(PRIMAPRESS) – ROMA – Nella polveriera Csm, oggi fa irruzione come era prevedibile anche Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede che ha firmato la richiesta di procedura disciplinare nei confronti dei consiglieri del Csm già autosospesi Corrado Cartoni, Paolo Criscuoli e Antonio Lepre. Ma il provvedimento riguarda anche oltre Luigi Spina e Gianluigi Morlini, già dimessisi da consiglieri. Il Guardasigilli, condividendo a pieno il provvedimento del procuratore generale della corte di Cassazione, ha avanzato ulteriori contestazioni. Il ministro Bonafede continua a muoversi nel solco di quella compattezza delle istituzioni che ha promosso fin dall’inizio della vicenda che sta investendo il Csm. Il Pg della Cassazione, Riccardo Fuzio, ieri ha promosso l’azione disciplinare nei confronti dei quattro consiglieri togati del Csm, che si sono autosospesi per la vicenda degli incontri con l’ex presidente dell’Anm Luca Palamara e i deputati del Pd Cosimo Ferri e Luca Lotti sulla nomina del nuovo procuratore di Roma. PG Fuzio: contro Creazzo ideata strategia Una “strategia di danneggiamento” del procuratore capo di Firenze, Giuseppe Creazzo, candidato, con Marcello Viola e Franco Lo Voi, a succedere a Giuseppe Pignatone alla guida della procura di Roma. E’ quella che è stata prefigurata nella riunione notturna del 9 maggio scorso a cui i togati del Csm autosospesi Antonio Lepre, Corrado Cartoni e Paolo Criscuoli e i dimissionari Gianluigi Morlini e Luigi Spina presero parte con i deputati Pd Luca Lotti e Cosimo Ferri e il pm di Roma Luca Palamara (indagato a Perugia per corruzione). È quanto emerge dall’atto con cui il pg di Cassazione Riccardo Fuzio ha comunicato l’avvio dell’azione disciplinare per i cinque consiglieri di Palazzo dei Marescialli. In questa riunione, si legge nel documento, “erano state delineate e affrontate, anche al fine di una loro enfatizzazione, vicende che concernerebbero il dottor Creazzo, ipoteticamente ostative alla designazione”: un “comportamento gravemente scorretto”, ha osservato il pg, “nei confronti non soltanto dei soggetti istituzionali deputati” alle nomine dei dirigenti degli uffici giudiziari, ma anche “dei magistrati legittimamente ad esse aspiranti”. Per il pg di Cassazione, poi, non ci sono dubbi: quell’incontro del 9 maggio con i due deputati è stato “perfettamente programmato” per “tutti, indistintamente, i soggetti chiamati a parteciparvi”: non è stata, dunque, “una riunione né casuale e neppure estemporanea, con riferimento sia all’oggetto della discussione sia ai soggetti chiamati a intervenire”. “Ciascuno dei partecipi – si legge nell’atto di incolpazione – conosceva perfettamente e preventivamente di cosa si sarebbe discusso e chi sarebbe intervenuto”. – (PRIMAPRESS)