FIRENZE – “La questione pos sollevata dal Governo ha il grande merito di sollevare un aspetto di giustizia economica su cui troppi, per interesse o cinica indifferenza, tacciono: si tratta di fatto di una tassa sul lavoro di cui beneficia un privato, banche e finanza in generale. Il piccolo, cioè l’esercente, deve pagare al grande, cioè alle banche, quello stesso servizio pos che invece lui non può far pagare al consumatore. Se non è ingiusto questo!”, è quanto afferma Claudio Giudici, tassista fiorentino, presidente nazionale Uritaxi, a proposito della polemica sui pagamenti Pos rifiutati dai tassisti. “Se si rende obbligatorio un servizio – prosegue – è ingiusto che ci sia qualcuno che ne benefici a discapito di qualcun altro. Che si sia sollevato questo polverone è naturale: si tratta di un giro d’affari di miliardi di euro per il sistema bancario. E in termini di fondamenti di politica economica, la questione è strategica per le grandi élite: abituare i cittadini ad una moneta privata a pagamento, invece che alla moneta pubblica gratuita”. “D’altra parte tutti, da Apple a Amazon, da Facebook a Google – sottolinea Giudici – hanno creato da tempo la loro moneta privata. Una cittadinanza globale matura dovrebbe interrogarsi, e molto, su questo”.
“Tuttavia per il servizio taxi la questione è di lana caprina, in quanto nelle grandi città italiane il 65% della clientela è rappresentato da clientela business, che necessita di pagare con strumenti elettronici, e nessuna compagnia di taxi potrà permettersi di perdere questa clientela a favore di altre realtà. Ma è questione di lana caprina anche relativamente alla restante parte della clientela, poiché la prestazione lavorativa del tassista, così come quella di un ristoratore, è un’obbligazione di fare e non di dare. Una volta che è espletata, o il tassista accetta il pagamento con la carta elettronica, oppure, trattandosi quasi sempre di piccoli importi, non troverà convenienza a trasportare il cliente alla ricerca di uno sportello automatico”, evidenzia il presidente Uritaxi, che conclude: “Per noi comunque la soluzione sta nella eliminazione delle commissioni, tanto più per un servizio a tariffa amministrata come il taxi, che non ha la possibilità di riversare, come nei settori a prezzo libero, il costo sul consumatore finale”.