ultimo mese la domanda di computer portatili è aumentata notevolmente e i produttori come dynabook hanno registrato un aumento significativo delle vendite.
“Le aziende devono assicurarsi di investire in dispositivi leggeri e portatili ma potenti, che siano progettati per supportare la forza lavoro in ogni situazione”, ha commentato Massimo Arioli, Business Unit Director Italy, Dynabook Europe GmbH. “La connettività e le prestazioni sono fondamentali, in modo che i dipendenti possano restare in contatto con i colleghi attraverso la moltitudine di strumenti collaborativi disponibili sul web, superando la distanza e ottimizzando la collaborazione all’interno dei team”.
Elaborare i dati all’edge per potenziare le proprie capacità di rete
La sfida per qualsiasi azienda che aggiunge dispositivi e soluzioni connesse alla propria rete è la quantità di dati che questi dispositivi creeranno e come gestirli ed elaborarli in modo efficace e sicuro.
Sotto questo aspetto, le start-up hanno certamente un vantaggio poiché si affidano meno alle infrastrutture legacy; tuttavia, la revisione completa delle reti può richiedere molto tempo e assorbire risorse ingenti, che le PMI potrebbero non avere a disposizione. Per coloro che non possono sostituire in toto la propria infrastruttura, l’edge computing è una soluzione praticabile che offre, nel contempo, nuovi metodi di raccolta, analisi e ridistribuzione dei dati e dell’intelligence che ne deriva.
Prendere la sicurezza sul serio
Un ulteriore ostacolo posto dal remote working, probabilmente il più rilevante, è la sicurezza informatica. In questo momento già critico, diversi gruppi di criminali informatici stanno sfruttando l’epidemia di coronavirus per mettere in atto campagne sofisticate di phishing, malware e ransomware. Secondo una ricerca di Verizon, il 43% dei cyber attacchi ha come obiettivo primario le start-up, dotate di sistemi di sicurezza più facilmente attaccabili rispetto alle imprese di dimensioni maggiori, e circa il 60% di queste fallisce entro sei mesi da un attacco, poiché spesso non può contare su competenze interne o risorse adeguate per riprendersi completamente.
Il lavoro a distanza su larga scala esaspera questa situazione, poiché un numero sempre maggiore di dispositivi accede a dati aziendali potenzialmente sensibili al di fuori dell’ufficio e si moltiplicano i vettori di minaccia per i criminali informatici che compromettono le reti. La sicurezza deve quindi rappresentare ora una priorità assoluta.
In primo luogo, le aziende devono assicurarsi che i dipendenti siano dotati degli strumenti e delle funzionalità di cybersecurity idonee a ridurre le minacce e le risorse necessarie alla remediation in caso di attacco. I dispositivi con riconoscimento facciale o delle impronte digitali e dotati di capacità di memorizzazione delle credenziali basate su hardware forniscono una prima difesa sicura contro i criminali informatici, moderando il rischio di accesso illecito ai dispositivi. Un’altra protezione efficace consiste nell’adozione di soluzioni zero client che garantiscano che i dispositivi stessi non conservino informazioni sensibili.
“Senza dubbio l’attuale situazione globale ci ha fatto entrare in una nuova fase di remote e mobile working, mai vista prima in Italia”, ha concluso Arioli. “Come per ogni cambiamento aziendale le difficoltà da affrontare sono tante, soprattutto dal punto di vista dei dispositivi dei dipendenti, della disponibilità di banda e della sicurezza informatica. Ma oggi più che mai, indipendentemente dalle dimensioni della propria azienda, è imperativo adattarsi per avere successo.”