PALERMO – Più che una startup, si ripromette di essere un motore di impatto sul territorio, inseguendo la visione di far diventare Palermo un Hub Tecnologico perfettamente integrato in un ecosistema di aziende globali, sul modello di Lisbona e Barcellona. Ed invertire, in questo modo, i “flussi migratori del talento”, formando, attraendo e trattenendo professionisti in Sicilia.
Edgemony è un po’ scuola di formazione digitale di alto livello, un po’ un “facilitatore” per la costruzione di team tech da remoto: in sostanza cerca talenti, li forma e li aiuta a lavorare in aziende globali; e lo fa trattenendoli in Sicilia. Marco Imperato e Daniele Rotolo, i due fondatori, hanno maturato una lunga esperienza in Italia e all’estero, prima di decidere di rientrare sull’isola e dedicarsi al progetto insieme a Ugo Parodi, founder di Mosaicoon e socio del progetto: «Negli ultimi 15 anni, secondo l’ultimo rapporto Svimez, sono stati 2 milioni i meridionali ad emigrare verso il Nord Italia: si tratta soprattutto di giovani e lavoratori qualificati e la causa, ovviamente, è il gap occupazionale – spiegano Marco Imperato e Daniele Rotolo – Crediamo che il trend possa essere invertito lavorando su due assi: da un lato, l’impatto sul territorio con la formazione di qualità; dall’altro, costruire un “ponte” sul nord Italia e sul resto di Europa, agevolando l’inserimento e la connessione dei talenti del sud ad aziende e altri professionisti».
Le attività dell’hub Edgemony: dal “coding bootcamp” alla Silicon Valley
L’hub Edgemony, a circa sei mesi dal giorno della sua fondazione, ha già qualche esperienza da raccontare. Un master di quattro mesi in Digital Marketing, che ha portato in Sicilia i manager delle migliori aziende tech del paese, è partito a settembre ed andato sold out in poche settimane, mentre il percorso in “coding” per formare sviluppatori inizierà a gennaio e sta adesso selezionando i suoi studenti (a questo link la possibilità di fare application: link da inserire): «Coltiviamo l’idea di una formazione di alta qualità che sia sostenibile per i nostri studenti – spiega ancora Marco Imperato – con il corso in coding, in particolare, abbiamo attivato un modello di “shared cost”: lo studente paga solo il 50% del costo del corso, mentre l’altra metà sarà a carico dell’azienda del nostro network che lo assumerà. E’ un investimento, da parte nostra, sulla qualità della formazione che eroghiamo».
Sull’altro versante, invece, c’è già una pipeline di aziende di tutta Italia pronte a estendere il proprio team in Sicilia e ad assumere i talenti formati grazie al bootcamp, oltre a un piccolo tech team che sta collaborando dall’isola con un’azienda della Silicon Valley: «L’inserimento nelle aziende è parte integrante dei nostri percorsi di formazione. Stiamo parlando con diverse grandi aziende e startup italiane in crescita, che fanno fatica a reclutare sviluppatori nelle grandi città e vedono nel full remote una possibilità concreta: si tratta soprattutto di aziende tecnologiche, con modelli di lavoro perfettamente adattabili a team diffusi, come NeN, Caffeina, Musement e Musixmatch – racconta Daniele Rotolo, che aggiunge – La ricerca di aziende da coinvolgere nei nostri programmi ci ha fatto scoprire che un inizio di “rivoluzione digitale” è già in corso nell’isola: tra i nostri partner ci sono anche aziende tecnologiche nate in Sicilia e in grande sviluppo come Giglio, Pharmap, Coderblock, Scalia Group, IM*Media».
Il fenomeno “southworking” e un hub tecnologico in Sicilia
Edgemony è stata costituita ufficialmente pochi giorni dopo l’inizio del lockdown, ma ha preso forma nelle mente di Marco e Daniele molti mesi prima. Adesso, può trovare nel fenomeno smartworking un’accelerazione significativa: «Prima della fondazione non immaginavamo certo di ritrovarci in uno scenario come questo – raccontano Marco e Daniele, che commentano – Certo, il lockdown ha dimostrato che lavorare da remoto è possibile e, spesso, addirittura conveniente, sia in termini di costi che di produttività; ma ha anche avuto l’effetto di riportare “a casa”, per un periodo prolungato, molti professionisti, facendo maturare una consapevolezza che il rientro nei territori d’origine è possibile».
«Per noi, il modello di riferimento è Lisbona – concludono i due fondatori – La città è diventata in 10-15 anni un punto di riferimento nell’ecosistema globale dell’innovazione, grazie a un’educazione tecnologica di qualità, una burocrazia particolarmente leggera, un paio di startup di successo e qualche investimento privato. La qualità della vita è alta e il costo della vita basso: non sorprende che, a queste condizioni, molte big tech abbiano scelto di aprire un ufficio lì, facendo in modo che molti giovani portoghesi qualificati stiano scegliendo di restare in Portogallo, piuttosto che andare a caccia del loro primo lavoro all’estero. Ci piacerebbe che un fenomeno simile possa replicarsi in Italia, in Sicilia: per il 2021 abbiamo in programma un totale di 9 corsi, e l’obiettivo di inserire circa 60 professionisti in team locali e da remoto»