FIRENZE – L’eredità di Micha van Hoecke? Il suo modo di concepire la compagnia come una famiglia e la visione di un teatro totale, capace di trasporre un testo in coreografia e unire danza, musica e recitazione in un’esperienza unica. Sono queste le conclusioni della serata di studio, testimonianza e racconto dedicata al lascito artistico e umano del rivoluzionario coreografo russo-belga che ha cambiato il modo di concepire le arti del palcoscenico, a poco più di un anno dalla scomparsa avvenuta nell’agosto 2021. Riuniti al Teatro Cantiere Florida di Firenze su iniziativa di Versiliadanza e della sua direttrice Angela Torriani Evangelisti, sabato 14 gennaio giornalisti, danzatori e collaboratori di van Hoecke, oltre a molti membri del suo Ensemble, hanno ricordato l’uomo, l’attore, il regista e il coreografo di fama mondiale che stabilì la sua residenza in Toscana e da lì portò avanti per trent’anni una nuova visione del teatro e della danza.
“Quello con Micha e la sua compagnia, Ballet-Théâtre L’Ensemble al tempo in cui ci conoscemmo nel 1986, poi divenuta Ensemble, è stato un incontro fondamentale per la nascita di Versiliadanza – dice Angela Torriani Evangelisti – ma non solo. Il suo modo di lavorare sulla danza, totalmente folgorante, ha influito enormemente su tutto il mondo dell’arte, mostrando come fosse possibile partire da testi per trasporli in linguaggio coreografico. Oggi la fusione tra i generi è la prassi, ma all’epoca Micha fu una ventata di novità e talento. Quando nel 1981 il suo spettacolo “Monsierur Monsieur” arrivò al Teatro dell’Affratellamento di Firenze su invito di Riccardo Donnini fu l’inizio di un cambiamento che ci ha condotti dove ci troviamo oggi”.
“Ho avuto l’onore e la gioia di frequentare Micha dal 1987 e di aver scritto insieme a lui un libro che ne è una sorta di testamento spirituale – aggiunge Carmela Piccione, critica di danza, e Presidente Commissione Danza MIC. E continua: “Mi sono sempre chiesta quale sarebbe stata l’eredità di Micha al di là ovviamente dei suoi spettacoli, e oggi vedendo il pubblico qui riunito credo di poter dire che la grande eredità di Micha siamo tutti noi. Aveva un senso della famiglia allargata, parlava de “l’esprit de l’ensemble”, di una comunità formata dai suoi danzatori, amici, giornalisti. Il teatro era la sua casa, si proclamava un nullatenente dello spettacolo, il suo Ensemble era la sua vita. Diceva spesso che danzatori e danzatrici erano figli e figlie che si aiutano a camminare nella vita e quando viene il momento si lasciano andare. Oggi sono proprio loro che portano avanti il suo lascito, prima tra tutte Miki Matsuse, sua moglie. Micha aveva un grande desiderio che non si è mai avverato, quello di un centro di formazione per giovani artisti, che concepiva come “un passaggio di testimone per quando non ci sarò più”. Questo era il suo sogno, e chissà che oggi non ci si possa lasciare con questa promessa”.
C’è poi il rapporto profondo tra van Hoecke e Castiglioncello, in provincia di Livorno. Nato a Bruxelles e vissuto a Parigi, il coreografo amava i luoghi di mare. La città di Palermo, Ravenna, tutte città a cui è stato molto legato. Ma Castiglioncello, dove si stabilì definitivamente nel 1986, era per lui come Itaca per Ulisse, un posto dove ritornava per poi ripartire, il luogo dove nascevano i suoi spettacoli, dove si incontrava con Marcello Mastroianni, dove provava per poi andarsene in giro per il mondo. Massimo Paganelli, a lungo responsabile dei progetti spettacolo della regione Toscana e in seguito direttore artistico del Festival Armunia a Castiglioncello e del Teatro Metastasio di Prato, ricorda: “Incontrai Micha quando venne a Firenze con la sua “La dernière danse”. Nei camerini mi disse che avrebbe desiderato lavorare in Italia, specialmente in Toscana e soprattutto al mare. Non aveva idea che venissi da Castiglioncello, che in seguito divenne la sua casa. Trovammo per lui una villa che fu forse la prima esperienza di residenza artistica in Italia, mentre le prove si dividevano tra il Castello Pasquini, il Teatro Solvay a Rosignano Solvay e una piccola sala a Rosignano Marittimo”.
Tra gli ospiti presenti alla serata, oltre ai già citati, i danzatori Michela Caccavale, Luisa Guicciardini,Ilaria Landi, Daniela Maccari, Francesca Malacarne, Alessandro Pucci, Raffaele Sicignano e Luciana Savignano con un intervento video. Il musicista Stefano Agostini. Inoltre, Domenico De Martino, docente presso Università degli Studi di Pavia, già assistente di van Hoecke. Altri artisti che con i loro contributi hanno reso possibile la realizzazione dell’iniziativa sono Miki Matsuse van Hoecke, Michela Barasciutti, Sonia Bertin, Franco Corsi, Marzia Falcon, Davide Gagliardi, Ferdinando Gagliardi, Lucia Geppi, Emanuela Lupi, Alessandra Moretti, Mauro Paccagnella, Ludovic Party, Pascale Piscina, Karine Ponties, Elisabetta Rosso, Giancarlo Schiavon, Emma Scialfa, Nathalie Troupin, Yoko Wakabayashi. A conclusione si è tenuta una performance inedita da un’idea di Ludovic Party che ha visto riuniti membri de L’Ensemble vicini e lontani, dal titolo “Prochain arrêt”.
Micha van Hoecke è figlio di padre pittore belga, la madre una cantante russa e la zia materna una ballerina. Studia a Parigi con Olga Preobrajenskaya e nel 1960 inizia la carriera nella compagnia di Roland Petit. Entra poi a far parte del Ballet du XXe siècle di Maurice Bejart, di cui diventerà il fidato braccio destro, e sarà lo stesso Bejart a nominarlo direttore artistico della Scuola Mudra, il prestigioso centro di formazione per artisti a Bruxelles. Con i migliori elementi del Mudra fonderà il Ballet-Théatre L’Ensemble poi Ensemble di Micha van Hoecke, nel 1981 in Belgio per poi stabilirsi definitivamente in Italia nel 1986, dove tra i vari incarichi ha rivestito quello di direttore del corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma e del Teatro Massimo di Palermo, oltre ad aver portato avanti collaborazioni con interpreti straordinarie quali Carla Fracci, Ute Lemper, Luciana Savignano, con grande registi come Luca Ronconi, Liliana Cavani, Roberto De Simone, e con prestigiosi direttori d’orchestra; ma è soprattutto con Riccardo Muti che si è creato il sodalizio che ha dato vita a tanti capolavori.