MILANO – Da oggi anche la tecnologia digitale offre un sostegno fondamentale alle persone che vivono con la depressione: è nata Giada, l’App realizzata da Edra con il supporto non condizionato di Lundbeck Italia, studiata con un gruppo di esperti clinici e presentata oggi a Milano.
L’obiettivo di Giada è supportare la persona che soffre nelle sfide che la malattia pone quotidianamente, accompagnandola nel percorso di cura grazie a informazioni mirate, ausilio nel monitoraggio e strumenti di motivazione; Giada inoltre è sempre al fianco di medici, familiari e caregiver affinché tutti siano più coinvolti nel processo che porta alla guarigione.
Chi soffre di depressione, infatti, si sente molto spesso solo e attraversa una fase di cambiamento, spesso non accettata e difficilmente compresa da chi gli sta accanto. Il senso di solitudine però accomuna anche familiari e caregiver che, soprattutto all’esordio della malattia, non avendo gli strumenti per affrontarla, si sentono impotenti, isolati, disorientati.
Il medico ha poi il difficile compito di informare, educare, impostare un trattamento e ingaggiare sia la persona con depressione sia il suo familiare o caregiver.
Giada è stata studiata per essere un valido supporto anche per il medico che può quindi affidare a chi soffre di depressione e ai suoi familiari uno strumento di informazione, di aggiornamento e di monitoraggio dell’aderenza al trattamento, aspetto chiave per il recupero dello stato di salute.
La nuova App consente, inoltre, di verificare il raggiungimento di piccoli miglioramenti quotidiani e rende disponibili informazioni utili sull’umore attraverso un approccio scientifico e disegnato da psichiatri esperti.
L’App, scaricabile su dispositivi mobile IOS e Android, ha ottenuto il supporto incondizionato di Lundbeck Italia, azienda che da più di 25 anni nel nostro Paese e da 105 anni nel mondo è impegnata nell’ambito delle patologie del sistema nervoso per migliorare quotidianamente la qualità di vita delle persone che ne soffrono.
Il nome Giada è semplice e immediato da ricordare: è un nome di donna, di una persona che vuole essere accanto ai protagonisti del percorso di cura. Il nome richiama anche la giada, una pietra verde che, secondo la sua simbologia, aiuta a riequilibrare e veicolare le emozioni. Il verde, il colore della pietra giada, è anche il colore riconosciuto a livello mondiale dalla World Federation for Mental Health (WFMH) per identificare i disturbi mentali.
Nulla è lasciato al caso: anche il logo richiama il percorso che la persona che vive con depressione compie per ritornare a stare bene perché Giada vuole essere il supporto in più per tutte le persone coinvolte in questo, a volte lungo, percorso di cura.
Giada, unica per struttura e approccio, è stata realizzata con la collaborazione di un board di esperti composto da Giuseppe Carrà, Professore Associato di Psichiatria, Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università Milano Bicocca, Maria Signorelli, Ricercatrice di Psichiatria dell’Università di Catania e Coordinatrice SIP giovani e Umberto Volpe, Professore Associato di Psichiatria all’Università Politecnica delle Marche e ha ottenuto il patrocinio dell’Associazione Italiana per i Disturbi Depressivi (AIDDEP), di Fondazione Onda, Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere, di Fondazione Istud, della Società Italiana di Neuropsicofarmacologia (SINPF), della Società Italiana di Psichiatria (SIP) e SIP giovani, della Società Italiana di Psichiatria Sociale (SIPS) e della Società Italiana di Psicopatologia (SOPSI).
Recenti dati Osmed rivelano che il 50% delle persone che inizia un trattamento psicofarmacologico lo interrompe dopo appena tre mesi.
Dalla letteratura scientifica si evince come questo non avviene solo per effetti collaterali, ma spesso perché il trattamento per la depressione inizia a funzionare e la persona che torna a sentirsi meglio decide, di frequente, in autonomia, di interrompere la cura.
“Uno dei nostri primi compiti è ricordare che la depressione è una patologia del sistema nervoso e come tale deve essere curata, con un approccio scientifico rigoroso. Abbandonare la terapia quando inizia a dare i suoi frutti è purtroppo un comportamento diffuso ma decisamente scorretto. Una persona con patologie cardiologiche non interromperebbe di sua iniziativa una terapia efficace, probabilmente perché si tratta di patologie che non vivono lo stigma e che non hanno lo stesso livello di disinformazione delle patologie mentali”, afferma la professoressa Signorelli.
Grazie al suo modulo Aderenza, Giada permette alla persona che soffre di depressione di monitorare la propria aderenza al trattamento. Giada le ricorda esattamente cosa prendere, quando farlo e manda news informative che spiegano l’importanza di seguire correttamente il trattamento prescritto dal medico. “Il familiare può visionare giornalmente, settimanalmente e mensilmente alcune informazioni sullo stato di salute della persona che assiste e consultare informazioni utili riferite all’importanza dell’aderenza al trattamento e al dialogo su questo tema con il proprio caro – prosegue Signorelli -. Noi medici, infine, grazie a Giada, consultiamo i report di aderenza al trattamento dei nostri pazienti e possiamo impostare il nostro colloquio medico-paziente in maniera più efficace”.
Grazie a Giada, inoltre, il paziente può descrivere, attraverso il Mood Diary, il suo umore, sia attraverso una valutazione personale, sia attraverso un questionario di auto-valutazione (PHQ-9), somministrato periodicamente, che viene condiviso con il medico durante la visita di follow up. Questo modulo è prezioso sia per il paziente, che può annotare il suo umore, sia per il medico che può così monitorarne le evoluzioni nel tempo.
“Tra le strategie concettuali alla base dello sviluppo di Giada si annovera anche il ‘Goal setting’ che, in linea con il percorso terapeutico che si instaura con il proprio clinico, permette di identificare degli obiettivi nella sfera familiare, lavorativa e sociale e di monitorarne con regolarità il raggiungimento – conclude il professor Volpe -. Questa funzionalità di Giada forse è tra gli aspetti più innovativi e utili al contempo perché risponde alle esigenze di recupero funzionale atteso dalle persone che soffrono di depressione e favorisce la collaborazione tra medico e paziente. Poter stabilire, in un’ottica condivisa con il proprio clinico, gli obiettivi terapeutici è fondamentale per la buona riuscita globale del percorso di cura”.
“Innovazione, personalizzazione e semplificazione sono parole chiave anche nel mondo della salute; oggi più dell’80% delle interazioni digitali quotidiane passa attraverso gli smartphone – commenta Ludovico Baldessin, Chief Business & Content Officer di Edra-. L’App Giada permette quindi di offrire un nuovo livello di servizi digitali ‘intelligenti’ a tutte le persone coinvolte nel percorso di cura della depressione, con un rigoroso approccio scientifico e metodiche altamente innovative. È un radicale cambio di passo per combattere lo stigma che ancora ruota attorno a questa patologia”.
In Lundbeck non parliamo di pazienti, ma di persone – afferma Tiziana Mele, AD di Lundbeck Italia –; per questo abbiamo sostenuto sin da subito il progetto dell’App Giada, perché Giada mette al centro le persone coinvolte nel percorso di cura della depressione, supportandole. E si rivolge non solo alle persone che soffrono direttamente di questo disagio ma anche a coloro che sono coinvolte, direttamente o indirettamente, come i caregiver. Noi di Lundbeck ci impegniamo ogni giorno a migliorare la vita delle persone che soffrono di disturbi mentali e crediamo fermamente che Giada possa essere un supporto prezioso per loro e per chi gli sta accanto”.