(PRIMAPRESS) – ROMA – Alvin Berisha, il bambino di 11 anni che era stata portato via dall’Italia dalla mamma convertita all’Isis, è tornato nel nostro Paese questa mattina. Il bimbo di origine albanese portato via dall’Italia nel dicembre del 2004 non parla più la nostra lingua ed ora gli è rimasto solo il padre perché la mamma sarebbe morta in un’esplosione. Finito nel campo profughi di Al Hol, a nord est della Siria, il bimbo è stato trasferito con un volo di linea dell’Alitalia (AZ 827) giunto da Beirut poco dopo le 7 all’aeroporto di Roma Fiumicino. Il piccolo ha già riabbracciato papà Afrim e le due sorelle più grandi. A restituirlo alla famiglia una missione di cooperazione internazionale che ha visto protagonisti lo Scip (Direzione Centrale della polizia criminale), il Ros (Raggruppamento operativo speciale), il consolato albanese, la Croce rossa italiana e la Mezzaluna rossa. “Felici della liberazione di Alvin, che è stata frutto di un grande gioco di squadra cui ha partecipato attivamente la Farnesina e la nostra rete diplomatica. Finalmente potrà ritornare in Italia per riabbracciare la sua famiglia. Evviva!”, ha commentato il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. La madre radicalizzata in Italia via web La madre Valbona Berisha, albanese di 35 anni, è stata radicalizzata dal sedicente Stato Islamico via web. Nel 2004 la donna, che si trovava in Italia, è divenuta foreign fighter, associandosi all’organizzazione terroristica Isis. Il campo di al-Hol, nel Nord-Est della Siria al-Hol è uno dei luoghi dove si concentrano le persone più vulnerabili: ospita circa 68 mila persone, di cui il 94% è rappresentato da donne e bambini; e tra questi, 11 mila (7 mila minori e 4 mila donne) sono stranieri. Si tratta del campo profughi più grande della Siria e che ospita la popolazione fuggita da Raqqa e anche le mogli e figli dei militanti dell’Isis. Il campo è nato spontaneamente, quando lo Stato Islamico ha iniziato a perdere terreno, ed è finito fin da subito sotto il controllo dalle autorità curde. Si tratta di persone che – per motivi prima di tutto di sicurezza – nessuno vuole: né la Turchia, né la Siria, né l’Iraq e tanto meno i Paesi di provenienza in Occidente. Migliaia di donne e bambini ritenuti di fatto militanti dell’Isis, ma che spesso sono semplicemente persone scappate da Raqqa, la ex roccaforte del gruppo terrorista in Siria.
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