ROMA – «Dalla costruzione di un clima di fiducia alla valorizzazione dell’adattamento e della flessibilità delle persone che condividono lo stesso ambiente di lavoro, dalla condivisione delle informazioni ad ogni livello gerarchico alla ricerca di una maggiore efficienza economica e produttiva attraverso un lavoro di squadra naturalmente portato verso l’innovazione, le aziende romane sono sempre più competitive» sostengono gli analisti di Sensoworks (www.sensoworks.com), la startup italiana specializzata in monitoraggio infrastrutturale supportata da piattaforme multilivello.
Ponendo l’uomo sempre in primo piano e marcando il passo con un’economia sempre più globalizzata, Roma supera così Milano in organizzazione e cultura aziendale, aspetti spesso non immediatamente visibili, ma che nel Centro e Sud Italia sono più profondi e radicati rispetto al Nord Italia.
Il rinascimento tecnologico dell’Italia parte dunque dalla valorizzazione di una cultura interna delle aziende dove l’uomo è sempre in primo piano e dove si guarda all’ambiente come una risorsa di tutti, al di là di ogni confine nazionale. Questo l’assioma di partenza di Sensoworks, perché —secondo i fondatori dell’azienda— il progresso tecnologico dipende soprattutto dalla componente umana e dalla «capacità umana» dei soggetti che sviluppano, implementano e utilizzano la tecnologia.
«Si tratta di un nuovo umanesimo che passa anche dall’Intelligenza Artificiale ma che vede l’uomo sempre al centro, cominciando dalla nostra cultura aziendale» spiega Niccolò De Carlo, ceo e co-fondatore di Sensoworks (www.sensoworks.com).
I fondatori dell’azienda hanno sempre insistito sullo sviluppo di una forte cultura di base, orientata all’innovazione, alla qualità, al servizio ed alla competitività, ponendo il profitto in secondo piano e privilegiando non solo la ricerca ma anche la promozione di quei valori umani che caratterizzano il «roman way of working».
Valori che più in generale sono diffusi in tutto il Sud Italia, tanto da portare dopo Covid-19 alla nascita ed alla rapida espansione del fenomeno del «south working», il lavoro smart dal Sud.
E Sensoworks —tra gli attori principali di questa rivoluzione— ha infatti la sua sede principale nella Capitale italiana ed uffici anche a Napoli. «Per un settore di per sé freddo come il nostro, legato soprattutto all’Intelligenza Artificiale, un approccio freddo non avrebbe potuto certo giovare, soprattutto in un momento in cui l’Italia fa fatica a reggere il ritmo delle altre grandi economie europee tanto dal punto di vista della produzione industriale quanto da quello della competitività delle imprese» sostiene il ceo Sensoworks.
«Di fronte a noi —prosegue De Carlo— vi è la possibilità di vivere un vero e proprio rinascimento tecnologico attraverso uno sviluppo “più umano” di algoritmi predittivi. E noi ci siamo riusciti».
Il successo di questa strategia è arrivato rapidamente con i primi progetti di monitoraggio dinamico realizzati per Acea, Anas ed Autostrade, solo per fare alcuni nomi.
Ed ora l’azienda romana ha aperto uffici anche a Boston, da dove si propone di conquistare presto tutta l’America. Per il quartier generale Oltreoceano ancora una volta Sensoworks ha infatti preferito una città «calda» dal punto di vista umano piuttosto che puntare sulla fredda New York.
Scelte difficili, perché certo un quartier generale a Milano —così come avverrebbe nella Grande Mela— porterebbe a semplificare molte cose e consentirebbe di guadagnare di più. Ma si perderebbe parte di quell’umanesimo e di quella cultura aziendale che Sensoworks pone alla base di ogni decisione.
«Per noi l’evoluzione degli algoritmi e dell’Intelligenza Artificiale che ne è alla base deve necessariamente trasformarsi in un vantaggio per la collettività, cittadini e imprese» assicura Niccolò De Carlo.
Nel settore in cui opera la startup romana, quello del monitoraggio infrastrutturale —e quindi della sicurezza fisica dei nostri ponti, delle nostre strade e delle nostre strutture architettoniche—, il fattore umano è ancora più decisivo, perché l’Intelligenza Artificiale non è di per sé intelligente.
«Se utilizzati in modo inefficiente gli algoritmi producono —anzi ri-producono ed amplificano— l’inefficienza, mentre se si utilizzano in modo intelligente l’intelligenza ne risulta anch’essa amplificata» conclude il ceo di Sensoworks.
Così si può evitare la «Sindrome Cinese» che ha portato al crollo del colossale ponte di Harbin Yangmingtan, considerato un capolavoro ingegneristico, lungo oltre 15 chilometri e costato 268 milioni di dollari, venuto giù dopo appena 9 mesi. O anche la «Sindrome Americana» che ha portato al crollo del ponte pedonale da 14,2 milioni di dollari a Miami, progettato per durare 100 anni e per resistere ad uragani forza 5. A pochi giorni dalla costruzione, invece, le 950 tonnellate di cemento del ponte pedonale che collegava il campus della Florida International University con la città si sono schiantate su un’autostrada ad 8 corsie.
Questi disastri accadono quando le competenze umane sono solo quelle tecnico-scientifiche senza prendere in considerazione quelle competenze complementari alla capacità delle macchine. Anche perché in molte attività l’uomo è ancora superiore, soprattutto in quelle che consistono nel sapere utilizzare la macchina al meglio: il calcolo non può funzionare meglio delle nostre intuizioni, perché l’algoritmo —senza l’uomo— è un qualcosa di neutro, è solo un programma.
L’Intelligenza Artificiale made in Italy —dunque— non può prescindere dall’uomo. È questa la visione di Sensoworks ed è questa l’essenza del nostro Paese. Il Paese del sole e del mare, del bello e del fatto ad arte, dell’innovazione tecnologica ma anche e soprattutto dei valori, delle tradizioni e di quella «umanità» da sempre apprezzata in tutto il mondo.