(PRIMAPRESS) – MILANO – Che il retail stia cambiando pelle e cerchi nuove strategie è argomento centrale tanto da essere entrato anche nei temi del Forum dell’Economia di Ambrosetti a Cernobbio. Esaltare l’esperienza negli spazi aziendali e nei punti vendita con lo storytelling ha un unico mantra: “Store of Stories”.Ed è così che nel cuore del quadrilatero della moda, è nato a Milano in via Montenapoleone, il Bbar di Baccarat, espressione locale di un concept basato su bar, boutique e lounge già testato a New York e in Giappone. La CEO Daniela Riccardi: “Oggi è l’esperienza speciale che spinge all’acquisto”Nota per il lussuoso cristallo, Baccarat ha recentemente aperto il suo primo indirizzo milanese che riunisce nello stesso luogo tre diverse anime: bar, boutique e lounge. Finora la maison francese non aveva mai ‘messo casa’ a Milano, che rappresentava comunque la destinazione ‘top of the list’ nel progetto esperienziale legato al retail di Daniela Riccardi, CEO dal 2013 dopo aver ricoperto la stessa carica da Diesel, dove era arrivata dopo 25 anni in ruoli dirigenziali da Procter & Gamble. “Milano è il posto ideale per lanciare il nuovo concetto di experiential retail di Baccarat”, racconta la manager italiana. “Avevo già cominciato a riflettere su questa possibilità con l’apertura del Baccarat Hotel a New York, il posto migliore per capire cosa sia il glamourous world di Baccarat: l’atmosfera conviviale, l’idea di prendere un caffè, un tea o un cocktail, circondati da cose belle, vedendo intorno a se il bel mondo, donne e uomini di ogni nazione, lo trovo meraviglioso. Ecco, voglio ripetere questa esperienza, ma adattata allo stile di Milano”. Da tempo alla ricerca della location giusta che non fosse la classica struttura di un negozio, Riccardi ha infine individuato lo spazio ideale nel cuore di Milano, sviluppato su due piani, suddiviso tra differenti identità. “Me lo immaginavo così: caldo, accogliente, nascosto. Una location artistica, storica, semplicemente italiana”. I Baccarat bar in realtà sono nati in Giappone. Due sono a Tokyo e uno a Osaka, ma sembrano degli speakeasy, hanno un’entrata a parte, sono molto scuri, si può fumare al loro interno e e ci sono pochissimi posti a sedere: “Esperienza incredibile e sofisticata nel modo in cui preparano i drink, per esempio. Però funziona con i giapponesi mentre non vanno bene per gli americani. L’esperienza di New York è infatti molto più loud. Si sente di essere negli Stati Uniti”, afferma la CEO. – (PRIMAPRESS)