(PRIMAPRESS) – ROMA – Il Moto Gp non sarà più lo stesso senza Jorge Lorenzo. Il pilota di Maiorca ha annunciato in una conferenza stampa a sorpresa, dopo una stagione da incubo in cui ha totalizzato solo 25 punti, di ritirarsi. “Una parte di me è triste perché ho fatto questo lavoro per 30 anni, 17 professionalmente. La MotoGP è una piccola città, dove fai amicizia con tante persone. La parte competitiva di me mi mancherà, dall’altra sono sereno. Non sentirò quell’adrenalina della domenica prima della gara, ma potrò scoprire altre cose da fare nella vita. Il mio percorso con la Honda? È cominciata male, non avevo molta confidenza davanti. Risultati erano poveri, non troppa velocità – ha raccontato Lorenzo in una lunga intervista rilasciata a Sky – Abbiamo continuato a lavorare, quando stava per arrivare qualcosa, la caduta a Montmeló e ad Assen mi hanno condizionato. Senza di quelle avrei continuato, ma capendo che non posso lottare per qualcosa di importante era giusto fermarsi. Più o meno un mese dopo la gara di Assen ho parlato con Alberto Puig e ho detto di andare avanti e vedere se trovavo la motivazione. Le gare però proseguivano e non trovavo quella motivazione. La moto del 2020 non avevano una aspettativa forte con le modifiche di cui necessitavo, le hanno provate Marquez e Crutchlow, ma non è cambiato quasi nulla. Se fossi rimasto in Ducati? Chiaro, un po’ c’è. Quando le cose passando tutti potremmo essere d’accordo sulle scelte giuste o no. Una vita senza sbagli è impossibile, bisogna saper prendere delle decisioni. Dopo quello che è successo in Ducati abbiamo dovuto cambiare. Volevo rimanere e vincere dopo Stoner, nel 2018 però è stato un anno difficile. Sono andato anche in testa nelle gare, mancava qualcosa. Ma quando abbiamo raggiunto l’obiettivo loro avevano preso la decisione. Poteva andare meglio, ma anche molto peggio la mia carriera. Oggi il livello è molto più alto, siamo tutti atletici fisici, tirati. Orgoglioso di aver lottato con Valentino e con Marquez, ma anche con altri come Pedrosa e Dovizioso. Il duello che mi mancherà? Con Valentino ci amiamo quando siamo molto lontani, quando siamo vicini ci odiamo perché siamo molto competitivi entrambi. Nel 2015 quando lottavamo per il titolo il rapporto era difficile. Io non ho paura del confronto. Meglio passare cinque minuti scomodi e chiarirsi, piuttosto che portarla all’estremo della cosa. Ognuno ha il proprio modo di dire le cose e di fare. Alla Honda a livello professionale mi hanno trattato da Dio, specialmente Alberto Puig. Loro volevano che continuassi, se mi sono fermato è stata una decisione mia. Un po’ per la moto 2019 ha avuto problemi all’avantreno, nell’entrata di curva. Non si adatta al mio stile, Marquez è la priorità ora ed è giusto che Marc sia il punto di riferimento come io lo sono stato in Yamaha e Ducati. Penso che la Honda aveva una moto più standard anni fa. Marquez ha uno stile di guida molto particolare e come è normale che sia la fabbrica punta sul pilota che vince. È stato difficile sia per Pedrosa in passato, che per me. penso che Marc vincerebbe i mondiali con ogni moto, ma questa Honda si adatta di più al suo stile. La voglia di moto? A me piace correre, ma non senza motivo. La mia decisione? La vedo come una decisione permanente, ma nella vita mai si sa: c’è un 1% che mi fa dire che non si sa”.
Un ritiro quello di Lorenzo che trova forse la motivazione più profonda in quelle due cadute traumatiche sul circuito di Montmelò e ad Essen. Chi va in moto conosce bene quella sensazione che ti resta dentro quando hai provato a toccare duramente l’asfalto. E anche i campioni non ne sono indenni.
– (PRIMAPRESS)