ROMA – Fondo per l’Ambiente Italiano ETS e Intesa Sanpaolo presentano i risultati dell’11ª edizione del censimento nazionale de “I Luoghi del Cuore”, chiusa lo scorso 15 dicembre: con 1.500.638 voti raccolti nel 2022 per più di 38.800 luoghi il censimento si conferma la più importante campagna italiana di sensibilizzazione dei cittadini sul valore del patrimonio e sulla necessità di proteggerlo e valorizzarlo, com’è nella missione del FAI. La classifica dei luoghi del cuore più votati viene annunciata in una conferenza stampa, visibile anche in streaming, alla presenza di Marco Magnifico, Presidente del FAI, e di Gian Maria Gros-Pietro, Presidente di Intesa Sanpaolo, e con la partecipazione dei rappresentanti dei tre beni vincitori, che riceveranno, a fronte di un progetto, un contributo per il restauro e la valorizzazione.
Grazie a “I Luoghi del Cuore” dal 2003 a oggi sono stati sostenuti interventi per 138 luoghi in 19 regioni d’Italia, che erano dimenticati, abbandonati o poco valorizzati, ma amati dalle loro comunità, che votandoli li hanno salvati. I voti raccolti – sono in tutto 11.100.000 quelli giunti al FAI nei vent’anni anni dell’iniziativa – sono, infatti, l’innesco di un processo virtuoso capace di moltiplicare l’effetto del censimento: luoghi sconosciuti e apparentemente condannati hanno guadagnato una tale attenzione, locale e nazionale, che altri insieme al FAI – Comuni, Regioni e Ministero, aziende, fondazioni e associazioni – si sono mobilitati per salvarli, tanto che il sostegno di Intesa Sanpaolo a questo progetto ha generato investimenti per un valore dieci volte superiore. Nell’impatto di questa iniziativa, accanto al valore economico, c’è un valore culturale e sociale: grazie a “I Luoghi del Cuore” gli italiani scoprono o riscoprono testimonianze di storia e tradizione, simboli dell’identità dei loro territori, e si accende un sentimento collettivo che è puro spirito di cittadinanza, che si concretizza in una mobilitazione diffusa e trasversale: nell’edizione 2022 sono stati coinvolti nel censimento 6.508 Comuni d’Italia, l’82,4% del totale, segnalati da cittadini, singoli o associati in comitati, sorti dall’iniziativa di tanti e diversi soggetti della società civile, dalle scuole alle parrocchie, dalle biblioteche ai musei, dalle proloco agli stessi Comuni. La Repubblica, nella sua più ampia espressione, trova ne “I Luoghi del Cuore” lo strumento per esercitare il proprio diritto e dovere alla tutela del patrimonio culturale, come prescrive l’articolo 9 della Costituzione.
“In questa edizione, in maniera particolarmente evidente, ‘I Luoghi del Cuore’ hanno dato voce agli ‘ultimi’, a quei luoghi del patrimonio culturale italiano considerati minori, che non hanno mai avuto l’attenzione del Paese, ma che invece la meritano, e che senza l’amore delle persone che li hanno votati si sarebbero persi. Ridare voce e dignità agli ‘ultimi’: non c’è missione più bella e più vera per ‘I Luoghi del Cuore’” commenta il Presidente del FAI, Marco Magnifico.
Gian Maria Gros-Pietro, Presidente Intesa Sanpaolo, ha commentato: “Intesa Sanpaolo e il FAI collaborano insieme dal 2004 per favorire i progetti proposti dalle comunità sulla base del consenso raccolto spontaneamente. Una straordinaria partecipazione attiva della cittadinanza che permette capillarità di intervento e diffusione dell’arte e della cultura su tutto il territorio nazionale. La cultura è un fattore fondamentale di coesione sociale e di crescita economica; per questo le attività culturali della Banca sono un elemento qualificante del nostro Piano di Impresa 2022-2025”.
Il moto spontaneo del censimento porta alla luce, anche nell’edizione 2022, piccoli e grandi monumenti, luoghi e storie inediti e talvolta sorprendenti: chiesette sperdute, ville e palazzi abbandonati o degradati, ma anche ferrovie e sentieri storici dimenticati, aree naturali o rurali danneggiate o minacciate, grandi architetture così come affreschi nascosti o collezioni di musei che tramandano imperdibili tradizioni locali.I primi luoghi in classifica nazionale sono: al 1° posto la Chiesetta di San Pietro dei Samari a Gallipoli (LE), piccolo edificio medievale immerso nella campagna salentina a meno di un chilometro dal mare, oggi a rischio di crollo, votato da 51.443 persone, più del doppio degli abitanti della cittadina pugliese; al 2° posto, con 32.271 voti, il Museo dei Misteri di Campobasso, che per la prima volta nella storia del censimento porta il Molise sul podio con 32.271 voti, e dove si conservano gli “ingegni” su cui vengono issati i bambini vestiti da personaggi sacri durante l’annuale processione del Corpus Domini, dal Settecento ancora viva e sentita; al 3° posto la Chiesa di San Giacomo della Vittoria ad Alessandria, colma di ex voto che testimoniano un’affezione storica della comunit à, ma ormai officiata solo saltuariamente e bisognosa di restauri. Sul podio ci sono dunque tre luoghi di culto e di devozione popolare, e ben 45 beni religiosi sono nelle prime 100 posizioni, a conferma del ruolo di fulcri della comunità che le chiese ancora rivestono nell’Italia “dei mille campanili”, ma anche campanello d’allarme per la tutela di un patrimonio, ingente e diffuso, di valore storico e artistico, oltre che sociale.
Continuando a scorrere le prime dieci posizioni (classifica completa su www.iluoghidelcuore.it), si incontra al 4° posto la Via Vandelli, tra Emilia-Romagna e Toscana, una delle prime strade carrozzabili realizzate in Europa nelXVIII secolo, di cui ancora si conservano tratti integri nell’Appennino Tosco-Emiliano, votata da 26.261 persone perché venga valorizzata come Cammino, seguita al 5° posto dalla Casa del Mutilato di Alessandria, con 25.350 voti, rilevante edificio degli anni ’40 del Novecento in abbandono, destinato però a diventare sede della sezione locale di Confindustria. E ancora, al 6° posto con 22.890 voti la Basilica dei Fieschi a Cogorno (GE), uno dei monumenti meglio conservati tra romanico e gotico della Liguria, al 7° posto la Chiesa di Santa Maria di Castello, anch’essa ad Alessandria, che ha raccolto 22.574 voti grazie a una mobilitazione nata a novembre scorso dopo un crollo che l’ha danneggiata, mentre all’8° posto si trova, con 20.194 voti, il vincitore della classifica speciale dedicata nel 2022 a “I Borghi e i loro luoghi”: il borgo medievale di Cremolino, nell’alto Monferrato, in cima a una collina circondata dai vigneti e affacciata sulle Alpi, in cerca di rilancio e valorizzazione. In coda, al 9° posto con 19.001 segnalazioni il Villaggio operaio di Crespi d’Adda a Capriate San Gervasio (BG), sorto a partire dal 1878 e inserito nel 1995 dall’UNESCO nella Lista del Patrimonio Mondiale per la sua eccezionale integrità, che necessita però di interventi conservativi, e al 10° posto Villa Mirabellino nel Parco della Reggia di Monza, edificata nel 1776 dall’architetto Giulio Galliori per il cardinale Angelo Maria Durini, da decenni in totale abbandono e votata da 17.933 persone per sollecitarne il restauro.
