(PRIMAPRESS) – ROMA – Dopo lo scontro anche fisico di ieri pomeriggio alla Camera sulla riforma del Fondo Salva-Stati (MES), il premier Giuseppe Conte, nella sua seconda giornata di visita in Ghana, fa sapere di essere pronto a riferire in Aula al più presto: “Daremo chiarimenti nel dettaglio ma non decido io quando”, precisazione sibillina sia per il plurale utilizzato che per una data incerta da condividere, evidentemente, con la maggioranza di governo.Intanto dall’Unione Europea si apprende che la questione potrebbe non essere affrontata né il 4 dicembre, né al Consiglio europeo del 12 dicembre. A scatenare la rissa tra i partiti è stata l’audizione del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri davanti alla commissione Finanze del Senato ma in particolare c’è una frase che non è andata giù alle opposizioni: «Se chiedete se è possibile riaprire il negoziato, vi dico che secondo me no, il testo del Trattato è chiuso». Di qui lo scontro verbale ha oltrepassato la soglia del decoro. Dunque si tratta di un testo che non può subire variazioni alcuna, o si prende così come è o si rigetta. La questione è dunque capire come si sia arrivato a questo su un provvedimento ritenuto così importante ma dove non c’è stata nessuna discussione in parlamento. I legisti che avevano sollevato il caso, erano, tuttavia, ancora parte del governo giallo-verde e perché non avevano fatto sentire prima la loro voce?
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