Bambine che amano la scienza e la tecnologia chiedono a Google di modificare il suo algoritmo per renderle più visibili su Internet.
Anche se solo 1 ragazza su 5 si iscrive a corsi di laurea STEM, il loro interesse raddoppia quando trovano dei referenti femminili.
Nel 2020, 825.000 posti di lavoro nell’UE saranno legati all’informatica e alle telecomunicazioni, ma attualmente, in seno all’OCSE, solo 1 laureato in Ingegneria su 5 è donna. Loro continuano a preferire fare la maestra o l’infermiera, le classiche ‘professioni da donna’. Anche se sono sempre più numerose quelle che sognano di diventare ‘youtuber’, ‘instagramer’ o influencer.
Tuttavia, l’interesse delle bambine per la scienza e la tecnologia raddoppia quando hanno dei punti di riferimento in questo campo. Ed è qui che sorge il problema: non è affatto facile trovare dei referenti femminili. Soprattutto attraverso il primo strumento di ricerca di informazioni: Google.
Internet si è dimenticato di loro. Neanche l’ombra, nelle prime ricerche, di referenti donne… in quasi nulla che non rientri nello stereotipo sessista femminile. Oggi Internet ci mostra un’immagine prevalentemente distorta della donna. C’è qualcosa che non va e la Fundación Esperanza Pertusa vuole risolvere il problema.
A cominciare da quel modo di decidere che cos’è più rilevante. Per questo hanno chiesto a Google di renderle più visibili su Internet, al fine di aiutare a risvegliare l’interesse di altre bambine per le STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics). Una cosa così complessa (eppure così semplice) come cambiare il suo algoritmo. Quella formula segreta che decide ciò che esiste e ciò che no, e che, pur essendo aggiornata 500 volte all’anno, non ha ancora corretto quella carenza.
«Se con Google Adwords è possibile apparire ai primi posti delle ricerche, semplicemente per aver pagato, supponiamo che Google potrà posizionare ai primi posti donne ispiratrici di altre donne, semplicemente per responsabilità» afferma Esperanza Navarro, presidente della fondazione.
Infatti, allo stato attuale, è più probabile che una bambina preferisca essere ‘famosa’ che scienziata o ingegnera nucleare. Abbiamo bisogno «di più Marie Curie, di più Nuria Oliver, di più Walley… e di meno ‘silicone’». Un grido di aiuto che, prima o poi, dovrà essere ascoltato: «Cambiate il vostro algoritmo o tra non molto lo cambieremo noi!», assicurano queste future ingegnere del team di robotica di una scuola di Alicante, ‘Las Peque Robots’ (Le piccole robot), protagoniste del video della campagna.