Non mancano in alta classifica i paesaggi culturali – categoria riconosciuta tra i beni Patrimonio dell’Umanità censiti dall’UNESCO -, luoghi in cui l’opera dell’Uomo si fonde con quella della Natura: oltre alla 4ª posizione di Via Vandelli, al 13° posto con 15.593 voti si trova un luogo dal significativo nome “il nostro Carso”, un’area naturale tra le province di Gorizia e Trieste, duramente colpita da un recente incendio estivo, mentre al 18° posto, la Fascia olivata tra Assisi e Spoleto, votata da 12.738 persone, che per oltre 40 chilometri caratterizza il territorio umbro e la sua tradizione di coltivazione degli ulivi.
In un’edizione che ha visto arrivare i maggiori flussi di voti da Piemonte (246.553 voti), Lombardia (241.774 voti) e Sicilia (134.947 voti), merita di essere segnalato l’eccezionale risultato di un territorio dove da anni “I Luoghi del Cuore” sono profondamente radicati. Regine indiscusse del censimento 2022 sono la città e la provincia di Alessandria, che annoverano ben quattro luoghi nelle prime dieci posizioni. Hanno dato un contributo determinante a questo successo le scuole cittadine, che hanno “adottato” tutti i luoghi in fase di voto: un’attivazione di grande significato, per l’importanza di sensibilizzare i più giovani, trasmettendo la consapevolezza di quanto il patrimonio sia un valore da preservare per il presente tanto quanto per il futuro.
Pubblicata la classifica del censimento, si apre ora la seconda fase de “I Luoghi del Cuore”, tutta rivolta agli interventi. A marzo 2023 il FAI lancerà un bando per raccogliere i progetti di intervento che verranno sostenuti: i quattro vincitori – il podio e il primo classificato della sezione speciale dedicata a “I Borghi e i loro luoghi” – parteciperanno di diritto, ma potranno presentare un progetto – attraverso gli enti proprietari – tutti i luoghi che hanno raggiunto la soglia minima di 2.500 voti. Dovranno essere progetti concreti, di recupero o di valorizzazione, con tempi di realizzazione certi e cofinanziamenti che permettano di ampliare l’impatto dei contributi stanziati da FAI e Intesa Sanpaolo. I tre vincitori nazionali beneficeranno rispettivamente di 50.000, 40.000 e 30.000 euro, mentre al borgo di Cremolino spetterà il premio speciale Intesa Sanpaolo, di 20.000 euro, sempre a fronte della presentazione di un progetto. Il bando, che sarà come sempre corredato da una serie di parametri di valutazione, stanzierà contributi fino a 30.000 euro per ciascun luogo.
NOVITà 2023: IL CONTEST NAZIONALE “NARRATE, GENTE, LA VOSTRA TERRA”
Il 2023 porta con sé un nuovo progetto: un contest, dal titolo “Narrate, gente, la vostra terra”, dedicato alla valorizzazione dei luoghi del cuore attraverso il racconto, che nasce da un’idea dello scrittore Antonio Scurati e della giornalista Marta Stella. Gli italiani sono invitati a narrare il proprio luogo del cuore in un racconto vocale che potrà essere una descrizione o un ricordo, una celebrazione o un messaggio intimo e personale. Il progetto parte con il contributo di personaggi del mondo della cultura che hanno scelto di donare al FAI la propria narrazione, tra cui Alessandro Baricco, Sonia Bergamasco, Francesco Guccini, Valeria Parrella, Francesco Piccolo, Bianca Pitzorno, Massimo Popolizio e Stefania Rocca. Si potrà inviare il proprio messaggio vocale, seguendo le istruzioni su www.iluoghidelcuore.it, da oggi al 15 settembre 2023. I migliori saranno veicolati periodicamente sui canali digitali del FAI e il vincitore sarà annunciato a novembre; il luogo oggetto della sua narrazione beneficerà di un progetto di valorizzazione del valore di 5.000 euro a cura del FAI.
“Io credo che raccontare la propria terra sia una manifestazione d’amore, un modo per prendersene cura, per custodirla. Mai come in questo momento storico, di fronte alla gravissima emergenza ambientale e crisi climatica, l’Italia ci chiama a prendercene cura, a custodirla e ad amarla. Spero che tantissimi italiani rispondano al nostro appello contribuendo a disegnare una mappa sentimentale del nostro meraviglioso e fragile Paese” dichiara Antonio Scurati.
Anche nell’edizione 2022 del censimento la lista dei siti amati è ricca di luoghi sorprendenti e di storie toccanti. Ne sono esempio il Cimitero Vecchio di Santo Stefano di Camastra (ME), le cui 90 tombe ottocentesche, originariamente rivestite di maioliche, oggi solo in parte conservate, necessitano di restauro; i Castelli Tapparelli d’Azeglio a Lagnasco (CN), complesso di proprietà del Comune con tre diversi edifici nati sul finire dell’XI secolo e sviluppatisi fino al XVIII, che ha bisogno di fondi per il restauro e l’apertura al pubblico; il Circolo Combattenti e Reduci a Milano, un luogo ricco di memoria, il cui giardino verrà distrutto con la realizzazione di un nuovo progetto urbanistico; Villa Verdi a Villanova sull’Arda (PC), la dimora che Giuseppe Verdi scelse per oltre cinquant’anni, oggi chiusa ai visitatori e da novembre 2022 in attesa di essere messa all’asta. E ancora, la Chiesa di Santa Maria delle Tinte a Pergola (PU), piccolo gioiello che sorprende per il contrasto tra esterno in laterizi e interno in stucco bianco con una ricca decorazione barocca, gravemente danneggiata dall’alluvione che ha colpito le Marche a settembre 2022; il Barco della Regina Caterina Cornaro ad Altivole (TV) singolare incrocio tra castello e villa veneta, ricco di storia, oggi in stato di abbandono e bisognoso di numerosi restauri; la Salina Camillone di Cervia (RA), dove si produce ancora il sale con il metodo antico e con gli attrezzi in legno; e l’isola dell’Asinara a Porto Torres (SS), luogo di grande valore ambientale e paesaggistico che merita di essere tutelato e valorizzato.
Dal 2004 Intesa Sanpaolo affianca il FAI in questa iniziativa a favore della tutela e della valorizzazione delle bellezze artistiche e naturali del Paese, ambito che vede il Gruppo impegnato in prima persona. A questo si aggiunge la capillare diffusione sul territorio italiano che asseconda la presenza della Banca distribuita in tutte le regioni italiane.
