(PRIMAPRESS) – ROMA – L’esperimento non è nuovo ma in varie epoche storiche si riscopre il desiderio di creare rimandi ad epoche storie ma interpretando il contemporaneo. La mostra “Corrispondenze” tende a creare affinità elettive con la tradizione figurativa etrusca. È da questo proposito che nasce la mostra Corrispondenze. La tradizione nel contemporaneo, al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia dal 26 ottobre all’8 novembre di quest’anno.In ogni epoca il contraddittorio tra linguaggi dell’arte contemporanea e il comprensibile, continua a creare dicotomie tra critici e galleristi. I coniglietti d’acciaio specchiante o i palloni da basket in equilibrio di Jeff Koons, possono essere catalogati come arte? E dove finisce il confine tra “bellezza” e semplice esercizio di forme o presunte provocazioni? Lo scontro di idee non finirà mai e forse per questo l’arte diverte. Intanto c’è chi dice che sta tornando a fiorire la grand art, come sostiene la pittrice Aude de Kerros, con il desiderio di opporsi al concettualismo imperante.Corrispondenze nasce quindi per raccogliere – sottolinea la curatrice della mostra, Alessandra Redaelli – “le voci più interessanti di un contemporaneo intessuto di tradizione e di bellezza”.Da qui la scelta delle metamorfosi di Ciro Palumbo e della natura magica di Davide Puma, del mito rivisitato da Justin Bradshaw e da Anastasya Voskoboinikova, della divinazione ripensata da Bianca Maria Scrugli e della storia d’amore narrata da Alessandra Rovelli. E la rappresentazione dell’amore torna nei due omaggi al Sarcofago degli sposi: quello pulsante di carne e verità di Riccardo Mannelli e quello malinconico di Massimo Lagrotteria. Il vasellame etrusco diventa spazio della quotidianità contemporanea con Paolo Quaresima e macchina fatata con Alessandra Carloni, mentre il corpo è protagonista del viaggio nel tempo di Giampiero Abate e del poetico trio di Jara Marzulli. Se Alessandro Casetti racconta gli antichi rituali di passaggio attraverso due figure femminili, la donna è vergine e icona nell’opera di Giovanni Gasparro. Opera che è anche ritratto, genere per antonomasia legato all’arte etrusca. Come un ritratto è la Gorgone di Claudia Giraudo, cortocircuito tra l’innocenza dell’infanzia e la mostruosità della figura mitologica. E ritratto è anche So Ham di Giorgio Tentolini, sofisticato gioco neo optical e omaggio, nella deformazione estremizzata, alla statuetta votiva etrusca l’Ombra della sera.Organizzata dalla Scuola Arts in Rome, a seguito dell’aggiudicazione di un Bando di Manifestazione di Interesse indetto dal Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Soprintendenza Speciale di Roma – Archeologia Belle Arti e Paesaggio, la mostra è realizzata con il contributo della Fondazione Cultura e Arte, ente strumentale della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale presieduta dal Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, e con il patrocinio di Roma Capitale e della Regione Lazio.
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