(PRIMAPRESS) – BERLINO – Pensare che Boris Johnson potesse incassare qualche apertura di più da Angela Merkel non ha sfiorato la mente neanche dei più ottimisti. Il giro diplomatico del premier britannico arrivato a Berlino con le intenzioni di ritornare ad un tavolo delle trattative con l’Ue sulla Brexit e non certo per suoi ripensamenti ma per la questione che riguarda la norma tra le due “Irlanda”.Per la Merkel si potrà riaprire una finestra solo se Londra sarà in grado di offrire “proposte concrete”. “La Gran Bretagna ci deve dire quali sono le sue idee”, insiste Merkel. “Non è il compito centrale della cancelliera tedesca” conoscere lo stato dei rapporti tra Irlanda e Irlanda del Nord e le “sensibilità” connesse, spiega non senza ironia la donna che non per caso ha il ritratto di Caterina la Grande sulla sua scrivania. Pertanto “per prima cosa sentiamo le proposte della Gran Bretagna”, dice la cancelliera.
Johnson ripete come un mantra che “la Gran Bretagna non può accettare l’attuale accordo con l’Ue”, puntando soprattutto sulla cancellazione ‘tout court’ del backstop dall’accordo con l’Ue. L’inquilino di Downing Street ritiene che la norma mostri “gravi, gravi lacune”, eppure ritiene che vi siano “grosse probabilità di trovare un’intesa”.
Per lui ne va della “sovranità” della Gran Bretagna: il fatto è che la norma “backstop” prevede che il Regno Unito, una volta uscito dall’Ue, rimanga nell’unione doganale europea finché non verrà trovata una soluzione definitiva al problema del confine tra l’Irlanda, che e’ membro dell’Unione europea, e l’Irlanda del Nord, che e’ britannica. “Wir schaffen das”, ce la faremo, aggiunge il premier britannico in tedesco alludendo alla celebre espressione utilizzata da Merkel nel pieno della crisi dei migranti del 2015. Lei sorride con cortesia, ma non si sa quanto abbia apprezzato.
La cancelliera spiega al suo ospite britannico – è la sua prima visita ufficiale a Berlino da quando è premier – che la norma sul backstop “è pensata solo come una regola transitoria, non come soluzione definitiva”. In partenza, si era pensato che questa soluzione definitiva potesse essere trovata in due anni, “ma forse si potrà arrivarci anche nei prossimi 30 giorni. Perché no? Siamo già un bel pezzo avanti”, insiste Merkel.
Sorrisi a parte, la cancelliera fa capire a Johnson che non ha nessuno effetto la minaccia di un ‘no deal’, sovente brandita dal successore di Theresa May: “Siamo pronti anche ad un’uscita non ordinata” della Gran Bretagna dall’Ue, scandisce Angela nella conferenza stampa congiunta con Johnson. “Si tratta di gestire l’uscita in modo tale che comunque rimangono buone le relazioni tra il Regno Unito e l’Ue, così come tra il Regno Unito e la Germania. Queste sono strette e amichevoli, e lo dovranno essere anche in futuro”. Che è un modo gentile per dire che una “hard Brexit” non è uno spauracchio nè a Bruxelles, nè a Berlino: casomai, “bisognerà negoziare per la creazione di una zona di libero scambio”, concede Merkel, senza dare molto di più.
In altre parole: di backstop si può parlare, ma di riaprire il negoziato complessivo tra Londra e Ue non se ne parla. D’altronde, proprio mentre Merkel e Johnson stanno parlando nella cancelleria, è Emmanuel Macron – che il premier britannico incontrerà domani a Parigi, seconda tappa della sua missione “pro-Brexit” – a fare la faccia dura: rinegoziare l’uscita del Regno Unito dalla Ue “non è un’opzione”, ha detto in modo secco il presidente francese commentando la lettera inviata dall’inquilino di Downing Street all’Unione europea che chiedeva appunto di tornare al tavolo delle trattative.
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