Il censimento è stato realizzato con il Patrocinio del Ministero della Cultura.
Rai è Main Media Partner del FAI e supporta l’XI edizione del Censimento “I Luoghi del Cuore”, riconfermando l’impegno del Servizio Pubblico multimediale alla promozione, cura e tutela del patrimonio culturale, artistico e paesaggistico italiano.
PRIMI DIECI “LUOGHI DEL CUORE” IN CLASSIFICA NAZIONALE
Chiesetta di San Pietro dei Samari nel Parco di Gallipoli (LE) – 1° CLASSIFICATO CON 51.443 VOTI
Situata fuori dalla città di Gallipoli, in un’area di campagna a ridosso della Statale 274 per Leuca, nel Parco Regionale Litorale di Punta Pizzo – Isola di Sant’Andrea, a poco più di un chilometro dal mare, si trova la Chiesetta di San Pietro dei Samari. Il suo nome, così come quello del vicino Fosso dei Samari, corso d’acqua che scorre tra le colline dell’entroterra e le dune costiere delle spiagge, si lega a un episodio narrato nell’iscrizione che corre sulla cornice dell’avancorpo della chiesa, aggiunto nel XIX secolo come abitazione del sacerdote. L’iscrizione attribuisce la fondazione dell’edificio sacro a Ugo di Lusignano, condottiero dei Crociati, ritornato dalla Palestina nel 1148 e sbarcato a Gallipoli. La stessa iscrizione racconta che il militare fondò la chiesetta nel luogo in cui San Pietro, reduce dalla Samaria, avrebbe celebrato una Messa. Caratterizzata da cupole emisferiche databili tra XII e XIII secolo d.C. e formata da due ambienti a pianta quadrata, la Chiesa dei Samari è l’unico esempio nella provincia di Lecce del fenomeno architettonico delle chiese a cupole in asse, che compare in Puglia, derivato da modelli orientali, tra X e XII secolo. Spoglia e priva di decorazioni, è un luogo rimasto per decenni in stato di abbandono, ha già subito dei crolli ed è attualmente inagibile; il Comune, che l’ha acquisita in comodato d’uso ventennale dai proprietari privati, sta lavorando a un progetto per i primi, urgenti restauri. Proprio per auspicarne il recupero il comitato “Amici del Parco naturale Isola S. Andrea – Litorale Punta Pizzo” ne ha promosso la raccolta voti al censimento del FAI 2022. L’attrice Stefania Rocca sostiene la chiesetta dei Samari come suo “Luogo del Cuore”.
Museo dei Misteri di Campobasso – 2° CLASSIFICATO CON 32.271 VOTI
Inaugurato nel 2006, il Museo dei Misteri è dedicato alle installazioni, dette “Ingegni”, ideate e realizzate dallo scultore campobassano Paolo Saverio Di Zinno a metà del Settecento e che, da oltre 260 anni, vengono portate in processione per le vie della città nel giorno del Corpus Domini. A sfilare sono 13 ingegni e ben 76 personaggi: 58 bambini, 16 adulti, un agnello (sul Mistero di Abramo) e un cagnolino (sul Mistero di San Rocco). Negli anni l’Associazione Misteri e Tradizioni di Campobasso, che si occupa della valorizzazione del Museo, ha raccolto anche un ricco patrimonio documentario, audiovisivo e demo-etno-antropologico: l’archivio conta più di 80.000 fotografie che ritraggono l’evento dalla fine dell’Ottocento a oggi. Oltre alle foto, si sta ampliando anche la sezione “filmati”, amatoriali e inediti, realizzati a partire dal 1929. Il Museo nasce nel luogo, non monumentale, in cui gli ingegni vengono conservati durante l’anno, dove avviene la vestizione dei figuranti e dal quale parte la processione annuale. Il comitato “Associazione Misteri e Tradizioni di Campobasso” intende continuare la valorizzazione di questo spazio realizzando alcune migliorie negli ambienti espositivi, per rendere più coinvolgente l’esperienza del visitatore. Sono numerosi i personaggi dello spettacolo che hanno espresso il loro supporto per questo Luogo del Cuore: attori come Daniela Terreri ed Edoardo Siravo, il cantante Antonello Carozza e il giornalista sportivo Riccardo Cucchi. Gli ingegni di Campobasso hanno inoltre ispirato la regista Alice Rohrwacher per il suo cortometraggio “Pupille”, candidato agli Oscar 2023 nella categoria Best live action short.
Chiesa di San Giacomo della Vittoria, Alessandria – 3° CLASSIFICATO CON 31.028 VOTI
La costruzione della Chiesa di San Giacomo della Vittoria, nel centro di Alessandria, è legata a un fatto d’arme glorioso: la vittoria riportata il 25 luglio 1391 – giorno di San Giacomo – dagli alessandrini e dalle truppe di Gian Galeazzo Visconti guidate da Jacopo dal Verme contro la lega antiviscontea condotta da Giovanni III d’Armagnac alle porte della città. L’edificio originario, fondato nello stesso 1391, subì profondi rimaneggiamenti nei secoli successivi e fu destinato anche a utilizzi diversi e impropri (caserma, magazzino, ospedale). Oggi si presenta ad aula unica con volta a botte, ricca di motivi decorativi ad affresco e cornici in stucco dorato riconducibili agli anni ’50 e ’60 dell’Ottocento. Restano pochi elementi della costruzione originaria, tra cui un affresco di fine Trecento con la Madonna del Latte. La chiesa conserva, inoltre, numerosissimi ex voto e ha un valore devozionale importante per gli alessandrini. Sono tre i comitati attivi nella promozione di questo luogo di culto, appoggiati anche dalla Delegazione FAI di Alessandria, sempre molto attiva attraverso il censimento a favore del patrimonio culturale locale: “Associazione Spazioidea”, “Insieme per Alessandria” e “Per San Giacomo”. L’obiettivo principale della raccolta voti è sensibilizzare la collettività sugli urgenti lavori di manutenzione, pulitura e restauro degli affreschi della volta, di cui la chiesa, officiata ormai solo saltuariamente, necessita.
