MILANO – Un sistema salute sempre più connesso e personalizzato: è il futuro che si intravede per la sanità e che potrebbe concretizzarsi grazie all’utilizzo dell’Intelligenza artificiale e dei Big Data. Il tema è stato al centro del webinar organizzato ieri pomeriggio da Edra con il supporto incondizionato di Viatris, durante il quale sono stati messi in evidenza benefici e possibili ostacoli di un percorso fondamentale per arrivare a una miglior gestione delle informazioni.
Tra i benefici dell’uso integrato dei Big data nell’ambito sanitario ci sono ad esempio diagnosi complete e terapie sempre più personalizzate per ciascun paziente e, allo stesso tempo, anche processi sempre più efficaci di gestione in campo amministrativo per pianificare acquisti e investimenti, a fronte di analisi approfondite su costi-benefici e costi-efficacia degli interventi. La pandemia ha messo in luce, nel nostro Paese, tante criticità del nostro servizio sanitario e sono ancora molti gli ostacoli da superare.
Ciò che manca nel nostro Paese sembra essere, nonostante qualche esempio virtuoso, una “interoperabilità tra le Regioni”, come ha sottolineato Gianluca Polifrone, autore del libro “Sanità Digitale”: “Gli applicativi spesso non comunicano tra di loro o, quando lo fanno, manca un coordinamento a livello nazionale – ha detto Polifrone -. Va superato l’approccio conflittuale tra azione dello stato centrale e delle regioni e l’incapacità di proporre un sistema unitario delle informazioni riguardanti i pazienti italiani. Bisogna evitare di sperperare i soldi in centinaia di silos informatici, attraverso i quali diventa impossibile trasportare informazioni sulla salute del cittadino. Oggi non esiste una infrastruttura tecnologica unitaria del sistema ospedaliero nazionale come dovrebbe essere, e non ci sono data center per gestire in maniera strutturata e forte i dati e affrontare il sistema della privacy in maniera efficace e più forte”.
Il direttore del Centro Nazionale per la telemedicina e le nuove tecnologie assistenziali dell’Istituto Superiore di Sanità, Francesco Gabbrielli, ha confermato che in Italia l’evoluzione già in corso in altri Paesi è già in ritardo: “L’intelligenza artificiale amplifica la capacità della mente umana di risolvere problemi e ci rende più veloce svolgimento di processi, però ha bisogno di dati digitali, ora non li abbiamo, non abbiamo quella interoperabilità dei dati e dobbiamo superare diversi problemi di tipo normativo; il punto non è fare un grande database con i dati di 60 milioni di italiani, è che tutti i database, anche quelli locali, devono essere strutturati in modo coerente e uniforme tra loro”. Un salto in avanti si è sicuramente verificato durante il periodo di emergenza: “La risposta al Covid ha indotto una accelerazione del ricorso all’uso di strumenti di telemedicina non a tutta la telemedicina, che non va scambiata con la televisita e il teleconsulto”.
Fondamentali i prossimi passi di Governo e dell’Unione Europea su questo dell’innovazione tramite Big Data e intelligenza artificiale: ne hanno parlato durante il webinar l’Onorevole Sandra Zampa, sottosegretario di Stato alla Salute e l’Onorevole Nico Stumpo della XII Commissione Affari Sociali.
“Il ruolo dell’innovazione è rendere il Sistema sanitario più efficiente e la vita dei cittadini più semplice – ha detto Zampa, che ha illustrato le azioni introdotte in questi mesi e preannunciato l’arrivo di un algoritmo per individuare le categorie da vaccinare contro il Covid-19, elaborato all’Università Bicocca -. Sicuramente oggi gli investimenti ci hanno permesso una forte crescita dei fascicoli sanitari elettronici, ma se avessimo già avuto un sistema di intelligenza artificiale e una Cultura del Data drive nella gestione del Covid, avremmo avuto uno strumento potentissimo. Abbiamo bisogno di dati affidabili che possano fornire al Governo un riscontro sulle scelte da mettere in atto. Oggi abbiamo a che fare con popolazione anziana e abbiamo bisogno di metter in campo molto di più nella prevenzione. In questo momento l’uso dei Big Data ha un ruolo fondamentale per sviluppo ricerca scientifica per cui il Paese farà bene a investire. Oggi i nostri Irccs, gli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, stanno lavorando a un progetto pluriennale per la creazione di una piattaforma tecnologica nel campo dei Big Data applicati alla ricerca che servirà alla raccolta, analisi e la condivisione dei dati dei pazienti”.
L’Onorevole Nico Stumpo ha invece elencato i modelli positivi a cui l’Italia può rifarsi per efficientare il comparto digitale e di intelligenza artificiale: “Da un lato 9 miliardi destinati alla Sanità nel Recovery Fund possano sembrare pochi; però una parte degli investimenti saranno rivolti all’ammodernamento digitale, che non è scevro dall’ammodernamento della Sanità. Il fatto che con la pandemia si siano finalizzati degli investimenti per il futuro nell’utilizzo del digitale, deve essere un asse trainante per il rilancio del Paese”.
Delle sfide future e delle ricadute positive a livello economico hanno infine parlato Giovanni Corrao, Professore Ordinario Statistica Medica, Università Milano Bicocca e Luca Degli Esposti, Presidente CliCon – Health, Economics & Outcome Research.
“Nel nostro Paese non manca la cultura del dato, manca la consapevolezza che il dato è una componente necessaria ma non sufficiente del processo scientifico che genera conoscenza – ha affermato Corrao -. Il paradigma del rigore scientifico non può essere sacrificato sull’altare dell’innovazione tecnologica. Va tutto armonizzato dalle regole della buona pratica clinica, necessarie per un uso etico del dato”.
Luca Degli Esposti ha introdotto le nuove sfide sull’uso dei dati: “Al di là degli aspetti di ricerca scientifica, i dati che abbiamo in Italia sono moltissimi rispetto alle esigenze che abbiamo: in merito alla programmazione di spesa, se avessimo da rispettare dei tetti di spesa e di vincoli, l’analisi dei dati ci permetterebbe di capire se le modalità che stiamo utilizzando per spendere questo denaro, siano riconducibili o meno alle indicazioni. Per quanto riguarda i farmaci, a volte usiamo i dati che abbiamo per le diverse categorie terapeutiche, mentre un utilizzo più approfondito ci consentirebbe di misurare quanto questo sia commisurati alle esigenze reali oppure no. Abbiamo i dati ma non entriamo nel merito di cui i farmaci vengono utilizzati. Siamo all’alba di negoziazione di farmaci, ma se conoscessimo quali sono le tecnologie in arrivo e associassimo i dati epidemiologici, questi dati ci potrebbero aiutare a fare una programmazione su base epidemiologica anziché storica”.