MILANO – L’epidemia di coronavirus ha avuto una forte ricaduta, oltre che sull’economia globale, anche sulla gestione delle Risorse Umane all’interno delle Organizzazioni e sui piani di lavoro degli HR manager.
È quanto emerge dalla “Survey on Human Resource Management During the Coronavirus Epidemic”, realizzata nelle prime due settimane di febbraio da Korn Ferry – Società di consulenza organizzativa globale che accompagna le aziende nel ridisegnare gli asset manageriali – su circa 300 imprese, tra multinazionali, medie e piccole industrie, distribuite in tutta la Cina, dove gli effetti economici e commerciali della crisi sono tra i più forti.
Obiettivo dell’indagine capire l’approccio delle aziende alla crisi e come i responsabili HR hanno affrontato l’emergenza, anche per cogliere dalle best practice suggerimenti e spunti da mettere in atto e da sviluppare in futuro.
“Dalla ricerca emerge chiaramente come l’attività degli HR in questo periodo si sia concentrata nell’affrontare la situazione contingente, valutando le soluzioni migliori per gestire i dipendenti, sia da un punto di vista pratico che sotto il profilo delle compensation – commenta Maurizia Villa, Managing Director e Country Chair di Korn Ferry in Italia. – I risultati di questa survey focalizzata sulla Cina possono sicuramente essere utili anche negli altri Paesi che si troveranno ad affrontare l’emergenza e potranno così adottare maggiori accorgimenti nella strategia per gestire la situazione. Il coronavirus sta per esempio costringendo le aziende a implementare o migliorare i programmi di telelavoro e smart working. Il 66% degli intervistati in Cina ha infatti dichiarato che anche dopo l’emergenza si dovrà incrementare l’estensione di soluzioni di lavoro da remoto per i propri dipendenti, anche se occorre considerare che le percentuali di smart working e il telelavoro hanno valori inferiori in ambiti fortemente manifatturieri”.
Tra i provvedimenti per affrontare l’epidemia, il 53% dei manager delle Società intervistate considera il telelavoro come prima misura da adottare; il 56% delle società ha inoltre deciso di posporre i propri piani di recruitment per concentrarsi sulla gestione della contingenza. Dalla ricerca emerge infatti che l’attività degli HR nel medio termine sarà più focalizzata sulla gestione degli aspetti pratici immediati, che su temi strategici di lungo periodo.
Sugli aspetti economici, la survey conferma un impatto su tutti i settori industriali; per il 90% del panel l’emergenza influenzerà in modo negativo sul fatturato 2020, tanto che il 36% degli imprenditori intervistati sta valutando di adeguare e rivedere i propri obiettivi di performance. Una società su quattro, inoltre, ha dichiarato di voler apportare “speciali” adeguamenti salariali in risposta alla crisi. In questo scenario, tuttavia, un numero limitato di imprese del settore life science prevede che il coronavirus possa avere un’influenza positiva sulle loro attività.
“Molte multinazionali con filiali in Cina stanno trattando l’epidemia come se affrontassero un momento di recessione nel business – continua Maurizia Villa. – Le grandi aziende, ovviamente, adottano già politiche di compensazione che tengono conto delle interruzioni dell’attività e la maggior parte delle organizzazioni in questo momento è orientata a garantire la continuità della retribuzione. Il tema che si porrà post crisi sarà, invece, se e come le Aziende dovranno gestire gli obiettivi prestazionali in termini di compensation. Anche se, ad ora, l’approccio che prevale è quello attendista, per capire l’evoluzione della situazione”.
I dati raccolti dimostrano che la crisi dovuta all’epidemia di coronavirus abbia maggior impatto sulle piccole aziende: il 22% di queste prevede una flessione dell’attività fino al 30%, mentre il 66% di organizzazioni ‘medium-size’ prevede un calo del 15%.
Dalla survey di Korn Ferry in Cina emerge come il 51% degli intervistati abbia fiducia in una ripresa del mercato; un segnale positivo sottolineato anche dalle imprese del settore dei servizi – come l’ospitalità, la cultura, il B2B – che hanno risentito maggiormente dell’epidemia ma che prevedono una ripresa del mercato entro i prossimi sei mesi. Stime più negative nel settore industriale e manifatturiero.
Va sottolineato, inoltre, che il 70% del panel risulta molto soddisfatto dalle misure implementate e di come il management ha gestito il business durante l’epidemia. All’interno di questo 70% – che raggruppa le aziende che hanno dato un punteggio tra 5 e 3,5 per la gestione dell’emergenza – le società che si sono dimostrate maggiormente fiduciose hanno un coefficiente di soddisfazione tra 5 e 4. Sussiste quindi una correlazione diretta tra una buona gestione dell’emergenza e la fiducia verso una ripresa in tempi brevi della propria attività.
“Come in ogni crisi, il coronavirus sta mettendo alla prova la leadership aziendale. L’emergenza ha generato senso di comunità e condivisione, nonostante le imprese siano state danneggiate. Un atteggiamento molto simile a quello che è stato registrato negli USA dopo gli attacchi dell’11 settembre – conclude Maurizia Villa. – Alcune delle maggiori sfide alla leadership arriveranno sicuramente dopo la fine dell’epidemia. Il management dovrà pianificare con attenzione le strategie per tutti i lavoratori e per i talenti più utili per gestire la fase post-crisi”.