Via Vandelli: la madre di tutte le strade moderne, Emilia-Romagna e Toscana – 4° CLASSIFICATO CON 26.261 VOTI
Via Vandelli è la leggendaria strada “illuminista” del Ducato Estense, progettata attraverso l’Appennino Tosco-Emiliano e le Alpi Apuane, tra Emilia-Romagna e Toscana. Fu voluta dal duca Francesco III d’Este per collegare i centri del potere estense e in particolare la sua capitale, Modena, al mar Tirreno, per lo sviluppo del commercio dalla Pianura Padana al porto di Massa. I 172 chilometri dell’ardita infrastruttura carrozzabile – che oggi tocca 21 Comuni – furono realizzati a partire dal 1739 dall’abate, cartografo e matematico Domenico Vandelli, inventore delle isoipse, le curve di livello che ancora oggi vengono utilizzate dai cartografi. Lungo il percorso, che culmina nel Passo della Tambura a 1.620 metri e che copre un dislivello complessivo di quasi 5.400 metri, si conservano tratti lastricati originari e sono ancora individuabili le tracce degli edifici, voluti dal Vandelli, con la funzione di osterie, stazioni di posta e rifugi per i viaggiatori. Il tratto più spettacolare, nonché l’apice dal punto di vista tecnico e ingegneristico, è la discesa Campaniletti-Massa che, con 6 chilometri di muri a secco realizzati dal Vandelli per sostenere la carrozzabile, scende dalle Apuane al mare. La Via, oggi, sparisce a tratti, assorbita dalla vegetazione e dalle infrastrutture stradali moderne. Le parti lastricate – in particolare quella della “Selva romanesca” nel Comune di Frassinoro (MO) – hanno bisogno di un intervento di ripristino ed è necessaria un’adeguata cartellonistica, che fornisca indicazioni e informazioni per promuovere la Via come Cammino, aiutandone la percorribilità. A supportare questi obiettivi, il comitato “Amici della Via Vandelli” ha promosso la raccolta voti al censimento “I Luoghi del Cuore” 2022 attivando Comuni e sezioni CAI, riunendo amici e viandanti, tra cui il pilota di rally Paolo Andreucci, che ne fa da testimonial.
Casa del Mutilato, Alessandria – 5° CLASSIFICATO CON 25.350 VOTI
Promossa dalla Sezione locale dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra già dalla metà degli anni Trenta, la Casa del Mutilato fu costruita nel 1938-40 per dare una sede moderna e decorosa all’associazione e alle altre organizzazioni minori del settore. Il progetto fu affidato all’ingegner Venanzio Guerci, tra i protagonisti dell’urbanistica alessandrina del periodo. Pur volendo realizzare un palazzo che si distinguesse “per modernità, proporzioni e forma” dalla case private, Guerci creò un edificio in bilico tra il razionalismo tipico dell’epoca e i canoni di inizio Novecento. Tra gli elementi di spicco troviamo la grande balconata per dare lustro agli oratori, il corpo sporgente finestrato per potenziare la luminosità e, all’interno, la concentrazione degli spazi comuni al pianterreno e nel seminterrato, per agevolare la frequentazione da parte di persone gravemente ferite in guerra. A decorare la nuova costruzione furono chiamati i maggiori artisti della provincia, tra cui Alberto Caffassi, autore del grande dipinto murale nel salone delle adunanze sul piano rialzato, con il quale si voleva celebrare il “Sacrificio del Reduce” e la vittoria italiana nella Grande Guerra. A gennaio 2022 Confindustria Alessandria ha annunciato che proprio nella Casa del Mutilato avrà la sua nuova “casa”, ponendosi l’obiettivo, dopo anni di abbandono, di ridare accessibilità all’edificio e aprire anche al pubblico gli spazi e gli ambienti. Il comitato “Insieme per Alessandria”, che riunisce tante associazioni di volontari del territorio, si è attivato per la raccolta voti all’11° censimento “I Luoghi del Cuore”, per mantenere alta l’attenzione su questo luogo a lungo in degrado.
Basilica dei Fieschi, Cogorno (GE) – 6° CLASSIFICATO CON 22.890 VOTI
La Basilica, uno tra i più rilevanti monumenti tra romanico e gotico in Liguria, si trova a San Salvatore dei Fieschi, parte del Comune sparso di Cogorno, la cui storia è plasmata dalla famiglia genovese dei Fieschi, protagonista di un’espansione territoriale tra XII e XIII secolo nella Liguria di Levante. La sua edificazione è legata alla lotta tra l’imperatore Federico II di Svevia e papa Innocenzo IV, al secolo Sinibaldo Fieschi. Nel 1245 Federico II, per vendicarsi della scomunica del papa, fece saccheggiare i possedimenti della famiglia a San Salvatore, oltre ad altre devastazioni. Sulle rovine del borgo, Innocenzo IV e il nipote Ottobono Fieschi, futuro papa Adriano V, ordinarono la fondazione della basilica, eretta dai Magistri Antelami che da più di un secolo operavano a Genova nella costruzione degli edifici in muratura della città. I lavori vennero terminati nel 1252: un’iscrizione sull’architrave del portale ricorda l’evento. Lo schema planimetrico è quello basilicale, a tre navate; la facciata presenta il caratteristico rivestimento bicromo a fasce alternate in ardesia e marmo bianco. Al centro spicca un ampio rosone sormontato da archetti romanici. La raccolta voti al censimento “I Luoghi del Cuore” 2022, guidata dal Parroco, ha coinvolto tutti i cittadini ed è stata supportata dal comitato “Distretto Ardesia Ligure” e da studenti e insegnanti delle scuole del territorio, per tenere alta l’attenzione sulla necessità di interventi e per promuoverne la conoscenza.
Chiesa di Santa Maria di Castello, Alessandria – 7° CLASSIFICATO CON 22.574 VOTI
La Chiesa di Santa Maria di Castello nasce in epoca medievale come chiesa “infra castrum”, in posizione centrale nella città. Non vi sono però testimonianze dirette della posa della prima pietra dell’edificio, né del lungo cantiere aperto dal 1486 al 1545, anno della consacrazione della chiesa in una forma vicina a quella che oggi conosciamo. In seguito alla soppressione del 1798 e alla separazione dell’annesso monastero dalla chiesa, inizia un periodo di grave decadenza del complesso; a seguito di una scossa di terremoto avvenuta nel 1820, il monumento subì rilevanti lavori negli anni 1842-43. I primi cinquant’anni dell’Ottocento coincidono però anche con la ripresa di possesso della chiesa da parte della città, dopo i secoli in cui Santa Maria di Castello era stata un corpo a sé, cuore dell’insediamento canonicale più che edificio di culto urbano. Gli anni che vanno dal 1886 al 1932 vedono Santa Maria al centro di tre campagne di restauro. Elemento di continuità all’interno di questo periodo è la figura di Francesco Gasparolo (1858-1930) per la vastità e la metodicità delle ricerche. Si eseguono alcune prove di scavo che attestano per la prima volta le origini antiche del monumento. Una nuova campagna di scavi negli anni 1970-73 porta alla luce la zona archeologica con i resti di una chiesa preromanica ad aula con una grande abside risalente al secolo VIII e una seconda con impianto romanico triabsidato del X-XI secolo, studiati solo a partire dalla metà degli anni Ottanta. Sono quattro i comitati che si sono mobilitati al censimento, a fine novembre, a seguito del crollo di una porzione del cornicione sul fianco destro della chiesa, con l’obiettivo di ottenere i fondi per il recupero dell’edificio.
