MILANO – Attualmente, i servizi cloud sono fortemente centralizzati, il che li rende facili da sviluppare e distribuire a un data center selezionato. Se il passaggio a un modello di cloud più ampio ha le sue sfide, poiché replicare i servizi su più data center, garantire che i dati siano sincronizzati e distribuire uniformemente il carico mantenendo una visione globale e in tempo reale di tali dati può essere costoso e operativamente complesso, è anche vero che offre molteplici vantaggi. Entro il 2025, secondo Gartner, la maggior parte delle piattaforme cloud fornirà almeno alcuni servizi di cloud distribuito direttamente all’edge. Secondo Akamai Technologies, il cloud distribuito rappresenta il futuro del cloud computing, fornendo il Cloud Edge e molti altri nuovi casi d’uso.
Akamai gestisce servizi all’edge da oltre 20 anni, inclusi il cloud e la sicurezza aziendale. L’azienda è essa stessa una piattaforma cloud massiccia e distribuita, presente in oltre 135 paesi e in più di 4.000 località, incorporata in migliaia di reti in tutto il mondo e che gestisce una percentuale considerevole del traffico mondiale. Questo significa che si posiziona il più vicino possibile a tutti gli utenti Internet e ai data center del mondo in modo che gli utenti finali possano beneficiare di applicazioni aziendali veloci, affidabili e sicure indipendentemente da dove si trovano.
I vantaggi del cloud distribuito all’edge
Per cominciare, la migrazione a un modello di cloud distribuito permette all’edge computing di liberare i servizi cloud centralizzati dalle numerose richieste IoT, migliorando così le prestazioni e l’affidabilità. Non si tratta di benefici solo teorici: l’analisi dei dati può creare miglioramenti reali nella gestione del traffico urbano e dei sistemi di trasporto pubblico, dove velocità, prestazioni e affidabilità sono fondamentali, e un modello distribuito è semplicemente essenziale per rendere queste applicazioni complesse una realtà.
Richard Meeus, Director of Security Technology and Strategy EMEA di Akamai, ha dichiarato: “In Akamai, vediamo l’edge computing come il prossimo e naturale cambio di paradigma nell’IT, anche nell’ambito dei servizi cloud distribuiti, che danno inizio una nuova ondata di decentralizzazione. Nell’ultimo decennio, l’IT ha attraversato due cambiamenti apparentemente giustapposti: da un lato, la centralizzazione e il consolidamento delle infrastrutture nei data center cloud (privati, pubblici o ibridi), dall’altro, in riferimento agli utenti finali, abbiamo assistito a un’esplosione sia della diversità che della distribuzione locale dei dispositivi client, guidata da device mobili ad alta capacità e da reti wireless ampiamente disponibili. Questo ha creato una serie di sfide che l’edge computing può affrontare come il cloud o i data center tradizionali non possono fare”.
Le distanze tra un piccolo numero di grandi data center centralizzati situati al core di Internet e miliardi di utenti finali mobili distribuiti in tutto il mondo sono troppo ampie per consentire prestazioni adeguate – sia che si tratti di supportare applicazioni per cui la riduzione della latenza è fondamentale, o semplicemente di abilitare una user experience altamente personalizzata e reattiva per tutti gli utenti finali.
Uno dei fattori chiave che ha spinto inizialmente a consolidare sempre più servizi e funzioni sul cloud era la riduzione dei costi, eppure le interazioni necessarie tra gli utenti finali e il cloud hanno portato a un massiccio round-tripping di rete e a un’inflazione dei costi di traffico, storage e computing sul cloud stesso.
L’edge computing offre un potenziale significativo per affrontare questi problemi. Spingendo il confine delle applicazioni, dei dati e dei servizi lontano dai nodi centralizzati verso la periferia della rete, l’edge computing porta i dati, le applicazioni, gli insight e il processo decisionale più vicino agli utenti e alle “cose” che li influenzano. Questo posiziona il controllo e la fiducia all’edge abilitando applicazioni ed esperienze nuove e personalizzate e riducendo al minimo il trasferimento di dati personali. Inoltre, i requisiti di round-tripping, storage e computing per il cloud sono ridotti al minimo, così come i relativi costi.
Naturalmente, l’adozione di un modello multi-cloud ha implicazioni di sicurezza informatica che devono essere prese in considerazione. “Negli ultimi 18 mesi, si è osservato un massiccio aumento dei cyber attacchi di tutti i tipi e le aziende che adottano un approccio multi-cloud sono spesso più a rischio a causa della crescente complessità di standardizzare le policy di sicurezza in tutta l’infrastruttura”, ha aggiunto Meeus. “Mantenere una posizione di sicurezza coerente in tutti gli ambienti cloud e on-premise è della massima importanza per le aziende che cercano di trarre il massimo dai modelli cloud distribuiti”.