(PRIMAPRESS) – MILANO – In radio da domani “Prima di Così Ero Fuori” (LaPop), il nuovo singolo del cantautore Margherito. Un brano che è un po’ la sintesi di un percorso di psicoterapia mai fatto, di come ci si sente nel vivere la quotidianità con la testa sempre tra le nuvole, quando le cose accadono ma tu sei impegnato a sognare ad occhi aperti.«Questo è un pezzo che ho scritto in un periodo in cui avevo una percezione alterata della realtà – racconta Margherito a proposito del nuovo singolo – facevo tre lavori: cuoco di sushi, commesso nel reparto di elettronica di un centro commerciale e montatore di film porno…praticamente non dormivo mai! “Prima di così ero fuori” riassume esattamente come mi sentivo tra lunghe attese alle fermate del tram la domenica per andare a lavoro, e notti insonni tra cucine e “cinema d’autore”…c’è dentro la vita di tutti i giorni, la vita che tutti conosciamo fatta di vacanze poco riuscite, lavori che ti rubano la vita e continue lotte per la sopravvivenza dall’invasione delle bollette».L’idea del videoclip che accompagna il brano è nata dalla fervida immaginazione di Ariele Frizzante, noto agitatore culturale della nightlife milanese, che ha poi coinvolto il collettivo Giovaschi alla regia: «Johnny Coffee e i suoi compari, ci sono sembrati i protagonisti ideali per interpretare quel sottile strato di follia che si annida nelle cose di tutti i giorni». Oltre all’anteprima video il cantautore ha risposto alle nostre domande:Hai definito il tuo nuovo singolo la sintesi di un percorso di psicoterapia mai fatto. Ti va di spiegarci meglio?«Durante un periodo no, sentivo la necessità di parlare con qualcuno ma i ritmi della mia incasinatissima vita non mi davano che piccole pause di riflessione tra un viaggio in tram e uno in bus. Ne è venuto fuori un testo frammentato, scritto in diversi momenti: la fermata del tram è catartica, il viaggio in metro psichedelico ma devi saperlo apprezzare.».E del videoclip ideato da Ariele Frizzante e il collettivo Giovaschi invece cosa puoi raccontarci?«Ariele è una fonte inesauribile di idee, un po’ fuori, di sicuro punk: ragionando sul video, ad un certo punto ha tirato fuori Johnny Coffee. Lui e i suoi compari ci sono sembrati perfetti per raccontare la loro routine, incastrati come lo siamo tutti in un loop quotidiano di eventi che si chiama vita.». Nel corso della tua carriera hai calcato tantissimi palchi, anche molto importanti. Qual è il live che ricordi con più piacere e perché?«Beh sicuramente i due concerti con i Kasabian sono stati molto emozionanti ma in assoluto il primo che ho fatto al liceo: terrorizzato imbracciavo la chitarra e prima di cominciare mi sono detto “è questo quello che voglio fare”. Una sensazione indescrivibile, come fare l’amore per la prima volt.».C’è qualche artista in particolare che ha segnato il tuo orientamento musicale?«Sono tantissimi mi è sempre piaciuta tutta la musica vi direi Scott Weiland perché quando ero adolescente trovai incredibile un disco: “Tiny music songs from the vatican gift shop”, dove c’era un brano diverso dall’altro con influenze che andavano dal jazz al punk. Negli ultimi anni ho riscoperto l’italiano, partendo da Vasco Rossi e Lucio Battisti, arrivando al rap/trap che gira ora.».Dopo questo singolo cosa ti aspetta?«La cosa bella è non saperlo: ogni volta che si lavora adun disco è un viaggio diverso. Di sicuro non vedo l’ora di risalire sul tram.». – (PRIMAPRESS)