ROMA – Con il caldo e la siccità che non abbandonano la Penisola il prezzo del tartufo bianco viene quotato su valori di 450 euro all’etto per pezzature oltre i 50 grammi in una annata difficile per le alte temperature e le scarse precipitazioni. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base degli andamenti della borsa del tartufo bianco di Acqualagna dove si è aperta la Fiera nazionale del tartufo bianco. Un appuntamento che sancisce l’entrata nel vivo della stagione delle “feste” dedicate a sua Maestà il tartufo, dalla Fiera Internazionale del tartufo bianco di Alba alla mostra mercato del Tartufo di Città di Castello che si apre il 29 Ottobre, ma numerosi appuntamenti sono in calendario nelle regioni piu’ vocate.
La prima raccolta successiva all’iscrizione nel patrimonio culturale immateriale dell’umanità tutelato dall’Unesco della “Cerca e cavatura del tartufo in Italia: conoscenze e pratiche tradizionali”, fa registrare dunque – sottolinea la Coldiretti – quotazioni sui massimi toccati anche lo scorso anno ma tra le annate più care si registrano anche i 350 euro nel 2013, i 500 euro nel 2012 e i 450 euro all’etto del 2017 per pezzature medie dai 15 ai 20 grammi per il tartufo bianco di Alba.
A far innalzare il prezzo sono state le condizioni climatiche non favorevoli perché’ il Tuber magnatum Pico – sottolinea la Coldiretti – si sviluppa in terreni che devono restare freschi e umidi sia nelle fasi di germinazione che in quella di maturazione. Con l’autunno – precisa la Coldiretti – si moltiplicano lungo tutto lo stivale le mostre, le sagre e le manifestazioni dedicate al tartufo che – sottolinea Coldiretti – coinvolge in Italia una rete nazionale composta da circa 73.600 detentori e praticanti, chiamati tartufai, riuniti in 45 gruppi associati nella Federazione Nazionale Associazioni Tartufai Italiani (FNATI), da singoli tartufai non riuniti in associazioni per un totale di circa 44.600 unità e da altre 12 Associazioni di tartufai che insieme all’Associazione Nazionale Città del Tartufo (ANCT) coinvolgono circa 20.000 liberi cercatori e cavatori.
Le mostre, sagre e feste che si moltiplicano lungo al Penisola sono appuntamenti che rappresentano una ottima occasione per acquistare o assaggiare il tartufo nelle migliori condizioni e ai prezzi più convenienti ma anche per difendersi dal rischio dell’inganno con la vendita di importazioni low cost spacciate per italiane. Dal Piemonte alle Marche, dalla Toscana all’Umbria, dall’Abruzzo al Molise, ma anche nel Lazio e in Calabria sono numerosi i territori battuti dai ricercatori. La ricerca dei tartufi praticata già dai Sumeri – riferisce la Coldiretti – svolge una funzione economica a sostegno delle aree interne boschive dove rappresenta una importante integrazione di reddito per le comunità locali, con effetti positivi sugli afflussi turistici come dimostrano le numerose occasioni di festeggiamento organizzate in suo onore. I tartufi sono noti per il loro forte potere afrodisiaco e in cucina – conclude la Coldiretti – il bianco (Tuber Magnatum Pico) va rigorosamente gustato a crudo su noti cibi come la fonduta, i tajarin al burro e i risotti e per quanto riguarda i vini va abbinato con i grandi vini rossi.