(PRIMAPRESS) – SORIANO AL CIMINO (VITERBO) – Nell’Alto Lazio, tra le pendici dei Monti Cimini, c’è il borgo di Soriano al Cimino che abbastanza di recente è stato inserito nel Patrimonio mondiale naturale dell’Umanità per la sua bella faggeta. Un riconoscimento, come spesso accade in alcune aree dell’Italia, che non è stato valorizzato abbastanza per intercettare nuovi flussi di turisti appassionati di cammini nel verde. Eppure le campagne del piccolo borgo nel viterbese offre inaspettate punte d’eccellenza anche nella ristorazione come nel caso dell’Orto di Hans. La definizione di agriturismo per questa realtà può apparire anche riduttiva, perché accanto a questa vocazione rurale e dei prodotti di filiera, c’è una grande attenzione per la ristorazione che ai prodotti di stagione unisce una certa ricerca dei piatti. L’attenta cucina coniuga la tradizione e punte di creatività mescolando territorio locale e altoatesino. Il perché di questa fusion si spiega con la giovane storia dell’azienda nata dall’incontro di una architetto romana, Letizia Licastro e un “montanaro” dell’Alto Adige, Beppe Bianchi, trapiantato qui nella Tuscia per amore della scoperta di questo territorio immerso nella natura ma con un clima decisamente più mite. Non ci vuol molto a capire perché l’agriturismo ha preso il nome di Orto di Hans: tutt’intorno al casolare centrale, c’è una distesa di orti che forniscono la materia prima del ristorante le cui vetrate sono l’unico diaframma sui solchi ordinati del terreno da cui spuntano piante aromatiche e ortaggi coltivate con tecniche biologiche.Beppe lavora i sette ettari di terreno della proprietà e sopratutto l’olio ottenuto da circa 600 piante di ulivi. Per raggiungere la struttura ci si inerpica per una stradina stretta tra le campagne viterbesi con poche case immerse tra noccioleti che per tempo sono state una delle maggiori risorse dell’economia agricola del territorio.
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