Anche il mondo della moda guarda con preoccupazione ad un eventuale no-deal della Gran Bretagna. Secondo i dati sulle esportazioni del 2018, il passaggio alle norme della World Trade Organisation (Wto) costerebbe al settore tra gli 850 e i 900 milioni di sterline ossia tra i 930 e i 986 milioni di euro. A tracciare questo scenario è una nota del British Fashion Council che, a pochi giorni dalla London Fashion Week (13-17 settembre 2019), ha ribadito la necessità di evitare una Brexit senza intese commerciali tra Regno Unito e Unione Europea. L’industria Uk della moda oggi vale 32 miliardi di sterline e dà lavoro a poco meno di 900mila persone. Tra le richieste dell’associazione che promuove il fashion d’Oltremanica ci sono la ricerca di un accordo con l’Ue che garantisca la crescita costante dell’industria della moda, nonché l’accesso a finanziamenti che garantiranno alle imprese britanniche di rimanere competitive a livello internazionale.Ad alimentare l’allarme rispetto alla congiuntura attuale è anche il dato della produzione industriale, che lo scorso agosto ha toccato il minimo da circa 7 anni. Questo ha contribuito alla caduta della sterlina, che, per la prima volta dal gennaio 2017, in mattinata è scesa sotto la soglia di 1,2 dollari cedendo lo 0,6% a 1,1991 dollari.La prevista riapertura del Parlamento dovrà votare una legge anti no-deal sul Brexit promossa dalle opposizioni e da alcuni dissidenti Tory. Se il governo dovesse andare in minoranza il premier Boris Johnson ha fatto sapere che tornerà alle elezioni il 14 ottobre.Il clima caldo dello scorso luglio, infine, non ha contribuito a sostenere la spesa dei consumatori: le vendite retail hanno infatti segnato un +0,5 per cento. Il dato è stato inquadrato come “rallentamento record” dal British Retail Consortium e da Kpmg.