ROMA – Un algoritmo musicale migliora il sonno dei bambini disabili, li rilassa e riduce lo stress dei genitori. Si tratta di una precisa sequenza di suoni, voci, musiche e immagini sviluppata dai ricercatori dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e personalizzata in base alle necessità di ciascun paziente. La nuova tecnica riabilitativa è stata sperimentata durante il primo il lockdown del 2020 come terapia sostitutiva delle sedute in Ospedale per garantire la continuità delle cure anche a casa. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Journal of Telemedicine and Telecare.
LA TELERIABILITAZIONE
Il metodo riabilitativo sviluppato dai ricercatori del Bambino Gesù si chiama “Euterpe”, dal nome della mitologica dea della Musica. Viene regolarmente utilizzato dai terapisti del Dipartimento di Neuroriabilitazione del Bambino Gesù, diretto dal prof. Enrico Castelli, per la stimolazione multisensoriale dei bambini con disabilità motorie e neurologiche attraverso l’uso combinato – secondo le necessità del paziente – di suoni, musiche, immagini, aromi, oggetti, strumenti e luci.
Durante il primo lockdown del 2020 questa terapia è stata rielaborata per essere eseguita anche a domicilio (teleriabilitazione): i ricercatori hanno sviluppato un algoritmo originale per ordinare – in una precisa sequenza ritmica – molti degli strumenti utilizzati in Ospedale per stimolare i sensi del bambino e raggiungere gli obiettivi terapeutici (rilassamento, sviluppo delle competenze comunicative, miglioramento dell’interazione con i familiari). Sono stati così realizzati dei componimenti audio-video personalizzati che contenevano suoni a particolari frequenze, musiche originali, la voce della mamma e del bambino stesso, canzoni e ninne nanna familiari, immagini legate a momenti piacevoli registrate durante le sedute al Bambino Gesù.
«In questo studio, oltre agli aspetti scientifici, sono emerse nuove sfumature nella relazione familiare, ovvero, l’orgoglio di vedere con occhi diversi le capacità e le qualità del bambino non come paziente ma come protagonista» spiega Tommaso Liuzzi, musicoterapeuta del Bambino Gesù. «Quanto sperimentato potrà avere un importante impatto terapeutico: dal legame affettivo madre-figlio ad un coinvolgimento familiare con prospettive di nuovi apprendimenti. Ripetere attività in ambito familiare apprese durante il ricovero costituisce un processo di continuità riabilitativa, ponendo al centro una nuova consapevolezza dei potenziali umani inespressi».
LO STUDIO
Lo studio condotto dai ricercatori del Dipartimento di Neuroriabilitazione del Bambino Gesù ha coinvolto 14 pazienti affetti da diversi disturbi neurologici (paralisi cerebrale infantile, sindromi genetiche, malformazioni cerebrali), tutti al di sotto dei 12 anni (età media 7 anni e 5 mesi).
Nel periodo di sospensione delle visite non urgenti in Ospedale a causa della pandemia Covid-19 (marzo-maggio 2020) le famiglie coinvolte nella ricerca hanno ricevuto la composizione audio-video personalizzata da somministrare ai bambini 3 volte al giorno per 2 settimane consecutive.
Al termine della sperimentazione, gli effetti della terapia a domicilio sono stati valutati con appositi questionari scientificamente validati. Dall’analisi sono emersi dati statisticamente significativi, in particolare la riduzione dei disturbi del sonno dei bambini, dei livelli di stress dei genitori e il miglioramento della relazione bambino-genitore.
«Oltre ai risultati raggiunti – aggiunge la neuropsichiatra infantile Sarah Bompard – è importante sottolineare che, grazie a questo studio, i bambini hanno potuto proseguire, seppure in modi e tempi diversi, una terapia riabilitativa. Siamo riusciti a dare un importante supporto anche ai genitori, preoccupati che la disabilità dei figli potesse peggiorare con la sospensione delle terapie riabilitative in Ospedale. È importante inoltre sottolineare che tutte le famiglie hanno proseguito la somministrazione dei componimenti audio-video personalizzati anche dopo il termine dello studio, dati i numerosi benefici riscontrati. Tra i nostri obiettivi futuri vi è sicuramente quello di condurre studi su un numero maggiore di pazienti e con patologie diverse».