MILANO – Il debito dei mercati emergenti ha registrato un forte rimbalzo nel secondo trimestre del 2020, sulla spinta di stimoli monetari e fiscali significativi e dell’allentamento delle misure di lockdown. Sia i mercati emergenti che quelli sviluppati ora devono affrontare recessioni e deficit fiscali in aumento.
Tuttavia, ci aspettiamo che le economie emergenti otterranno una crescita maggiore rispetto a quelle sviluppate sia nel 2020 che nel 2021, grazie a un outlook economico relativamente migliore per la Cina – che sembra essere l’unico tra i principali Paesi a poter strappare una crescita positiva quest’anno – e alle consistenti politiche di stimolo volte a controbilanciare l’impatto negativo del coronavirus. Infatti, negli ultimi mesi le banche centrali emergenti hanno abbassato i tassi a livelli record e implementato diverse forme di quantitative easing. Queste misure proseguiranno probabilmente anche nella seconda parte dell’anno, sebbene a ritmo più lento.
L’inflazione dovrebbe rimanere contenuta, dato che gli output gap rimangono negativi.
Gli spread delle obbligazioni emergenti si sono ristretti rispetto ai livelli raggiunti a marzo. Guardando avanti, vediamo spazio per un ulteriore restringimento nel corso del 2020, ma non crediamo che si tornerà ai minimi dell’anno, dato il deterioramento nella qualità del credito. Tuttavia, il debito emergente rimane relativamente attraente rispetto a quello dei mercati sviluppati: il rendimento medio dell’indice EMBI GD è del 5,5%, in un contesto in cui circa il 70% dell’obbligazionario globale rende meno del 2% e in cui le banche centrali resteranno accomodanti ancora a lungo.
Crediamo che continueranno ad esservi differenze significative tra i crediti dei vari Paesi, in un contesto di crescita globale più debole, debito pubblico in aumento e approcci diversi alla gestione della pandemia. In Asia, la Cina sembra essere riuscita a mettere il virus sotto controllo e ha parecchio margine per aumentare gli stimoli, mentre India, Indonesia e altri Paesi più piccoli continuano a registrare un aumento dei casi. I contagi sono in aumento anche in America Latina, ma questo sviluppo è già stato ampiamente prezzato dai mercati. In questo scenario, vale la pena puntare sui Paesi che appaiono più resilienti grazie a una combinazione di fondamentali migliori, maggiore flessibilità fiscale e migliore capacità di affrontare le sfide economiche e sanitarie poste dal coronavirus, o dove le valutazioni riflettono già accuratamente i rischi. Viceversa, vanno evitati i Paesi che si troveranno in difficoltà nel lungo termine per via dell’aumento dei deficit.
Per quanto riguarda le valute, nel lungo termine ci aspettiamo che il dollaro si indebolisca, dato il deterioramento dei fondamentali negli USA e i rendimenti reali bassi. Per questo, la valuta locale può offrire opportunità di realizzare guadagni sul forex. Tuttavia, potrebbero esservi venti contrari nel breve termine, perché il dollaro tende a diventare un bene rifugio nei periodi di volatilità.
Guardando alla seconda metà dell’anno, stiamo monitorando con attenzione la possibilità di un ribasso economico o finanziario derivato dal recente aumento dei casi di Covid-19 negli Stati Uniti. Anche il crescente focus degli investitori sulle elezioni USA potrebbe alimentare la volatilità. Detto questo, manteniamo una view construttiva sul debito emergente, alla luce dei livelli relativi delle valutazioni in questo contesto di tassi bassi.
Anisha Goodly*
*Emerging Markets Portfolio Specialist, TCW