MILANO – Guanti e bracciali ad alto contenuto tecnologico per sfidare la diversità e sostenere i percorsi di riabilitazione di persone colpite da traumi: la moda si mette al servizio della scienza nella linea di outfit sviluppati da Federica Barsetti, studentessa di Istituto Modartech, Scuola di Alta formazione di Pontedera, in provincia di Pisa. La collezione, intitolata emblematicamente Mana, termine tribale che significa “forza interiore”, è stata realizzata in collaborazione con l’Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
Il concept di rehab fisico e psicologico ispira capi funzionali dal taglio no-gender, in cui si inseriscono un guanto e un bracciale che – grazie a una tecnologia all’avanguardia – aumentano la percezione tattile. Il progetto è stato realizzato per essere destinato al mercato. La parte scientifica del progetto è in fase di sviluppo tecnologico e sarà testata in trial clinici nel prossimo futuro.
Il punto di partenza sono stati un bracciale e un guanto sviluppati dal Sant’Anna di Pisa per la riabilitazione di persone colpite da ictus o da altri traumi che possono causare danni permanenti o temporanei, riconducibili a limitazioni del senso tattile delle mani. Il guanto presenta al suo interno appositi sensori in grado di sostituire il senso del tatto nella persona che l’ha temporaneamente o irreversibilmente perso. A questo si aggiungono materiali che conferiscono una maggiore presa, tra cui principalmente pellami sostenibili.
Al guanto si abbina un bracciale in grado di stimolare le terminazioni nervose periferiche e promuovere quindi la plasticità cerebrale. “Questo fa sì che si abbiano maggiori input – spiega Barsetti – proprio perché l’ictus colpisce una particolare parte del cervello che il dispositivo va a stimolare”. I due accessori saranno indossati contemporaneamente, andando a completare l’outfit studiato dalla studentessa per la sua tesi di laurea in Fashion Design all’Istituto Modartech, recentemente discussa con il massimo dei voti, 110 e lode.
Gli aspetti hi-tech degli accessori sono stati realizzati da un’altra giovane donna: Rebecca Baldi, allora laureanda e oggi ricercatrice dell’Istituto di Biorobotica, coordinata dal Dott. Leonardo Cappello, relatore della tesi di Federica e di Rebecca. “Ho fatto vari incontri con l’Istituto di Biorobotica – dichiara Federica Barsetti – perché, oltre al design, c’è tutto l’aspetto scientifico da comprendere per realizzare un indumento che sia comunque funzionale”.
Il messaggio di inclusione è espresso anche nel resto della collezione, che ripercorre la storia del costume fino ad oggi. La collezione è no-gender, realizzata con tagli e misure che possono funzionare sia sul corpo di un uomo che di una donna. Alcuni accessori richiamano l’ambiente di lavoro, la cui funzionalità è stata rielaborata: un k-way si trasforma in una sacca, ad esempio. Dopo lo stage in casa Armani, Federica Barsetti è determinata a proseguire il suo percorso nel solco tra creatività e scienza.