Castello e borgo, Cremolino (AL) – 8° CLASSIFICATO CON 20.194 VOTI
Borgo di origine medievale dell’Alto Monferrato, Cremolino ha rivestito nella storia piemontese un ruolo importante, sia perché zona di confine con la Repubblica di Genova, sia perché i Malaspina – signori di Cremolino per oltre due secoli dal 1240 – erano vicari imperiali del marchese del Monferrato, con giurisdizione sui diversi castelli e territori a loro assoggettati (Bandita, Morbello, Rocca Grimalda, Morsasco). Il castello che corona il borgo sorge su una collina circondata da vigneti che domina le due valli dell’Orba (Ovada) e della Bormida (Acqui Terme), balcone naturale che si affaccia sulle Alpi, con il Monviso che svetta sullo sfondo. Nato come punto di avvistamento e difesa, il maniero ha conservato l’aspetto della sua struttura originaria trecentesca: un quadrilatero irregolare con quattro torri poste ai lati, la cinta muraria e il ponte levatoio. All’interno del borgo sono ancora oggi visibili pozzi e cisterne per la raccolta dell’acqua, elemento indispensabile in particolare in caso di assedi. Per valorizzare e promuovere la conoscenza del borgo, il cui sentiero panoramico necessita di manutenzione straordinaria, il comitato “Cremolino è orgoglio, l’orgoglio è Cremolino” ha promosso la raccolta voti al censimento del FAI 2022.
Il castello e borgo di Cremolino è il luogo vincitore della classifica speciale “I Borghi e i loro luoghi”.
Villaggio operaio di Crespi d’Adda, Capriate San Gervasio (BG) – 9° CLASSIFICATO CON 19.001 VOTI
Sulla punta dell’“Isola Bergamasca”, penisola dove il fiume Brembo confluisce nel fiume Adda, proprio per la sua posizione strategica, che permetteva la produzione di energia elettrica tramite lo sfruttamento dell’acqua corrente, due imprenditori tessili e filantropi – Cristoforo Benigno Crespi e suo figlio Silvio Benigno Crespi – fondarono qui nel 1878 uno dei primi villaggi operai. Vi abitavano i lavoratori del cotonificio con le loro famiglie, per le quali vennero realizzati importanti servizi: la chiesa, la scuola, un ospedale, un circolo ricreativo, un teatro, un emporio, due lavatoi, dei bagni pubblici e persino dei campi sportivi e un parco. Il cotonificio ha operato fino al 2004 e l’intero villaggio nel 1995 è stato riconosciuto Patrimonio dell’Umanità UNESCO “in quanto esempio eccezionale” delle scelte di “industriali illuminati che andavano incontro alle esigenze dei lavoratori” e per l’integrità della sua struttura. Il comitato “Associazione Pro Crespi”, in collaborazione con la Delegazione FAI di Bergamo, ha partecipato al censimento “I Luoghi del Cuore” 2022 con l’obiettivo di continuare a valorizzare il sito e promuovere le necessità di recupero della Chiesa Parrocchiale del Santissimo Nome di Maria – copia esatta della chiesa rinascimentale di Santa Maria di Piazza a Busto Arsizio (VA), città da cui provenivano la moglie di Cristoforo Crespi – e della pineta storica.
Villa Mirabellino nel Parco della Reggia, Monza – 10° CLASSIFICATO CON 17.993 VOTI
La Villa fu edificata nel 1776 dall’architetto Giulio Galliori, su committenza del cardinale Angelo Maria Durini, come dépendance per ospitare gli invitati del suo circolo letterario: il suo giardino la collega visivamente, con un cannocchiale prospettico, con Villa Mirabello. Lasciata in eredità ai Trivulzio, fu in seguito usata da famiglie imperiali francesi e austriache finché, nel 1805, venne acquistata da Eugenio de Beauharnais, viceré d’Italia e principe di Venezia, che la donò alla moglie Augusta Amalia di Baviera. Il complesso fu inglobato nel Parco della Villa Reale, realizzato tra 1805 e 1808 su progetto di Luigi Canonica e gli esterni furono rimaneggiati a metà del secolo, alterando le linee originarie. Nel 1919 l’insieme di parco ed edifici passò dalla Corona al Regio Demanio e nel 1920 Villa Mirabellino venne consegnata all’Opera nazionale pro Orfani e Infanti di guerra; nel 1942 venne data in concessione gratuita ai Comuni di Milano e Monza e alcuni anni dopo l’Amministrazione milanese vi insediò una colonia elioterapica, con la realizzazione di una serie di interventi che snaturarono completamente lo spazio interno. Da decenni l’edificio, deturpato da atti vandalici, versa in uno stato di totale abbandono e la raccolta voti al censimento del FAI 2022 è stata promossa dal comitato “Amici del Mirabellino” con l’obiettivo di sensibilizzare sull’urgenza di un restauro conservativo e di individuare una nuova destinazione d’uso.
PRIMI “LUOGHI DEL CUORE” CLASSIFICATI PER REGIONE
ABRUZZO E LAZIO
Ferrovia del Centro Italia – 27° CLASSIFICATO NAZIONALE CON 8.560 VOTI
Quasi a rappresentare la cintura del nostro Paese, la Ferrovia del Centro Italia si snoda tra Abruzzo, Umbria e Lazio. Percorrendo oltre 163 chilometri, da Sulmona giunge a Terni passando per L’Aquila e Rieti. Il suo punto più alto si trova in corrispondenza della Sella di Corno (989 metri s.l.m.) ed è anche quello con maggior pendenza dell’intera rete ferroviaria a scartamento ridotto. Inaugurata il 28 ottobre 1883, nei suoi quasi 140 anni di vita la ferrovia è stata essenziale per gli spostamenti dei pendolari, anche se nella seconda metà del Novecento, con lo sviluppo del trasporto su strada, ha perso la sua funzione di struttura strategica nei viaggi interregionali. Negli ultimi anni è stata riscoperta, grazie alla diffusione di un turismo lento legato agli antichi mezzi di trasporto e ai borghi che collega. In questo senso, anche i diversissimi e scenografici paesaggi che attraversa hanno molto influito sul suo rilancio: la Valle Peligna fino alle strette gole di San Venanzio (Abruzzo), la via Salaria costruita dai romani più di duemila anni fa, i campanili medievali che svettano sulla città di Rieti. E ancora, è possibile sostare a Contigliano per visitare la Chiesa Collegiata, a Greccio dove San Francesco nella notte di Natale del 1223 diede inizio alla tradizione del presepe, oppure alla Cascata delle Marmore, il più alto salto artificiale d’Europa con i suoi 165 metri di altezza. Per richiamare l’attenzione delle istituzioni sulla necessità di conservazione e cura di questa antica infrastruttura che ha un grande potenziale nell’ambito del turismo ferroviario, il comitato “Ferrovia del Centro Italia” si è attivato al censimento “I Luoghi del Cuore” 2022, coinvolgendo il Rotary Club di Rieti e l’Associazione Riattivati Rieti, già impegnata a far conoscere i treni storici.
