NAPOLI – L’emergenza sanitaria da Covid-19, ha inevitabilmente colpito anche il settore della giustizia creando forti disagi. Sin da subito si sono registrati un numero elevato di contagiati presso i Tribunali e gli uffici giudiziari nelle varie regioni.
Ovviamente ne è conseguito il caos più totale e l’inevitabile chiusura dei Tribunali e quindi la sospensione dei processi e di ogni attività della cancelleria almeno fino all’11 maggio. Circostanza che ha portato il mondo giuridico a dividersi in due: una parte di avvocati e magistrati è favorevole all’utilizzo di supporti informatici, tanto da svolgere, in questi mesi di isolamento, simulazioni di udienze da remoto spiegando come poter utilizzare le piattaforme di Microsoft Teams, Sype for Business o Zoom, in modo da poter continuare a lavorare; l’altra parte della stessa categoria di professionisti, è invece contraria all’utilizzo di questi strumenti informatici, soprattutto nel settore penale. Più specificamente, il Consiglio Nazionale Forense e l’Unione delle Camere Penali Italiane, in questi mesi di quarantena, si sono opposti con forza a qualsiasi forma di smaterializzazione del processo, considerata gravemente lesiva dei principi costituzionali, in particolare del principio di oralità, del principio del contraddittorio e il diritto alla riservatezza. Il Governo ha recepito queste esigenze e, con un recente provvedimento, ha escluso le udienze penali da remoto, fatta eccezione per alcune circostanze lasciando, però, la facoltà di depositare, con modalità telematica, atti giudiziari.
Il binomio diritto e tecnologia, è sempre stato di forte dibattito tra i giuristi, poiché, come in ogni evoluzione, ci sono i pro e i contro. Però, in un periodo di emergenza sanitaria che ha colpito l’intera nazione, è stato necessario ricorrere a strumenti come l’informatica giudiziaria (o giuridico-gestionale), che consiste nell’ informatizzazione delle procedure che consente la gestione informatica di tutti gli atti e gli adempimenti delle attività procedurali giudiziarie, con particolare riguardo alla stesura, alla conservazione e al reperimento degli atti del processo; ma l’aspetto più rivoluzionario è che permette anche nuove forme di partecipazione agli iter processuali attraverso lo svolgimento dell’udienza da remoto, che però non è sempre facile da utilizzare. Questa innovazione nel mondo giuridico in realtà è già esistente dal 2015 quando fu introdotto il processo civile telematico, diffusosi poi in altri rami del diritto.
Attualmente, per evitare una paralisi totale della giustizia, il periodo di efficacia della disciplina emergenziale del processo a distanza, è fissato, salvo possibili proroghe determinate dal negativo evolversi della pandemia Covid 19, nell’arco temporale che va dall’8 marzo al 30 giugno; inoltre, per evitare nuovamente la diffusione del contagio, così come avvenuto pochi giorni fa nel Tribunale di Napoli in cui si sono registrati ben due casi di Covid-19, è lasciata la facoltà, agli enti locali di regolare, insieme agli Ordini degli Avvocati ed in base alle esigenze regionali, le modalità di ripresa delle attività nei Tribunali nella fase 2 , in modo da tutelare in maniera efficiente la salute dei cittadini.
Alessandra Cristofaro