MILANO – EY ha condotto nel mese scorso un’indagine sugli impatti della pandemia da Covid-19 sul futuro degli investimenti nel mercato assicurativo a cui hanno partecipato 16 responsabili di investimento di imprese assicurative che costituiscono circa il 55% degli Asset Under Management (AUM) del mercato italiano. Lo studio analizza i trend macroeconomici e regolamentari che hanno avuto maggiore impatto sulla strategia di investimento, offrendo una panoramica dei portafogli e delle strategie per il futuro. Ulteriori temi centrali connessi agli investimenti alternativi e alla sostenibilità (in ambito ESG) vengono approfonditi nell’analisi insieme ad alcune considerazioni incentrate sui prodotti.
Dalla ricerca EY, emerge che gli effetti della pandemia hanno portato ad un focus sul brevissimo e breve periodo in risposta alla volatilità di mercato e ai rischi improvvisi. Gli impatti sul business dovuti al Covid-19 risultano essere l’elemento di maggior preoccupazione per il 44% dei rispondenti, mentre il 42% indica il contesto, ormai abituale, dei tassi di interesse bassi e negativi, stimolato anche dalla creazione di moneta del Quantitative Easing (QE). Tale situazione ha inciso fortemente sulla redditività dell’industria assicurativa.
In merito alle aree regolamentari con impatto maggiore sulla strategia di investimento, il 49% degli intervistati ha indicato i principi IFRS17 e IFRS9, mentre il 40% i principi Solvency 2. Nel caso di IFRS, anche la suddivisione dei portafogli in coorti, di difficile gestione con la mutualità delle gestioni separate, potrebbe aumentare la volatilità dei risultati, in assenza di shadow accounting previsto sotto l’IFRS 4. Il ruolo del Chief Investment Officer (CIO) assumerà dunque sempre maggiore rilevanza nei prossimi anni.
Gabriele Pieragnoli, Business Consulting – Actuarial Leader di EY commenta: “Le evoluzioni regolamentari in corso, i tassi di interesse molto bassi o negativi e con l’elevata volatilità, hanno reso il ruolo del Chief Investment Officer delle imprese di assicurazione sempre più sfidante negli ultimi anni. Questa situazione porterà non solamente all’ampliamento dell’offerta per gli assicurati, con le garanzie che distinguono il business assicurativo, ma accelera un’ulteriore diversificazione degli investimenti, per un settore che si è dimostrato sensibile e pronto a supportare la società sulle infrastrutture e sulla sostenibilità”.
Secondo i dati dell’indagine EY, i portafogli attivi delle imprese assicurative sono composti per oltre il 50% da obbligazioni governative, con un’incidenza significativa ma disomogenea tra compagnie delle obbligazioni corporate, di cui la componente sub investment grade è circa il 15%. Risulta frequente, ma ancora in misura contenuta (per la maggioranza delle le compagnie non superiore al 5% del portafoglio), il ricorso agli investimenti alternativi, affidati soprattutto a una gestione esterna, attraverso la SGR di gruppo qualora presente. Si osserva inoltre che il portafoglio a tasso variabile, impattato dalla “Riforma IBOR”, è quasi sempre residuale.
Nell’attuale contesto economico-finanziario e in risposta alla crisi attuale, le compagnie assicurative hanno intrapreso una serie di azioni per mitigare la rischiosità dei propri portafogli, come attività di de-risking, aumento della diversificazione e del matching attivi/passivo, ma anche focus su investimento nel credito ad elevato rating e azioni di copertura per livellare il Solvency Ratio. Nei prossimi anni, il 36% delle compagnie intervistate manifesta l’intenzione prioritaria di migliorare l’equilibrio tra garanzie e rendimenti, anche dal lato del prodotto, mentre il 25% intende ottimizzare le strategie di copertura. La gestione del rischio di credito è oggetto di attenzione per il 24% degli intervistati, anche in ragione dei probabili prossimi effetti indotti sugli emittenti dall’attuale crisi.
L’investimento in asset alternativi è visto dalle imprese assicuratrici come un processo complesso. Tra i fattori più sfidanti nell’investimento in asset alternativi, il 36% delle compagnie indica i livelli di assorbimento del capitale, il 25% i requisiti e i limiti stringenti di investimento, mentre il 19% gli oneri di reporting e trasparenza. Il rischio di liquidità è uno tra i principali rischi percepiti nell’investimento in asset alternativi, seguito dal rischio di credito. Secondo quanto emerso dalla ricerca EY, gli intervistati segnalano anche la necessità di avere competenze idonee alla comprensione dei rischi sottostanti, sia nella selezione che nella gestione degli investimenti alternativi.
In ambito ESG, il Regolamento UE 2019/2088, che si applicherà a decorrere dal 10 marzo 2021, introduce, anche per il settore assicurativo, nuovi obblighi di disclosure in termini di sostenibilità. Oltre la metà dei rispondenti (53%) vede un impatto alto sull’operatività. A tal proposito, 3 imprese su 4 hanno dichiarato di aver avviato l’analisi dei requisiti, mentre 2 su 3 hanno iniziato anche a definire la strategia e le politiche per integrare i fattori ESG nel processo di selezione degli investimenti.
Riguardo ai prodotti assicurativi vita e danni, secondo lo studio EY sono molte le compagnie che pongono un’attenzione significativa all’innovazione e alla sostenibilità, valorizzando il cliente a tutto tondo.