TORINO – Una nuova galleria dedicata all’arte contemporanea e in particolar modo ai linguaggi della scultura: si chiama Fuocherello e ha sede all’interno del complesso della Fonderia artistica de Carli, a Volvera, a circa 20 minuti da Torino. Nata nel marzo 2022 da un’idea di Miral Rivalta, direttrice artistica, Philippe Jacopin, avvocato e imprenditore svizzero e Manlio Bonetto, proprietario della Fonderia de Carli insieme a Piero de Carli e Andrea Toloardo, Fuocherellovuole essere un luogo aperto a possibilità e sperimentazioni, incontri e confronti, dove la scultura rimane il nucleo germinativo e centrale della programmazione espositiva.
L’obiettivo di Fuocherello è di organizzare circa cinque mostre all’anno e due o tre nelle succursali estere (a Romainmôtier-Envy e Neuchâtel, nella Svizzera francese, e a East Hampton, nello stato di New York), attivare residenze e sinergie con partner e offrire agli artisti la possibilità di misurarsi con la tecnica della fusione. Infatti, la Fonderia de Carli è per molti versi la “madre” di Fuocherello: essa stessa è già stata “spazio espositivo”, in passato ha ospitato opere dell’artista Bekhbaatar Enkhtur (la galleria prende il nome dall’omonima mostra che l’artista realizzò nella fonderia nel novembre 2021, a cura di Gabriele Tosi) e ha concesso agli artisti la possibilità di modellare e realizzare fusioni nelle proprie officine.
Fuocherello ha finora realizzato cinque mostre proponendo il lavoro di artisti eterogenei: Emanuele Becheri e Davide Rivalta sono autori affermati; Andrea di Lorenzo, Bekhbaatar Enkhtur, hanno già esposto in diverse mostre in Italia e all’estero; Lorena Bucur e Arianna Zama sono invece esordienti.
La prossima mostra inaugurerà venerdì 5 maggio e presenterà opere di Bekhbaatar Enkhtur,Giulia Poppi e Lorenzo Lunghi e sarà accompagnata da un testo di Gabriele Tosi.
In occasione della mostra Fiammiferai (dal 5 maggio al 1 agosto), Lorenzo Lunghi presenta quattro opere: Microflame, (SKY, Power, Trust) allestite in inconsuete collocazioni. Le sculture di Lunghi hanno la pretesa di essere dispositivi domestici, fuoriescono dagli anfratti della stanza come artigli dell’architettura e dalle prese elettriche. Queste estensioni dell’impianto di casa custodiscono una piccolissima fiamma blu. Un “fuocherello”, che intimidisce e meraviglia con il suo odore di metallo bruciato e suono elettrico.
Giulia Poppi occupa lo spazio espositivo con le sue Caravelle, opere in resina colorata semi-trasparente che realizza modellando, plasmando e piegando la materia grazie a sostanze chimiche da lei composte mediante tentativi ed errori. Le sculture, lucide e colorate, incredibilmente simili a giganti vetri di zucchero o gomme già masticate, seducono il visitatore e creano incertezza sulla loro natura. Appaiono organiche ma allo stesso tempo chiaramente inorganiche, generando curiosità sul materiale, e invitando al tocco.
Bekhbaatar Enkhtur presenta un intervento site-specific che si espande sulla parete principale dello spazio di Fuocherello, utilizzando uno dei medium che più rispecchia la sua pratica d’artista: il disegno. Forme sinuose e tratti leggeri, appartenenti a una cultura visiva non occidentale e con rimandi alle civiltà nomadi (Enkhtur è nato e cresciuto in Mongolia) sono incisi sulla parete. Con convinzione e delicatezza, Enkhtur si appropria della parete centrale dello spazio, sottolineando il contrasto tra disegno e muro bianco.
Le opere degli artisti dialogano non per similitudini ma coabitano grazie alla giustapposizione di contrasti sorprendenti. La mostra si concentra sull’interazione tra forze opposte e divergenze estetiche, alla ricerca di uno squilibrio capace di suscitare sentimenti contrastanti. Nonostante questo, esiste un terreno comune tra Lunghi, Poppi ed Enkhtur. Grazie alla natura della loro pratica artistica, i loro lavori appaiono come veri e propri esperimenti di (concreta) materia, pareti, grafite, resina, circuiti elettrici, alluminio, e raggiungono un felice equilibrio fatto di complementarità e discordanza.
