(PRIMAPRESS) – MODENA – Nella terra dei motori, quella che si apre oggi 10 ottobre, nell’insolita location della Chiesa di San Carlo di Modena, è l’assoluta legittimazione di un design che viene consegnato all’arte. E’ l’arte dei maestri carrozzieri modenesi che testimoniano le più affascinanti storie del motorismo italiano, anche se a volte, per uno strano intrecci dei destini, sono le meno conosciute. Eppure basta dare uno sguardo alle cinque auto più quotate al mondo dalle grandi case d’asta per capire che sono tutte opera loro. Con la rassegna ModenaArt: gli scultori del movimento, ideata da Jean Marc Borel, ex manager della Bugatti di Campogalliano e curata per l’occasione dallo storico dell’arte, Philippe Daverio con il contributo dell’Automotoclub Storico Italiano (Asi) e la partecipazione di VisionUp, la società organizzatrice della prestigiosa fiera di auto d’epoca, Modena Motor Gallery, andranno in mostra autentici pezzi di storia e design del motorismo italiano prodotti dalla mano artigianale dei più bravi battilastra di Modena”, come il prototipo della Ferrari GTO del 1961, le GTO 1962 e 1964, la 500 Mondial, la 250 GT Nembo Spider, la Maserati 151/3 e la Cobra Daytona.Si tratta di carrozzerie modellate completamente a mano – come facevano gli scultori del Rinascimento – avendo come unica attrezzatura una serie di martelli, un pezzo di tronco d’albero, un sacco di sabbia, un paio di cesoie e un piano di lavoro in ferro: un talento che ha elevato la carrozzeria allo stato di arte. La realizzazione di una carrozzeria, in particolare negli anni ’50 e ’60, era un autentico lavoro artistico, un’opera di pura abilità manuale.Lo sviluppo industriale e l’avvento dei materiali compositi negli anni ‘70 hanno portato questa attività verso il declino, e causato la scomparsa della maggior parte degli artigiani battilastra. Ma tutte le loro creazioni sono finite nelle più prestigiose collezioni private, in tutto il mondo.Nella mostra modenese c’è l’omaggio ai nomi di Fernando Baccarini, Giancarlo Guerra, Afro Gibellini e Oriello Leonardi che hanno contribuito alla fama di vetture come la Ferrari GTO, California o Testarossa che hanno preso forma all’interno della Carrozzeria Scaglietti.“Per capire che questi artigiani sono artisti – spiega Daverio – occorre ricordare che le etimologie dei termini artigiano e arte coincidono. Erano i lavori che si facevano con gli arti e, non a caso, questi esercizi erano fuori dalle arti del Quadrivio perché erano considerate arti meccaniche, che nascevano dalla fisicità manuale. Un tempo si riteneva che le arti maggiori fossero scultura e pittura: ma è vero? Tra centocinquant’anni ci ricorderemo di qualche pittore internazionale che espone oggi alla Biennale di Venezia oppure di questi autori che hanno prodotto le macchine migliori e più belle del mondo? Il lavoro di queste persone ha una ricaduta fortissima sullo sviluppo del design. La cultura si basa e si fonda sulla genesi dei miti e sollecita l’immaginario collettivo. Questi scultori del movimento, forse loro non lo sanno, sono gli ultimi platonici.”
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