MILANO – La competizione per le risorse idriche causata dagli investimenti su larga scala in terreni agricoli può avere delle gravi conseguenze sociali ed economiche. È quanto emerge da uno studio del Politecnico di Milano in collaborazione con l’Università della California-Berkeley; l’Università di Notre Dame, la Colorado State University, l’Università del Delaware e la Vrije Univeristeit di Amsterdam, pubblicato su Nature Communications.
La trasformazione agraria in atto, che va verso un’agricoltura commerciale su larga scala, spesso persegue l’obiettivo di aumentare la produzione agricola tramite l’espansione dell’irrigazione. In questo processo le acquisizioni transnazionali di terreni agricoli di larga scala (LSLA) stanno rivestendo un ruolo primario.
Lo studio del Politecnico di Milano ha analizzato lo stato delle risorse idriche di 160 acquisizioni e il conseguente emergere di scarsità d’acqua associata alla coltivazione di tali terreni. I risultati confermano che le terre oggetto di interesse per gli investitori sono quelle con accesso preferenziale alle acque superficiali e alle risorse sotterranee. Non solo, dalla ricerca emerge come tali investimenti agricoli spesso esasperino la scarsità idrica sia attraverso la coltivazione di colture molto esigenti dal punto di vista idrico sia tramite l’espansione delle colture irrigue. Delle 160 acquisizioni su larga scala analizzate, 105 hanno generato una competizione per la risorsa idrica spesso a scapito degli utenti locali.
“Coniugare la crescente domanda di acqua con la limitatezza delle risorse idriche costituisce una sfida fondamentale per lo sviluppo sostenibile – commenta Maria Cristina Rulli, docente di Idrologia del Politecnico di Milano – L’utilizzo della risorsa idrica per la produzione agricola nelle acquisizioni su larga scala può generare conseguenze idrologiche e sociali sugli utenti locali. Ad oggi, ci sono stati solo alcuni timidi tentativi per regolamentare, principalmente su base volontaria, le grandi acquisizioni di terreni agricoli nel Sud del mondo e purtroppo i recenti progressi nella comprensione della dimensione idrica di queste acquisizioni non sono stati ancora declinati in un’ottica di un governo dell’acqua che tenga conto di eventuali vincoli idrologici, della necessità dell’acqua per assicurare sussistenza in ambito rurale, del diritto ambientale”.
In molte regioni del mondo i diritti sull’acqua sono inseparabili dalla terra e rimangono intrinsecamente legati ai diritti fondiari, come pertinenza di un terreno sovrastante una falda acquifera o confinante con un corpo idrico superficiale. Di conseguenza, l’acqua viene spesso acquisita attraverso la proprietà della terra o con locazioni e concessioni fondiarie a lungo termine.