ROMA – Un team di ricercatori all’Università di Cambridge del Wellcome-MRC Cambridge Stem Cell Institute condotta da Fotios Sampaziotis nel gruppo di Ludovic Vallier, di cui fanno parte diversi ricercatori italiani, ha sviluppato una innovativa tecnica per “riparare” fegati umani come alternativa al trapianto; la scoperta consiste nell’utilizzare mini-dotti biliari (noti come organoidi biliari) cresciuti in laboratorio per rigenerare i dotti primigeni dell’organo. E’ la prima volta che “pezzi di ricambio” sviluppati in laboratorio vengono utilizzati per riparare organi umani danneggiati. I dotti biliari sono un sistema di canali all’interno del fegato che trasportano la bile, la cui compito è di eliminare le sostanze tossiche. Il malfunzionamento delle vie biliari è la causa di più del 70% dei trapianti di fegato in età pediatrica e un terzo dei trapianti in età adulta. Ciò nonostante, la disponibilità di organi non soddisfa la richiesta: per esempio, in Italia, la lista di attesa per un trapianto di fegato è di circa 19 mesi.
La possibilità di “riparare” ex vivo (fuori dal corpo umano) fegati rendendoli idonei al trapianto, può aumentare significativamente la disponibilità di organi. Inoltre, questa tecnica potrebbe essere impiegata non solo per il fegato ma anche per altri organi vitali e accelerare l’impiego di terapie cellulari nella pratica clinica.
«Data la scarsità di organi per il trapianto è importante cercare terapie alternative» – dichiara il Dr Fotios Sampaziotis dal Wellcome-MRC Cambridge Stem Cell Institute – «per diversi anni abbiamo studiato come gli organoidi riparano i tessuti in modelli sperimentali, ma la dimostrazione della loro efficacia nel rigenerare organi umani ci porta un passo più vicini all’applicazione di terapie cellulari nell’uomo».
Nell’articolo pubblicato sulla rivista Science (Febbraio 2021, PMID 33602855) è stato illustrato il metodo messo a punto dal team di Cambridge, che ha impiegato un sistema di perfusione extracorporea (normalmente impiegato per mantenere in vita gli organi prima del trapianto) per studiare la capacità dei mini-dotti biliari di rigenerare le vie biliari in organi umani altresì compromessi. La nuova tecnica potrebbe permettere sia di curare i dotti biliari di un paziente (evitando il trapianto), sia di “riparare” fegati ritenuti inadeguati al trapianto. Il nuovo procedimento potrebbe consentire di accorciare notevolmente le liste d’attesa ottimizzando le risorse offerte dai donatori.
Il gruppo di ricerca di Cambridge si contraddistingue per l’internazionalità dei suoi componenti provenienti da Grecia, Francia, Germania, Hong Kong, Austria e America, ma anche per ben 4 scienziati italiani: i milanesi Teresa Brevini e Daniele Muraro, il viterbese Giovanni Canu e la partenopea Anna Osnato. Tutte eccellenze italiane riconosciute all’estero.