Per povertà energetica si intende l’impossibilità da parte di famiglie e individui di procurarsi un paniere minimo di beni e servizi energetici, con conseguenze sul benessere fisico e mentale. Un fenomeno, purtroppo, in crescita in tutto il mondo, il cui superamento è già definito come obiettivo del Goal 7 inserito nell’Agenda ONU 2030. Un obiettivo a cui tutti i Paesi e le economie mondiali dovrebbero puntare visto che si tratta di garantire l’accesso ai servizi energetici fondamentali assicurando uno standard di vita dignitoso: riscaldamento, illuminazione e raffreddamento nelle abitazioni sono beni primari imprescindibili per ogni essere umano.
Nel nostro Paese, secondo le rilevazioni dell’Osservatorio Italiano sulla Povertà Energetica (Oipe) fatte sull’anno 2021, questo fenomeno colpisce circa 2,2 milioni di famiglie: in pratica, l’8,5% delle famiglie italiane non ha l’accesso garantito ai servizi energetici primari. Considerando anche il caro energia rilevato nell’anno 2022, possiamo supporre che il dato, se riferito all’anno appena trascorso, possa essere più alto rispetto a quello fornito dall’Oipe.
Ad incidere su una situazione così complessa, oltre ai prezzi dell’energia, c’è il reddito: l’alta percentuale di disoccupazione, l’inattività e la bassa frequenza lavorativa sono tutti fattori che contribuiscono ad impoverire le nostre famiglie.
Le elaborazioni effettuate da ENEA su dati Istat per il Rapporto Annuale sull’Efficienza Energetica 2020, mettono in evidenza che a maggior rischio sono prevalentemente i residenti nelle regioni del Sud Italia, soprattutto Campania, Calabria e Sicilia dove, al 2018, risultava in povertà energetica tra il 13% e il 22% della popolazione, un dato elevato rispetto a quello nazionale.
Non è diversa la situazione a livello europeo: nel 2020 circa 36 milioni di cittadini residenti nell’Unione europea non hanno avuto i mezzi sufficienti per riscaldare adeguatamente le loro abitazioni, una situazione esacerbata, ulteriormente, dall’attuale crisi energetica causata dal conflitto russo-ucraino.
Secondo Right to energy coalition, coalizione che si batte per contrastare la povertà energetica a livello europeo e nazionale, per garantire il diritto energetico è necessario intervenire su due aspetti della Direttiva Epbd: gli standard minimi per il rendimento energetico e le garanzie sociali per supportare le fasce più deboli nel processo di riqualificazione degli edifici. Da un lato abbiamo, quindi, la necessità di intervenire sul patrimonio edilizio europeo (e italiano) perché il 75% degli immobili sono da considerarsi inefficienti con un onere annuale per la salute pubblica stimato in oltre 140 miliardi di euro. Dall’altro, per diminuire il costo energetico in termini economici e ambientali, c’è la necessità di sostenere le fasce di reddito più basse così che sia realmente garantito l’accesso ai servizi energetici. Due aspetti importanti se si considera che, secondo le ambizioni della Commissione europea, la Direttiva Epbd andrebbe rivista per puntare ad avere, in tutta Europa, entro il 2050, edifici a zero emissioni. L’UE, in questi giorni, sta lavorando proprio su questo tema così da avviare un processo di regolamentazione del mercato immobiliare in relazione alle prestazioni energetiche degli edifici. Il 24 gennaio la Commissione Energia del Parlamento Europeo licenzierà la riforma che dovrebbe ricevere il via libera dell’emiciclo di Strasburgo entro la prima metà di marzo. La proposta prevede emissioni zero per tutti i nuovi edifici a partire dal 2030 e impone requisiti minimi di prestazione per gli edifici esistenti che dovranno raggiungere almeno la classe F nel 2030 e la classe E nel 2033. Questa proposta traduce in misure legislative concrete la strategia Renovation wave della Commissione facilitando la ristrutturazione di abitazioni, scuole, ospedali, uffici e altri edifici con impianti elettrici più efficienti nonché l’utilizzo domestico dell’energia verde in tutta Europa, per ridurre le emissioni di gas a effetto serra e le bollette energetiche. La Direttiva Epbd rappresenta un’opportunità concreta per creare in Europa case sostenibili e energeticamente efficienti per tutti. Una scelta che può influire positivamente sugli obiettivi di riduzione della povertà energetica perché case più efficienti riducono i costi in bolletta, rendendo più fattibile l’accesso ai servizi energetici da parte delle famiglie in difficoltà. Una prospettiva che consentirebbe, a tutti i Paesi UE, di raggiungere non solo gli obiettivi del Goal 7 dell’Agenda ONU 2030 ma anche quelli di net-zero emission previsti dal recente Green Deal europeo. Una strada a beneficio della crescita economica e della sicurezza energetica del nostro continente, che va percorsa mettendo al centro le necessità dei gruppi sociali più fragili: non considerare un sistema di sussidi per la riqualificazione energetica degli edifici sarebbe un errore che, oggi più che mai, non possiamo permetterci.
Marco Merlo Campioni, CEO di save NRG