BASILICATA
Chiesa e Monastero della SS. Annunziata, Genzano di Lucania (PZ) – 21° CLASSIFICATO NAZIONALE CON 10.481 VOTI
Il Monastero della Santissima Annunziata è uno dei più antichi insediamenti francescani della Basilicata. Fondato nel 1321 dalla nobildonna Aquilina Sancia di Monteserico, si trova all’estremità nord del promontorio su cui sorgeva l’antico borgo fortificato di Genzano, a poca distanza dal tratto lucano dell’Appia Antica. Per esigenze militari, nel 1349 fu fatto demolire; ma dopo pochi anni fu ricostruito da Roberto Sanseverino, genero di Aquilina, che voleva essere assolto dalla scomunica ricevuta da papa Clemente VI. La ricostruzione avvenne seguendo i caratteri architettonici dell’edilizia locale, con sobrie rifiniture in linea con i canoni di povertà francescani. Attigua al monastero, sull’altro lato del chiostro, fu edificata la chiesa. La struttura attuale, a forma di ottagono irregolare coperto da una volta a botte, è frutto di una trasformazione successiva. Fino al 1905 il cenobio è stato abitato dalle religiose dell’Ordine di Santa Chiara; in seguito, divenuto proprietà del Comune di Genzano di Lucania, è stato adibito a usi civili, e poi è stato abbandonato. La raccolta voti al censimento del FAI 2022 vuole essere il motore per promuovere e tutelare questo luogo caro ai cittadini di Genzano.
CALABRIA
Museo Mulino Belsito, San Giovanni in Fiore (CS) – 20° CLASSIFICATO NAZIONALE CON 11.132 VOTI
Il mulino a cilindri fondato da Vito Belsito nel 1920 è il primo mulino elettrico della Calabria e rappresenta un esempio di attività a conduzione familiare trasmessa di padre in figlio per diverse generazioni fino al 2007, quando ha cessato la sua produttività. Il tipo di impianto viene considerato da esperti di archeologia industriale uno dei pochi esempi di tecnologia degli anni Venti del secolo scorso perfettamente conservato: al suo interno si trovano Laminatoi Golfetto e Officine Meccaniche Riunite, lavagrano, brillatoio, spazzolatrice, cassoni di essiccazione, due motori trifase Ganz e quadro elettrico, tutto originale. Durante la Seconda Guerra Mondiale il mulino lavorava per garantire gli approvvigionamenti alimentari per le truppe militari dislocate in Africa, imbarcando la farina prodotta dal porto di Crotone. Per questo motivo era anche provvisto di sirena in caso di bombardamento aereo. Oggi il Museo Mulino è aperto in alcuni periodi dell’anno ed è visitabile gratuitamente. Chi ha promosso la candidatura del luogo al censimento “I Luoghi del Cuore” 2022 vuole farne conoscere l’eccezionalità, auspicando che le istituzioni locali si attivino per trasformarlo in un museo stabile.
CAMPANIA
Castello Ducale, Marigliano (NA) – 12° CLASSIFICATO NAZIONALE CON 17.091 VOTI
Il Castello Ducale è la prima fortezza di difesa e controllo del centro abitato di Marigliano. Secondo alcune fonti storiche esisteva già nel 1134, quando apparteneva al normanno Roberto di Medania, conte di Acerra. L’edificio è situato lungo uno dei lati del circuito murario normanno e angioino, realizzato in tufo giallo e pietra lavica; ai suoi angoli sorgono quattro torri cilindriche. Dal XIII secolo vi si avvicendarono alcune tra le principali casate del territorio, dagli Angiò agli Aragona ai Carafa, fino alla cessione nel 1633 alla famiglia dei Mastrilli, che ottenne così il titolo di duchi di Marigliano. Ingenti lavori nell’arco del XVIII secolo diedero al castello l’aspetto attuale, lontano da quello del maniero medievale. Dopo la morte dell’ultimo proprietario – Giulio Mastrilli – l’edificio, ereditato dalla famiglia della moglie, venne venduto: nel 1935 fu acquistato dalla Provincia napoletana della Congregazione delle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli, che tutt’oggi ne è proprietaria. Il Castello è stato votato al censimento del FAI 2022 affinché venga conosciuto al di fuori di Marigliano e possa diventarne un attrattore culturale.
EMILIA-ROMAGNA E TOSCANA
Via Vandelli: la madre di tutte le strade moderne – 4° CLASSIFICATO NAZIONALE CON 26.261 VOTI
Vedi descrizione sopra, tra i “Primi dieci luoghi in classifica nazionale”
FRIULI VENEZIA GIULIA
Il nostro Carso – Naš Kras, Trieste e Gorizia – 13° CLASSIFICATO NAZIONALE CON 15.593 VOTI
Pietra, roccia. Questo è il significato della radice di origine paleoindoeuropea “kar” o “karra”, che si cela dietro il nome italiano Carso, sloveno e croato Kras, friulano Cjars o tedesco Karst. Il Carso è un altopiano roccioso, suddiviso politicamente fra Italia (province di Gorizia e Trieste), Slovenia e Croazia. Il suo territorio si estende per 700 chilometri quadrati, annoverando diverse Riserve Naturali e aree protette, come a Doberdò del Lago (GO). La sua principale caratteristica è la composizione calcarea delle rocce, che le rende permeabili all’acqua: un unicum al punto che, in tutto il mondo, aree con composizione del suolo simile sono denominate “zone carsiche” e fenomeni naturali di questo tipo sono definiti con il termine scientifico “carsismo”. La siccità e gli incendi che hanno colpito questa zona negli ultimi anni stanno trasformando via via l’altopiano in una pianura di sole rocce e con poca acqua, compromettendone la flora e la fauna. A luglio 2022 diversi incendi boschivi hanno coinvolto 406 ettari di carso italiano – nel territorio di Doberdò del Lago, in particolare nella frazione di Devetachi, limitrofa a quella in cui si trova la riserva – e 2.750 di quello sloveno. Per tre settimane, Italia e Slovenia, con le Istituzioni, i volontari della Protezione Civile, i Vigili del Fuoco e il Corpo Forestale, si sono dedicate all’ingente opera di spegnimento. A seguito del perdurare di questa emergenza e come risposta agli ultimi incendi, la Presidenza Regionale FAI Friuli Venezia Giulia e le Delegazioni friulane del FAI hanno deciso di promuovere la candidatura del “nostro Carso” al censimento “I Luoghi del Cuore”.
