(PRIMAPRESS) – ROMA – Quello raggiunto ieri a notte tarda a Palazzo Chigi, è un accordo di poco centinaia di milioni, appena l’1% della manovra. Ma in fondo rappresentava l’ultimo miglio per rassicurare anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella che la manovra si presenterà nei tempi. Tuttavia per farcela bisognerà ora inviare il testo blindato al voto delle Camere per evitare altri ritardi.
Alle dieci di sera Giuseppe Conte e Roberto Gualtieri hanno dichiarato l’accordo raggiunto. Il punto di caduta dice che la tassa sulla plastica sarà ridotta ancora, questa volta dell′85%, ed entrerà in vigore a luglio, non a gennaio. La sugar tax scatterà solo da ottobre. Quella sulle auto aziendali scompare. Conte prova a metterci il cappello dell’impegno e di un risultato finale strappato tenendo insieme Pd, 5 stelle, Italia Viva e Leu: “Nessuno dica più che siamo il governo delle tasse”. Lo rivendica, il premier, e non è un caso perché il senso dell’arrembaggio che hanno lanciato i renziani, la questione politica al centro del negoziato infinito, è questa: la potestà del taglio delle tasse. Conte, Gualtieri, Renzi: passa da questa triangolazione molta della tensione politica che ha animato i lavori, ma anche i litigi, del tavolo di palazzo Chigi. L’asse tra il premier e il ministro dell’Economia da una parte, il leader di Italia Viva dall’altra. I grillini in mezzo, con un’azione di disturbo più defilata ma ugualmente incisiva perché quando si parla di manovra si parla di soldi e i soldi vanno spartiti. Alla fine di una trattativa estenuante, un’intesa c’è. Va perfezionata ancora a livello tecnico perché il rinvio delle microtasse apre un problema di gettito. Serviranno ancora tre giorni per confezionare gli emendamenti da presentare in Senato, ridotto a un’anticamera, con le sedute della commissione Bilancio rinviate di ora in ora perché a palazzo Chigi tutto si intravedeva che la possibilità di mettere un punto alle tensioni tra i partiti di maggioranza. Il primo effetto della schizofrenia della maratona di governo è questo ed è destinato ad ampliarsi. Il tempo scorre e la manovra va approvata in Parlamento entro il 31 dicembre. Per un governo che aveva programmato un passaggio decisamente diverso da quello dell’anno scorso, quando Lega e 5 stelle riscrissero la manovra in una notte, è tempo di fare i conti con la corsa. Ci sarà un solo passaggio nelle due Camere. Questo significa che la Camera, dove arriverà il testo che sarà licenziato da palazzo Madama alla fine della prossima settimana, si troverà nell’impossibilità di modificare il testo. È per questo si annuncia già il montare di nuove polemiche ma la ragion di governo ora impone di presentare il bilancio. – (PRIMAPRESS)