ROMA – “Facciamo ricerca in due ambiti, in campo/postraccolta fino alle trasformazioni dei cereali, olio e olive da mensa e dell’ortofrutta – spiega Paolo Menesatti, direttore del CREA Ingegneria e Trasformazioni Agroalimentari – e la nostra innovazione è scientifica e tecnologica, soprattutto meccatronica e digitale, con particolare attenzione allo sviluppo di applicazioni dedicate all’agricoltura di precisione e digitale, per rendere il settore primario più sostenibile di punto di vista economico e ambientale”.
Si parte da una rimozione controllata e progressiva degli strati più esterni della granella, che permette di eliminare micotossine, metalli pesanti, residui chimici e di contaminazione di batteri e muffe, senza però rimuovere gli strati più interni ricchi di fibre e composti bioattivi, che vanno perduti nel processo di macinazione tradizionale. Successivamente il chicco decorticato viene macinato ad alta frequenza, al fine di ottenere uno sfarinato integrale dalla consistenza ultrafine (micronizzazione) che, pur conservando crusca, germe e composti bioattivi, non infici il processo di pastificazione. Questo sfarinato integrale viene poi turboseparato (classificazione ad aria) per ottenere diverse frazioni di farina, ricche in composti bioattivi, che vengono utilizzate per miscele che si aggiungono alla semola tradizionale per produrre la pasta naturalmente arricchita, con solo ingredienti provenienti dallo stesso grano duro. Questo innovativo processo consente anche l’impiego di cereali attualmente poco consumati, ma indicati per i bassi input ambientali ed energetici che comporta la loro coltivazione, come per esempio, il grano monococco.
Lo sviluppo di applicazioni per l’agricoltura di precisione, per produrre meglio con meno, coniugando ambiente ad economia
I droni. Il Centro, nell’ambito del progetto Agridigit, sottoprogetto Agrofiliere, ha messo a punto 3 droni leggeri, su cui sono caricati sensori e telecamere, in grado di rilevare, raccogliere e trasmettere una notevole mole di dati, coprendo vaste aree. In particolare, sono stati sviluppati per
1 stimare in campo l’altezza della parcella grano duro: si tratta di una importante attività di phenotyping, ossia di osservare il carattere esteriore (il fenotipo) delle piante in modo massivo e obiettivo;
2 definire il vigore delle chiome dei vigneti, per creare mappe prescrittive che permettano una dispersione ragionata (a rateo variabile) del prodotto, evitando sprechi e nel rispetto dell’ambiente;
3 rilevare le chiome in uliveto per la stima delle produzioni.
Si tratta di operazioni che la tecnologia mette a disposizione in tempi e modalità prima impensabili.
“Field lab” per la dimostrazione di guida automatica dei trattori. Permette di minimizzare la fatica dell’operatore, di lavorare più agevolmente in condizioni difficili, di notte o nelle polveri, e, con le opportune operatrici, effettuare lavori di campo più efficienti ed efficaci, riducendo gli sprechi, ottimizzando l’uso di fertilizzanti e agrochimici. Si caratterizza per una maggiore velocità e accuratezza: infatti, il trattore, grazie ad un sistema di guida basato sull’integrazione avanzata di segnali satellitari, ottimizzerà i percorsi di lavorazione affiancando le “passate” con precisione centrimetrica (2.5 cm). Ciò evita il ripasso su aree già lavorate (spreco) e una considerevole riduzione della fatica fisica e attentiva dell’operatore (salvaguardia salute e sicurezza dei lavoratori).
Il CREA Ingegneria e Trasformazioni Agroalimentari ha allestito 2 field lab a Treviglio (Bergamo) e a Monterotondo (Roma). Si tratta di veri e propri poli dimostrativi sull’agricoltura di precisione per permettere ad agricoltori, studenti e addetti ai lavori di toccare con mano le innovazioni prodotte.
E, parlando di macchine agricole, non si può non ricordare che il CREA ha 2 strutture uniche in Italia: il Banco prova mobile, per valutare prestazioni di macchine agricole e pneumatici e il banco prova fisso, per testare le prestazioni di un lubrificante in una macchina agricola, che offre parametri molto più elevati rispetto ad un test convenzionale: 150-200 ore contro le 800-1000 che servono in un trattore e in maggiore sicurezza.
Arnia tecnologica. I ricercatori del Centro hanno costruito una arnia che permette agli apicoltori – che spesso hanno gli alveari dislocati anche molto lontano dalla sede aziendale – di monitorare lo stato di salute degli alveari in tempo reale e a distanza, per valutare gli effetti dei cambiamenti climatici e per rilevare immediatamente possibili avvelenamenti o eventuali danni. Infatti, vi sono diversi sensori e apposita strumentazione per registrare cambiamenti, anche piccoli, di umidità e di temperatura e minime variazioni di peso. I dati raccolti possono essere sia raccolti su una scheda sd sia inviati in tempo reale.
Il Centro, infine, conduce studi all’avanguardia per la determinazione del particolato emesso dalle caldaie a biomasse.