LIGURIA
Basilica dei Fieschi, Cogorno (GE) – 6° CLASSIFICATO NAZIONALE CON 22.890 VOTI
Vedi descrizione sopra, tra i “Primi dieci luoghi in classifica nazionale”
LOMBARDIA
Villaggio operaio di Crespi d’Adda, Capriate San Gervasio (BG) – 9° CLASSIFICATO NAZIONALE CON 19.001 VOTI
Vedi descrizione sopra, tra i “Primi dieci luoghi in classifica nazionale”
MARCHE
Villa e Parco Cerboni Rambelli, San Benedetto del Tronto (AP) – 41° CLASSIFICATO NAZIONALE CON 7.400 VOTI
Costruita intorno al 1870 dal medico Angelo Cerboni, la grande casa, che si articola in un corpo centrale e due laterali sovrastati da terrazze panoramiche, è un esempio di architettura signorile del XIX secolo. È circondata da un parco di 11.600 metri quadrati, percorso da vialetti e arricchito da numerose essenze arboree. Dal 2001, grazie al lascito testamentario del suo ultimo proprietario Paolo Rambelli, è proprietà del Comune di San Benedetto del Tronto. Grazie a un progetto speciale, il parco ha cominciato a essere utilizzato come spazio distensivo e terapeutico per il vicino ospedale, ma necessita di interventi di recupero, così come la villa, oggi inagibile. Dopo l’ottimo risultato ottenuto in occasione del censimento “I Luoghi del Cuore” 2020, il comitato “Amici della Villa e Parco Cerboni Rambelli” ha promosso nuovamente la raccolta voti per chiedere la riqualificazione del complesso, con l’obiettivo di farne un polo culturale per la cittadinanza.
MOLISE
Museo dei Misteri, Campobasso – 2° CLASSIFICATO NAZIONALE CON 32.271 VOTI
Vedi descrizione sopra, tra i “Primi dieci luoghi in classifica nazionale”
PIEMONTE
Chiesa di San Giacomo della Vittoria, Alessandria – 3° CLASSIFICATO NAZIONALE CON 31.028 VOTI
Vedi descrizione sopra, tra i “Primi dieci luoghi in classifica nazionale”
PUGLIA
Chiesetta di San Pietro dei Samari nel Parco di Gallipoli, Gallipoli (LE) – 1° CLASSIFICATO NAZIONALE CON 51.443 VOTI
Vedi descrizione sopra, tra i “Primi dieci luoghi in classifica nazionale”
SARDEGNA
Monastero Santa Chiara, Oristano – 30° CLASSIFICATO NAZIONALE CON 8.094 VOTI
Il complesso conventuale di Santa Chiara venne edificato nel 1343 su una preesistente chiesa per volere di Pietro III, al comando del Giudicato di Arborea, uno dei quattro regni indipendenti che si formarono tra VIII e IX secolo come conseguenza dell’isolamento della Sardegna in seguito alla dissoluzione in Occidente dell’Impero Bizantino. Realizzata in forme gotiche, la chiesa conserva ancora l’antica abside e non pochi avanzi del monastero. Nell’arcone dell’abside e in un concio situato nella facciata della chiesa, sopra la porta d’ingresso, sono ancora evidenti gli emblemi della famiglia regnante. Tra i preziosi frammenti di affreschi trecenteschi conservati all’interno, uno sembra riprodurre il giudice Mariano IV, tra i principali personaggi della dinastia, che pone il primogenito, futuro giudice Ugone III, sotto la protezione della Santa. Si conserva inoltre l’importante iscrizione del 1348 la sepoltura di Costanza di Saluzzo, moglie del giudice Pietro III, nel complesso claustrale. A partire dalla costruzione del convento, i giudici arborensi stabiliranno un rapporto particolare con il monastero e con la chiesa. È del 1356 il documento del pontefice Innocenzo VI che autorizza Timbora di Roccabertì, moglie del giudice Mariano IV, ad avere libero accesso nel monastero, in compagnia delle due figlie Eleonora e Beatrice, per sette volte l’anno. Con un documento datato 19 aprile 1369, il sovrano Mariano IV fece al monastero una larga donazione annuale in favore di 13 suore, destinando al servizio religioso due suoi cappellani. L’archivio del convento custodisce documenti preziosi, sigilli di badesse e registri contabili del XV e XVI secolo. Il comitato “Amici del Monastero”, che si è attivato per la raccolta voti al censimento “I Luoghi del Cuore” 2022 ed è formato anche dai volontari FAI di Oristano, desidera supportare le suore di clausura, che ancora vivono nel monastero, nella loro attività di promozione di questo luogo, cuore della città – dal 1076 capitale del Giudicato di Arborea – per la sua valenza storica.
SICILIA
Cimitero Vecchio, Santo Stefano di Camastra (ME) – 15° CLASSIFICATO NAZIONALE CON 13.468 VOTI
Santo Stefano di Camastra è uno dei principali centri siciliani per la produzione di ceramiche e in particolare, con una tradizione che risale al XVII secolo, di mattonelle maiolicate. Il Cimitero Vecchio, collocato a un chilometro dal centro storico, rappresenta un vero e proprio museo a cielo aperto di questa produzione. La sua unicità è rappresentata sia dalla struttura architettonica delle 96 tombe presenti, denominata alla “cappuccina”, sia dal rivestimento delle tombe stesse, costituito da mattonelle, chiamate “ambrogette”, decorate con motivi ornamentali su fondo bianco. Ne sono state contate circa 75 tipologie diverse, a testimoniare l’incontro tra conoscenza tecnica, maestranza e gusto artistico di varie scuole di ceramisti operanti nel messinese. Il cimitero, attivo dal 1878 al 1880, fu abbandonato in quell’anno in favore di quello nuovo. Sembra che le tombe qui conservate siano state ispirate da simili realizzazioni tipiche dei cimiteri del nord Africa; verso la metà dell’Ottocento, infatti, erano molto attivi i traffici marittimi di maioliche con le coste settentrionali dell’Africa, in particolare con la Tunisia. La prima sepoltura qui registrata fu quella della giovane Caterina Greco, moglie di un capitano di “barca grossa”, che pare si fosse ispirato proprio a simili manufatti incontrati nei suoi viaggi sulle coste tunisine. Negli anni Novanta la Soprintendenza dei Beni Culturali di Messina ha restaurato alcune delle tombe, ma si rendono ancora necessari lavori di manutenzione e recupero delle altre presenti: originariamente, infatti, le tombe erano completamente ricoperte di maioliche, ma negli anni alcune delle piastrelle si sono staccate e sono conservate nel museo cittadino a Palazzo Trabia. La raccolta voti spontanea, promossa al censimento “I Luoghi del Cuore” 2022, è nata proprio dal desiderio di vedere restaurate queste opere.
Il Cimitero Vecchio rientra nella classifica speciale “I Borghi e i loro luoghi”.
