SULMONA – E’ stata avviata un’attività di ricerca clinica presso l’Unità Spinale della Casa di Cura San Raffaele di Sulmona, in collaborazione con andrologi endocrinologi dell’Università degli studi dell’Aquila, che mira a identificare i risvolti endocrini e fisico-riabilitativi della sindrome metabolica nel paziente con lesione al midollo spinale. Il progetto nasce dalla convenzione stipulata lo scorso novembre, tra la struttura del Gruppo San Raffaele di Roma e l’Università abruzzese
Il gruppo di ricerca si è distinto negli anni per una serie di pubblicazioni su riviste internazionali, che hanno portato all’attenzione della comunità scientifica l’elevata prevalenza nel mieloleso di bassi livelli di testosterone e bassi livelli di vitamina D, “fattori ormonali essenziali, con effetti ben documentati sulla salute globale e sulla performance fisica dell’individuo, fortemente condizionati – spiega il prof. Giorgio Felzani, primario dell’Unità spinale e della Riabilitazione neuromotoria del San Raffaele Sulmona – dalla presenza di obesità e, a loro volta, potenzialmente implicati nella genesi di un aumentato rischio cardiovascolare”.
La sindrome metabolica rappresenta un quadro clinico complesso, prodotto dalla combinazione di obesità, alterazioni del controllo della glicemia (fino al diabete), ipertensione arteriosa ed aumento dei livelli dei grassi nel sangue. “Con questo lavoro intendiamo verificare l’esistenza di un’effettiva associazione della sindrome metabolica con la carenza androgenica e l’ipovitaminosi D nei pazienti con mielolesione. Si tratta di un primo passo importante – chiariscono il prof. Felzani e il prof. Arcangelo Barbonetti, del Dipartimento di medicina clinica e sanità pubblica dell’Università dell’Aquila – nell’ottica di elaborare strategie terapeutiche in grado di far fronte a squilibri ormonali e fisici dal pesante impatto sulla salute e sulla qualità della vita di questi pazienti. Nei pazienti con lesione midollare, l’immobilità cronica, connessa allo stato di disabilità, aumenta in modo sensibile l’incidenza di obesità e sindrome metabolica che, oltre a favorire lo sviluppo di patologie cardiovascolari, come infarto e ictus, potrebbe associarsi ad alterazioni ormonali in grado di ripercuotersi sullo stato di salute globale e sugli outcome fisici e riabilitativi”.