MILANO – Dall’azione di un tecnico specializzato e molte ore necessarie fino ad oggi per ottenere il responso si passa a pochi minuti con procedura automatizzata, con un tasso di affidabilità prossimo al 95%. Questa la promessa mantenuta da BeeDigit, il sistema innovativo messo a punto dal CREA Agricoltura e Ambiente, nell’ambito del Progetto Agricoltura Digitale , che identifica la sottospecie delle api, attraverso l’analisi visiva automatica delle ali. Basta inviare immagini attraverso il servizio nel cloud CREA e, in pochi minuti, arriva comodamente sul proprio dispositivo il referto.
Un passaggio non da poco, se si pensa che al riconoscimento di questi preziosi insetti è legata anche al’attuazione di normative e quindi l’accesso a contributi in alcune regioni d’Italia.
Beedigit sfrutta il deep learning (apprendimento profondo), una tecnologia nell’ambito dell’intelligenza artificiale che consente ai computer di elaborare grandi quantità di dati, utilizzando reti neurali ispirate al funzionamento biologico del cervello umano. Questa applicazione ha utilizzato l’imponentebase dati del Centro Agricoltura e Ambiente, storico punto di riferimento nazionale sulla ricerca in apidologia e detentore degli Albi di settore. Rispetto al metodo morfometrico tradizionale, utilizzato fino al oggi, garantisce, come si è visto, tempi sensibilmente più rapidi e maggiore precisione.
“Si tratta di uno strumento che coniuga la nostra conoscenza specifica in materia con tecnologie di intelligenza artificiale – afferma Marcello Donatelli, direttore CREA Agricoltura e Ambiente nonché coordinatore del progetto Agridigit – per creare un servizio in grado di abbattere radicalmente tempi e quindi anche costi”.
Il sistema attualmente riconosce 8 sottospecie di interesse industriale ed è in fase di completamento un servizio cloud per consentirne l’uso a professionisti, ricercatori e tecnici esterni all’ente.