TRENTINO ALTO ADIGE
Chiesa di San Bartolomeo in località Pegaia, Peio (TN) – 65° CLASSIFICATO NAZIONALE CON 4.521 VOTI
La Chiesa di San Bartolomeo è situata in una radura presso il cimitero di Pegaia. È documentato che i Benedettini di Trento, già nel 1281, avessero dei possedimenti in questa località; si può dunque supporre che l’impianto primitivo della chiesa, di cui oggi resta solo la piccola cappella del presbiterio, risalga al XIII secolo. La tradizione vuole che fosse parte di un villaggio poi distrutto da una frana. L’attuale edificio fu consacrato nel 1512; l’anno successivo, sulla parete esterna absidale, Cristoforo II Baschenis dipinse tre riquadri: una Madonna col Bambino, Sant’Agostino in cattedra e un gigantesco San Cristoforo, ben visibile dalla via, a proteggere il viaggio dei pellegrini. Anche all’interno si conserva un affresco del 1513 con i Santi Apostoli. Nella parte inferiore sono visibili diversi graffiti, uno dei quali recita: “L’ano 1630 eremo circondati da la peste, santo Rocho ne guardi”. Una cancellata lignea preclude l’accesso al presbiterio che corrisponde alla primitiva cappella: un unico altare seicentesco, in legno intagliato e dorato, sostiene una pala raffigurante una Sacra Conversazione. La raccolta voti in occasione del censimento del FAI 2022 aveva l’obiettivo di promuovere e valorizzare questo luogo.
La Chiesa di San Bartolomeo rientra nella classifica speciale “I Borghi e i loro luoghi”.
UMBRIA
“Sentiero degli Ulivi”, la Fascia olivata Assisi-Spoleto, Trevi (PG) – 18° CLASSIFICATO NAZIONALE CON 12.738 VOTI
Il “Sentiero degli Ulivi” si estende in un’area pedemontana appenninica nella principale area olivicola dell’Umbria, che interessa il territorio di sei Comuni collocati nella parte centrale della regione: Assisi, Spello, Foligno, Trevi, Campello sul Clitunno e Spoleto. Il territorio della Fascia olivata, per un totale di 9.000 ettari coltivati, rappresenta un esempio di “paesaggio culturale vivente”, ovvero una creazione congiunta dell’uomo e della natura. Dall’antichità fino a oggi, il continuo miglioramento del ciclo produttivo e un ricco patrimonio di saperi e tecniche ha portato alla realizzazione di un olio di qualità apprezzato a livello mondiale. Il Sentiero, della lunghezza di circa 75 chilometri e realizzato dai CAI di Spoleto e Foligno, si snoda in questo paesaggio, per la maggior parte tra i 500 e i 600 metri di altitudine. È stato il primo territorio italiano a essere nominato, nel 2018, “Patrimonio agricolo di rilevanza mondiale” dalla FAO. Il comitato “Tutti per il Sentiero degli Ulivi” si è costituito riunendo i rappresentanti delle sei amministrazioni comunali toccate dal sentiero, le associazioni ambientaliste locali, il CAI, i produttori di olio, i rappresentanti di alcune aziende agricole e i volontari FAI di Foligno e Spoleto. L’obiettivo della partecipazione al censimento “I Luoghi del Cuore” 2022 è quello di intervenire per migliorare la segnaletica e i pannelli informativi, oltre alla sistemazione di alcuni punti pericolosi del percorso.
VALLE D’AOSTA
Vallone di Cime Bianche, Ayas (AO) – 172° CLASSIFICATO NAZIONALE CON 1.216 VOTI
Il Vallone delle Cime Bianche, di Cortot o Cortaud, rappresenta l’ultima vasta area della Val d’Ayas priva di piste da sci o impianti di risalita, di strade, centraline idroelettriche private e strutture invasive per l’ecosistema. Il vallone è un luogo di grande valore per via del suo raro, fragile, ecosistema, caratterizzato da peculiarità geologiche: tra tutte campeggiano le tre Cime Bianche (Gran Sometta, Bec Carré e Pointe Sud), la cui fascia chiara è quanto rimane delle isole coralline di un mare tropicale sconvolto dallo scontro della zolla europea con quella africana. É caratterizzato da una grande biodiversità, che gli è valsa l’elogio da parte della Società Botanica Italiana, grazie alle miriadi di polle, zone umide e macereti, torrenti e laghi d’alta quota. Il suo retaggio storico risale agli albori della presenza e del transito umano in queste terre, fino all’importante ambito Walser. È un’area archeologica rilevante per via della presenza di siti estrattivi e di lavorazione della pietra ollare, nonché di cottura della calce. É di primaria importanza a livello turistico grazie alla frequentazione estiva in aumento, all’offerta di meraviglie naturali, nonché al Tour du Mont Rose che vi transita. Per questi e altri motivi il vallone è tutelato dalla ZPS “Ambienti Glaciali del Gruppo del Monte Rosa” (IT1204220), derivata dalla rete europea Natura 2000. Il Vallone delle Cime Bianche è simbolo dell’integrità superstite dell’ambiente alpino, sempre più minacciata dall’intervento antropico. Per alzare la guardia sulla necessità di preservare uno degli ultimi baluardi di natura incontaminata ai piedi del Monte Rosa, il Vallone di Cime Bianche è stato votato al censimento “I Luoghi del Cuore” 2022.
Il Vallone di Cime Bianche rientra nella classifica speciale “I Borghi e i loro Luoghi”.
VENETO
Complesso conventuale di San Francesco della Vigna, Venezia – 25° CLASSIFICATO NAZIONALE CON 8.833 VOTI
Il grande complesso è situato nel sestiere di Castello, ai margini nordorientali di Venezia, in un’area storicamente presidiata da insediamenti religiosi. La storia del convento e della vigna a cui è legato il suo nome prende avvio nel 1253, quando il figlio del doge Pietro Ziani lascia ai Frati Minori una sua proprietà, ovvero una vigna – ancora oggi la più estesa di tutta la città – con le case e una piccola chiesa dedicata a San Marco, affinché vi si stabiliscano. Verso la fine del XIII secolo, in seguito all’aumento dei religiosi e all’accresciuta popolazione che veniva impiegata nei lavori del vicino Arsenale, i frati danno avvio alla costruzione di un insediamento stabile con chiesa e convento annesso, fondando anche un’importante biblioteca. Quest’ultimo viene ampliato alla fine del Quattrocento, ma l’episodio saliente è la ristrutturazione della chiesa, affidata dal 1534 a Jacopo Sansovino, che rielabora il proprio progetto iniziale sulla scorta delle teorie di un frate del convento, Francesco Zorzi, importante teologo cabalista, rendendo la chiesa della Vigna un esempio di enorme rilevanza per la comprensione della teoria proporzionale armonica nel Rinascimento, che si inserisce in un intreccio di aspetti culturali, riunendo musica, matematica, filosofia ed estetica. La facciata viene invece affidata nel 1564 ad Andrea Palladio e la nuova chiesa risulta finalmente consacrata il 2 agosto 1582. In occasione del censimento del FAI 2022 il bene è stato votato per il desiderio di renderlo più noto in una città ricca di tesori nascosti e per preservarne il contesto da un possibile intervento residenziale, che lo snaturerebbe. San Francesco della Vigna è stato segnalato come “Luogo del Cuore” dallo scrittore e accademico Antonio Scurati.