(PRIMAPRESS) – (ROMA) – Da oggi sarà in rotazione radiofonica “Pesci rossi”, il nuovo singolo del gruppo milanese Il Cubo Di Rubik Monocromo, estratto dall’album “Picnic al mare” uscito sulle piattaforme digitali lo scorso autunno. Amare è la vera rivoluzione, il solo autentico ed eroico atto di ribellione possibile all’interno di una società sempre più soffocante che ci trasforma tutti in pesci rossi all’interno di un acquario gigante, ma vuoto. “Pesci rossi”, così come l’album da cui è tratto, parla proprio di questa forma di asfissia sociale che rende tutti, uomini e donne, ugualmente insofferenti e privi di vitalità, quasi fossero semplici scheletri. In questo scenario universale di infelicità l’amore è la nostra unica fonte di speranza. Parlando del brano, i ragazzi de Il cubo di Rubik Monocromo commentano: «A partire proprio da questa canzone, una delle nostre favorite, è nata l’idea per tutto il concept dell’album. Il brano racconta di due individui, profondamente innamorati, che si ritrovano sommersi (appunto come due “pesci rossi”) in quell’acquario che è la loro esistenza». Il videoclip di “Pesci rossi”, diretto da Francesco Collinelli, vede protagonisti i componenti della band che, ripresi in primo piano, cantano il brano trattenendo il fiato sott’acqua; la sequenza di immagini è monocromatica e statica, quasi fosse la metafora della condizione di costrizione e impotenza descritta nella canzone.
Il Cubo di Rubik Monocromo. Da cosa nasce il vostro nome?
«Era il verso di una canzone che avevamo iniziato a scrivere e che poi, per evidenti problemi di metrica, abbiamo abbandonato. Ma ci piaceva l’idea di trasformare il più famoso rompicapo del mondo in qualcosa di insensato.
Con le facce dello stesso colore il cubo di Rubik non sarebbe altro che un banalissimo antistress da tenere in mano e fare girare tra le dita senza un reale motivo. Uno di quegli oggetti apparentemente inutili ma dei quali ad un certo punto diventa impossibile separarsi. È un po’ anche la nostra visione della musica e dell’arte in generale.».
“Pesci rossi”, il vostro nuovo singolo, parla di una forma di asfissia sociale. Vi va di parlarcene?
«A partire proprio da questa canzone, una delle nostre favorite, è nata l’idea per tutto il concept dell’album. Il brano racconta di due individui, profondamente innamorati, che si ritrovano sommersi (appunto come due “pesci rossi”) in quell’acquario che è la loro esistenza.
L’ineffabile macchina che porta avanti l’intera società, della quale sono di fatto un minuscolo ingranaggio, li ha portati ad essere due semplici scheletri, spogli di ogni speranza e di ogni vitalità. Ma i due capiscono che l’unica cosa che può salvarli da questo scenario, e che li possa rendere liberi dalla loro condizione di schiavitù, è proprio il loro amore. Il loro legame diventa quindi un grande atto rivoluzionario, l’ultima eroica impresa che possa continuare a farli esistere. Fingono allora di “stare altrove”, di “ridurre il planetario un colabrodo” (il ritornello della canzone), sognando così di resistere al mondo reale. Insignificante forse, come è insignificante il sogno, ma unica via per fuggire dall’acquario e tuffarsi nel mare.».
Il videoclip ritrae una sequenza di immagini in cui trattenete il fiato sott’acqua. Com’è nata l’idea?
«L’idea del videoclip ci è venuta immedesimandoci nella sensazione di soffocamento e costrizione descritta nel brano attraverso la metafora dei pesci rossi.
Abbiamo quindi provato a cantare tutto il testo della canzone sott’acqua: il risultato è un misto di oppressione autoindotta e ironica sofferenza. Le riprese del video sono state girate da Francesco Collinelli tutte in un’unica giornata, utilizzando una piscina gonfiabile acquistata per l’occorrenza, nello stesso luogo dove abbiamo allestito il set del nostro primo videoclip (“Le parole giuste”): il giardino di casa nostra. Per l’occasione abbiamo anche adottato i veri protagonisti del video, Camillo e Robertobaggio, ovvero i pesci rossi che appaiono nella primissima sequenza, e ormai sono ufficialmente parte della band.
Ammettiamo che cantare e recitare sott’acqua non si è rivelato semplice come ci aspettavamo, e in più di un’occasione ci siamo dovuti interrompere per diverso tempo. Naturalmente, per riprendere fiato.».
Prossimi impegni a breve e lungo termine?
«Fino a fine anno staremo fermi, abbiamo iniziato a lavorare ad un nuovo disco e stiamo cercando di buttare giú qualche idea. Nel 2020 riprenderemo l’attività live. Il 10 gennaio saremo all’Ostello Bello a Como, mentre il 25 all’hibu on tap a Concorezzo.». – (PRIMAPRESS)