Bekhbaatar Enkhtur, nato a Ulaanbaatar, Mongolia, vive e lavora a Torino. Nel 2018 espone nella collettiva “Tragitti di vaganti, distrazioni da una meta”, a cura di Davide Ferri, presso P420, Bologna, in cui presenta sculture in argilla. In seguito, hanno preso forma le nove installazioni Cervi. Nello stesso anno partecipa alla residenza “Making of an Artist” presso la Fondazione Lanfranco Baldi di Pelago, durante la quale realizza un’installazione come parte di un duo artistico chiamato “Nomadiuk” ed esplora lo spazio attraverso il suono. Nel 2023 espone presso Matèria, Roma, nella mostra “Imagining for Real”, a cura di Enrico Camprini; alla Fondazione Elpis, nella mostra “Chì ghe pù Nissun!” e presso Biscotto, nella mostra “Brace Brace” a cura di Thomas Ba con la collaborazione di Frantoio Sociale. In un’opera realizzata durante la mostra “La pratica quotidiana” all’Oratorio di San Sebastiano a Forlì ha inserito nelle sue opere in argilla anche elementi naturali come foglie. Questi due elementi (argilla e foglie) costituivano i Sette Cervi. Bekhbaatar conduce la sua ricerca artistica attorno all’idea di cambiamento, come dato intrinseco di tutte le cose. Con il tempo ogni oggetto ed essere perde il suo “significato” originario per assumere un nuovo senso, una nuova funzione. L’energia non può semplicemente dissiparsi, ma cambia forma nel tempo. E anche se il significato dell’essere può cambiare, la sua essenza rimane.
Lorenzo Lunghi vive e lavora tra Crema e Milano. Dopo la laurea in Pittura e Arti Visive presso l’Accademia di Belle Arti Carrara di Bergamo (2018), consegue nel 2021 il Master in Arti Visive presso HEAD, Ginevra. La sua ricerca è incentrata sull’idea di una produzione alternativa tra narrazione e hackeraggio di oggetti standardizzati. Suoi lavori sono stati esposti presso: “Superblast II, NAM – Not A Museum”, Manifattura Tabacchi, Firenze, 2022; “PLATTFORM22”, Kulturhaus Palazzo, Liestal (Svizzera), 2022; “Adesso no”, a cura di Bruno Barsanti e Gabriele Tosi, Manifattura Tabacchi, Firenze, 2022; “Mal di pancia” (mostra personale) AN/CONTEMPORANEA, Ancona, 2021; “Warum ist das Schöne so schwach”, Giulietta, Zürcherstrasse 144, Basilea, 2021; “Biennale di Monza”, a cura di Daniele Astrologo Abadal, Reggia di Monza, 2021; “Domani Qui Oggi”, a cura di Ilaria Gianni, Palazzo delle Esposizioni, Roma, 2020; “Exception of (not) being”, a cura di Essenza Club e Rhizome Parking Garage, mostra online, 2020; “DEDICHE”, a cura di Sonnenstube e Lumpen Station, Sonnenstube, Lugano, 2020; “Weaving Home”, Limbo off-space, Ginevra, 2020; BAITBALL (01) “I’ll slip an extra shrimp on the barbie for you”, a cura di Like A Little Disaster and Harlesden High Street, Palazzo San Giuseppe, Polignano a Mare, 2020; “INSONNE”, Sonnenstube, Lugano, 2019; “Avviso di garanzia”, a cura di Giacinto di Pietrantonio e Simone Ciglia, Fuoriuso, Pescara, 2016. Dal 2016 al 2019 ha fatto parte del collettivo DITTO e dal 2019 cura una serie di mostre itineranti tra contesti naturali ed extra urbani.
Giulia Poppi, nata a Modena vive e lavora tra Francoforte sul Meno e Bologna. Ha esposto in spazi d’arte indipendenti, gallerie e istituzioni, tra cui: Spazio Volta (Bergamo, 2021); Straperetana (Pereto, 2021); Quadriennale (Roma, 2020); P420 (Bologna, 2016, 2018); CAR Drde (Bologna, 2019); Gelateria Sogni di Ghiaccio (Bologna, 2019); MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna (2017), Localedue (Bologna/Torino, 2017), Campo Base (Torino, 2019), Biennale Giovani (Monza, 2017). Inoltre, ha prodotto opere in collaborazione con marchi industriali come Illy e Plastopiave. Tra il 2016 e il 2018, insieme ad altri due artisti, ha fondato e curato l’artist-run space Malgrado garagino.