ROMA – Un nuovo studio pubblicato su Scientific Reports, una prestigiosa rivista del gruppo Nature, mostra come le scelte elettorali possano essere predette da specifiche attività elettriche cerebrali. La ricerca è il risultato del lavoro di un gruppo interdisciplinare di neuroscienziati, psicologi e politologi, nato dalla collaborazione fra Sapienza Università di Roma, Kingston University London, Luiss Guido Carli, Università di Roma “Tor Vergata” e Università di Melbourne.
Lo studio è stato condotto nelle cinque settimane precedenti le elezioni europee 2019, in cui il dibattito politico era dominato dalla contrapposizione fra i partiti populisti e i partiti mainstream. I partecipanti alla ricerca hanno preso parte a un sondaggio pre-elettorale con frasi che esprimevano posizioni più o meno populiste in relazione a un’ampia gamma di tematiche, dall’immigrazione all’economia, all’Unione europea. Tuttavia, a differenza di un tradizionale sondaggio pre-elettorale, i partecipanti hanno risposto al sondaggio mentre veniva registrata la loro attività cerebrale, presso il laboratorio diretto da Viviana Betti del Dipartimento di Psicologia della Sapienza.
Gli autori hanno utilizzato un elettroencefalografo (EEG), uno strumento che registra l’attività elettrica del cervello. In particolare, l’interesse è stato focalizzato sulla N400, una attività elettrica cerebrale che si manifesta come un’onda che viene prodotta dal cervello ogni qual volta ci troviamo di fronte a informazioni in disaccordo con le nostre convinzioni. Nella settimana successiva al voto tutti i partecipanti sono stati ricontattati ed è stato loro chiesto per quale partito avessero votato. L’aspettativa degli studiosi, confermata poi dai risultati, era che il cervello dei partecipanti rispondesse con una onda N400 ad ogni frase che fosse in disaccordo con le proprie convinzioni di natura politica, e che l’ampiezza dell’onda N400 predicesse il voto.
In effetti, i risultati hanno dimostrato che il cervello rispondeva in modo diverso a seconda delle convinzioni politiche dei partecipanti: l’onda N400 si manifestava in modo deciso al disaccordo politico, ad esempio in risposta a contenuti populisti in partecipanti simpatizzanti per partiti non populisti. Non solo. L’ampiezza di questa risposta cerebrale era in grado di predire, con un’elevata accuratezza, se i partecipanti avessero in seguito espresso un voto populista o un voto per un partito mainstream, con una capacità predittiva superiore a classici predittori di voto tipicamente usati nelle predizioni elettorali. Un dato sorprendente è che il segnale cerebrale N400 era evidente in risposta a frasi riguardanti tematiche economiche, come il reddito di cittadinanza. In sostanza, il cervello si attivava in modo diverso per contenuti populisti e non populisti, ma solo quando questi contenuti erano legati a questioni economiche piuttosto che a questioni tradizionalmente legate al populismo, come il sovranismo o l’avversione all’establishment.
Cosa ci dicono i risultati di questo studio? Innanzitutto che la registrazione dell’attività cerebrale, in aggiunta alle risposte esplicite ai sondaggi, consente un aumento della capacità predittiva dei sondaggi stessi. E non è difficile capirne il perché se si pensa che spesso le risposte ai sondaggi, di qualunque tipo essi siano, sono influenzate dal cosiddetto social desirability bias, ovverosia la tendenza a fornire risposte socialmente accettabili. In questo senso, la registrazione dell’attività cerebrale consente di “bypassare” la risposta esplicita delle persone e di accedere a opinioni o attitudini più veritiere.
Un altro potenziale vantaggio della registrazione dell’attività cerebrale riguarda i votanti indecisi. Già in uno studio precedente del 2016, condotto da uno degli autori nei giorni precedenti il referendum sulla Brexit, le risposte cerebrali dei votanti indecisi furono predittive del successivo voto “Leave” o “Remain”. A dimostrazione del fatto che i votanti indecisi possono avere delle preferenze “embrionali”, non ancora consapevoli, che tuttavia possono essere rilevate tramite l’attività cerebrale.
I tradizionali sondaggi pre-elettorali hanno sicuramente dei vantaggi rispetto alla misurazione dell’attività cerebrale, non ultimo la possibilità di raccogliere informazioni da un numero elevato di persone con costi e tempi ridotti. Tuttavia, i risultati di questo nuovo lavoro dimostrano come l’utilizzo di metodi neuroscientifici consenta una predizione più accurata e dettagliata. Sulla scia di studi di neuroeconomia, che hanno dimostrato come le risposte cerebrali del singolo individuo possano predire scelte collettive, si può suppore che questo studio sia un primo passo verso una “neuropredizione” delle scelte elettorali.