MILANO – Presentata oggi l’edizione 2020 del Deloitte Global Human Capital Trends, indagine globale sulle direttrici di cambiamento delle organizzazioni. Fra i temi di quest’anno l’importante relazione tra uomo e tecnologia, per indagare se e come le organizzazioni potranno restare umane in un mondo dominato dalle macchine.
“Nel momento storico che viviamo l’emergenza Covid 19 ha messo ancora più in luce l’esigenza di ripensare molti temi legati alla forza lavoro, è perciò il momento di capire come dall’interazione tra uomo e tecnologia possa scaturire un valore ancora da esplorare. Con il report di quest’anno mostriamo alle aziende che è possibile ricodificare il proprio DNA e prepararsi al futuro” commenta Drew Keith, Managing Partner, Human Capital Deloitte.
Per intraprendere questo percorso, occorre partire dagli attributi della Social Enterprise: il Purpose, il Potential e la Perspective. Derivano da qui 9 trend a livello globale che le aziende interrogate hanno come priorità:
- Prendersi cura del well-being dei lavoratori, non solo promuovendo iniziative parallele al lavoro ma, soprattutto, integrando il well-being nel modo in cui il lavoro stesso viene progettato e svolto ogni giorno. Da questo punto di vista, dall’indagine emerge che l’80% delle aziende intervistate concorda che il well-being sia fondamentale per il successo nei prossimi 12 – 18 mesi, tuttavia ben il 79% riferisce che il well-being NON è ancora integrato nel lavoro, segnando quindi un tema su cui riflettere.
- Instaurare un nesso più forte tra belonging e prestazioni dell’organizzazione, per far percepire ad ognuno quanto il proprio lavoro contribuisca al benessere non solo dell’azienda ma anche della società. Il 93% dei rispondenti concorda che il senso di appartenenza ha impatto sulla performance dell’organizzazione e il 79% ritiene che promuovere il senso di appartenenza sia cruciale per il successo dell’azienda nei prossimi 12 – 18 mesi.
- Affrontare tematiche legate all’ethics in the future of work. Le sfide etiche sono sempre più sensibili nel rapporto uomo e tecnologia e la gestione di tali sfide necessita l’azione dei Leadership team, che avranno un ruolo chiave in questo ambito. Quello che i dati dimostrano è che, sebbene quasi la totalità delle aziende sia cosciente di queste sfide etiche insite nel Future of Work, solo nel 27% dei casi dichiara di aver delineato le policy e identificato le responsabilità e i Leader per affrontare tali sfide.
Il mercato italiano per alcuni aspetti si è mostrato allineato rispetto a quello Global, per altri se ne è discostato. La prima differenza che emerge con chiarezza è che la prima priorità per le aziende italiane è legata al trend Beyond Reskilling, con l’81% delle aziende che ritiene questo trend come molto importante (a livello global il Reskilling si posiziona al sesto posto con il 74% delle aziende che lo considera importante o molto importante). Quest’anno però gli HC Trends vanno oltre il Reskilling, si parla infatti di “Beyond Reskilling” perché ciò su cui si riflette è l’esigenza di focalizzarsi sulla resilienza della forza lavoro, sullo sviluppo di competenze che rendano la forza lavoro sempre più pronta ad affrontare scenari futuri mutevoli e in parte imprevedibili. È importante quindi investire per valorizzare le potenzialità delle persone e offrire occasioni di crescita sulla potenzialità della workforce: il punto di svolta è valorizzare e sviluppare il concetto di resilienza intesa come chiave per affrontare un mondo mutevole e imprevedibile. Su questo le aziende riconoscono che ci sono dei passi importanti da compiere, ma sono già orientate verso l’acquisizione di nuovi talenti che dimostrano voglia di imparare, flessibilità e curiosità. Infatti, ben il 68% delle aziende afferma che la propria strategia di talent acquisition è concentrata sulla selezione di ‘great learners’ (dato maggiore rispetto al Global pari al 52%).
Anche in Italia il Belonging è nella “top three” e si colloca al secondo posto (al pari del Global). L’idea che l’appartenenza sia davvero alla base delle performance organizzative è quindi incredibilmente importante, soprattutto in Italia, dove quasi la totalità delle aziende intervistate concorda che la creazione di un senso di Belonging impatti positivamente sulla performance organizzativa. Ciò che caratterizza l’Italia rispetto al resto del mondo è sicuramente la maggiore importanza riconosciuta alle relazioni personali e alla cultura organizzativa come elementi chiave per alimentare il senso di appartenenza (ben 10 punti percentuali in più rispetto al dato Global).
In Italia, al terzo posto vediamo il Well-being. I dati che abbiamo raccolto sono in linea con quanto emerso anche a livello Global. La quasi totalità delle aziende intervistate (70%) afferma che il Well-being avrà impatti positivi sulla performance dell’organizzazione nei prossimi 12 – 18 mesi. Anche per le aziende italiane sarà cruciale integrare il well-being nel modo in cui il lavoro viene progettato, al di là delle iniziative parallele al lavoro (solo il 15% dichiara che la strategia di well-being è integrata nel modo in cui il lavoro viene disegnato e la workforce experience viene sviluppata). Un contesto come quello attuale, in cui molti lavoratori stanno sperimentando modalità di lavoro nuove, potrebbe rappresentare una buona occasione per ripensare il lavoro e prendersi cura del benessere delle persone.
“I prossimi mesi saranno cruciali, il ritorno alla nuova normalità e quindi al lavoro offre l’opportunità di ripensare il lavoro stesso, anche facendo leva su ciò che abbiamo appreso durante la fase di risposta alla crisi. Ed è qui che si gioca la partita più importante e che determina quali organizzazioni saranno in grado di cogliere le future opportunità” conclude Keith.