MILANO – Crescita dell’occupazione e aumento della domanda, richiesta di misure da parte del Governo a sostegno dell’ecosistema italiano dell’innovazione, fiducia che la situazione possa tornare ai livelli pre-Covid e qualche difficoltà che però non impedirà la ripresa. Sono i principali elementi che emergono dall’indagine L’impatto dell’emergenza COVID-19 sulle startup e sull’ecosistema dell’innovazione in Italia realizzata da VC Hub Italia – l’associazione del Venture Capital, degli investitori in innovazione e delle startup e PMI innovative, che rappresenta più del 90% degli investitori italiani in innovazione e 70 tra startup e PMI innovative – in collaborazione con EY, leader mondiale nei servizi professionali di consulenza. Lo studio analizza l’impatto dell’emergenza Covid-19 sull’ecosistema italiano dell’innovazione, e racconta come questo abbia mostrato una significativa resilienza e come le startup e gli investitori in innovazione abbiano avuto conseguenze meno devastanti di quelle registrati dalle imprese tradizionali.
Le startup coinvolte operano prevalentemente sul mercato italiano (68%), la gran parte ha sede in Lombardia – la zona più colpita dall’emergenza – e coprono diversi settori, con una prevalenza del retail ed e-commerce. Per questo lo studio rappresenta una vera e propria analisi orizzontale sull’impatto della pandemia sull’ecosistema dell’innovazione in Italia, la prima realizzata nel nostro Paese. Il 62% delle startup coinvolte è nata negli ultimi 5 anni, e si tratta sia di realtà che hanno avviato da poco l’attività e ottenuto i capitali iniziali, sia di scale-up più mature che hanno già raccolto investimenti più ingenti.
La resilienza dell’ecosistema innovazione – Confermandosi come elemento fondamentale del tessuto economico nazionale, le startup hanno dimostrato fiducia e ottimismo verso il futuro, oltre a una forte resilienza. Molte hanno continuato a crescere, sia in termini di assunzione di nuove risorse che di ricavi. Nonostante la crisi, il 58% ha infatti aumentato il personale, il 32% ha registrato un aumento della domanda e il 27% una crescita dei ricavi. Il 52% è certa che la situazione attuale durerà al massimo fino a 6 mesi e l’85% è sostanzialmente convinto che una volta terminata l’emergenza sanitaria la propria impresa possa tornare a operare ai livelli pre-pandemia.
Emerge inoltre che il 62% delle realtà coinvolte nell’indagine ha lavorato in smart working senza compromettere la produttività e il 67,5% non ha sostenuto alcun investimento per agevolare lo smart working, anche perché molte si erano già dotate degli strumenti per operare in tal senso.
Le problematiche dell’emergenza Covid-19 – Ovviamente, una crisi di questa portata ha comprensibilmente generato difficoltà per una parte delle startup, seppur inferiore in termini percentuali. Nello specifico, il 68% delle startup ha dichiarato di aver subito una riduzione della domanda, l’80% ha ridotto fino al 15% il salario del personale e il 55% è dovuto ricorrere alla cassa integrazione. Il 41% delle startup sta poi valutando di ricorrere al Venture Debt mentre il 16% si è già mosso in tal senso o è in trattativa per farlo.
Il Venture Capital e la crisi – I gestori di fondi di Venture Capital coinvolti nella survey hanno registrato problemi di liquidità e il 54% si sta preparando a ricercare nuovi finanziamenti per ripartire. Le principali problematiche per gli investitori connesse all’emergenza sanitaria Covid-19 sono relative oltre ai problemi di liquidità, a una diminuzione della raccolta fondi o al fallimento di una o più startup all’interno del proprio portafoglio. Infine, il 20% dei fondi di VC ha dichiarato che le start-up nel proprio portafoglio hanno registrato un aumento della domanda superiore al 50%, a fronte di un 53% che ha dovuto fare i conti con una contrazione inferiore al 50%.
I cambiamenti per ripartire e la necessità di un intervento politico – Tanto le startup quanto i fondi di VC chiedono un intervento del Governo attraverso sussidi diretti e indiretti e un alleggerimento della burocrazia. In particolare, vengono auspicati investimenti per potenziare la dotazione infrastrutturale, con particolare attenzione al digitale, una ridefinizione della legislazione sul lavoro (con un focus sullo smart working) e sussidi sia diretti che indiretti (es: sconti in bolletta, sgravi fiscali). Lato Venture Capital, il 62% ritiene che lo strumento adatto sia quello dei decreti legislativi, il 15% chiede invece maggiore concessione di credito da parte delle banche e il 23% vede una possibile soluzione nella ricerca di nuovi investitori privati.
Commenta Massimiliano Vercellotti, Start up Leader di EY in Italia: “A seguito dell’emergenza, abbiamo osservato come il calo della domanda e la crescente esigenza di liquidità rappresentino le principali sfide per imprenditori e investitori, la cui risposta è stata ricercata nella ridefinizione delle priorità, nella ricerca di nuovi fonti di finanziamento e nello sviluppo di nuovi business plan per fronteggiare la crisi. Nonostante ciò, il tessuto imprenditoriale italiano non si è fermato ed è interessante notare come il 58% delle startup intervistate abbia continuato ad assumere personale durante la crisi, e che quasi 9 startup su 10 pensino di tornare a crescere entro i prossimi 12 mesi. In questo scenario, per fronteggiare e gestire il cambiamento in atto servirà una maggiore sicurezza, comunicazione, strategia e resilienza, che giocheranno un ruolo cruciale se unite alle misure che saranno messe in atto dal Governo”.