MILANO – L’innovazione nella salute deve essere accessibile e sostenibile. Al XII Congresso della Società italiana di Health Technology Assessment, in corso a Milano a Palazzo Lombardia, ieri e oggi, il tema della innovazione per una sanità di valore è stato al centro della seconda sessione plenaria.
«L’innovazione dirompente altera, spiazza ed elimina i vecchi sistemi e introduce nuove modalità. Il problema è che non tutte le innovazioni possono essere introdotte per la scarsità di risorse», ha detto il Professor Walter Ricciardi, Coordinatore del comitato tecnico scientifico della Sihta, professore di igiene e medicina preventiva dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Il docente ha ricordato come nel 2012 il Parlamento europeo abbia creato un panel di esperti sull’innovazione nella salute, di cui era membro, che ha poi prodotto delle raccomandazioni nel 2016 destinate agli stati membri. Fra queste, il professor Ricciardi ha ricordato la necessità di «Stimolare lo sviluppo della ricerca sulla innovazione dirompente, ed infatti la Commissione europea ha investito 120 milioni di euro. Tenere presente le sfide future, essere informati di migliorare il coinvolgimento delle comunità e supportare laboratori per l’innovazione». «Il contesto politico è importante – ha aggiunto Ricciardi -, non si può avere un’innovazione senza politici che siano lungimiranti ed operativi. Se vengono scaraventate in posizioni politiche rilevanti persone che non hanno mai avuto esperienze importanti diventa difficile gestire strutture complesse».
Di rivoluzione genetica e di medicina di precisione ha parlato il Professor Bruno Dallapiccola, direttore scientifico Irccs Bambino Gesù, responsabile del progetto Orphanet. «Dal 2000 ad oggi i costi delle analisi genomiche sono stati abbattuti di 100mila volte. Tutto questo ha permesso di scoprire nuove malattie. Ogni settimana, quasi ogni giorno, si scoprono malattie grazie alla tecnologia». Lo sviluppo tecnologico ha permesso la diffusione della filosofia della medicina di precisione, con «la quale avviene il passaggio dal concetto di care, curare, al concetto di cure, cioè guarire una malattia». Questo cambiamento impone, secondo il professore, una riflessione etica: «Bisogna calmierare i costi delle terapie innovative e promuovere la ricerca dal momento che ancora viene vista come un costo. C’è da superare diseguaglianze nella diagnosi e nel trattamento a livello territoriale specie dei malati rari. Infine bisogna vigilare affinché si coniughi la speranza nelle innovazioni al rigore della corretta informazione all’opinione pubblica».
Chi ha sottolineato l’esigenza di rendere accessibile l’innovazione è stato il professor Luca Pani, già direttore generale dell’Aifa, Ordinario di Farmacologia all’Università di Modena e Reggio Emilia e di Psichiatria Clinica all’Università di Miami. «Quest’anno ho coordinato un gruppo mondiale sui nuovi payment model e abbiamo rilevato che in Italia viviamo in un Eldorado perché per esempio negli Stati Uniti non tutti gli assicuratori rimborsano molte terapie innovative come le CAR-T» . «Sarebbe piuttosto importante avere una HTA europea ma temo ci siano delle resistenze da parte di alcuni Stati membri. Dobbiamo mettere insieme tutte le leadership per arrivare a una soluzione perché altrimenti il rischio è che i pazienti non avranno accesso a prodotti innovativi ma al momento difficilmente sostenibili. Questo non è un problema solo per i malati e le loro famiglie. È un problema di tutti» .