(PRIMAPRESS) – SIRIA – Dopo gli ultimi raid aerei della Turchia, la situazione in Siria prende proporzioni preoccupanti. Si è già formata, nelle ultime ore, una carovana umana di oltre70mila sfollati del nord della Siria. Ieri l’Unhcr, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, parlava di decine di migliaia di civili in fuga dai combattimenti innescati dall’operazione “Fonte di pace” voluta da Erdogan.In questa situazione suona pesantemente la posizione di stallo del Consiglio di Sicurezza Onu che ieri non è riuscita a formulare una dichiarazione unica in risposta al governo di Ankara che in una nota precisava che la sua operazione militare è “proporzionata, misurata e responsabile”. I toni del presidente Erdogan, tuttavia, non sono apparsi misurati all’Europa. “Attenta Europa, se ci saranno interferenze vi invierò migliaia di rifugiati curdi” aveva minacciato il presidente turco. Di qui anche la protesta dell’Italia con Di Maio che aveva convocato l’ambasciatore Turco e il premier Conte che parla apertamente di minacce da parte della Turchia.Le posizioni del fronte europeo in ordine sparso e della melina dell’Onu, l’unico a proporre una soluzione sensata è Donald Trump. Il presidente Usa si candida a cercare una mediazione per un accordo tra Turchia e curdi. Certo la proposta arriva da un poco istituzionale Twitter ma è pur sempre una posizione espressa. Intanto, però, la cronaca di queste ore parla dell’esercito turco che è penetrato nel territorio del Paese confinante dalla tarda serata di ieri, sfondando i confini in quattro diversi punti e prendendo gradualmente il controllo di 11 villaggi.
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