(PRIMAPRESS) – ROMA – L’attesa decisione della Consulta dei giudici della Corte Costituzionale circa la punibilità dell’aiuto al suicidio, a distanza di un anno dalla seduta al palazzo della Consulta sul caso Dj Fabo-Cappato, ha espresso parere negativo. L’aiuto al suicidio non è reato. La decisione mette fine alla controversa discussione che aveva impegnato il Parlamento ad attendere il giudizio della Consulta prima di intervenire sul Codice penale, che equipara nella punibilità l’aiuto al suicidio con l’istigazione al suicidio.
la Corte Costituzionale offre una lettura precisa del previsto articolo 580 del codice penale: le condizioni sono che il proposito di suicidio sia “autonomamente e liberamente formatosi” e che il paziente sia “tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intolerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”. Inoltre ogni caso dovrà essere sottoposto al servizio sanitario nazionale e alla commissione etica provinciale. Nessun via libera dunque all’apertura anche in Italia delle “cliniche della dolce morte” che fioriscono appena oltre il confine svizzero. Non si decide che il diritto del malato a suicidarsi si debba tradurre automaticamente nel diritto di chiunque voglia aiutarlo a mettere fine ai suoi giorni.
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