ROMA – Una figura che, nell’ambito dell’amministrazione della città, possieda allo stesso tempo capacità professionali di gestione della salute pubblica, di programmazione e pianificazione urbana in ottica di salute, di sociologia e psico-sociologia delle comunità, di monitoraggio dei dati e degli impatti di salute delle politiche pubbliche poste in essere, volte alla riduzione dei fattori di vulnerabilità sociali e delle disuguaglianze di salute. È questo l’Health City City Manager, tema al centro del Webinar, che si svolgerà oggi, organizzato dall’Health City Institute con il contributo non condizionato del programma internazionale Cities Changing Diabetes di Novo Nordisk.
Una figura professionale “bridge” che possa rientrare, idealmente, all’interno dell’ufficio del sindaco e maturare quelle competenze e quelle abilità, comunque circoscritte e funzionali agli obiettivi di mandato espressi dal documento di programmazione dell’amministrazione comunale, coordinando tutti gli assessorati e le relazioni esterne che interessino l’ambito della salute pubblica nella città. Ma non solo: una professionalità il cui valore aggiunto è anche nel migliorare e supportare il processo decisionale della pubblica amministrazione locale puntando a realizzare un’autentica integrazione sociosanitaria e contribuendo ad attuare una rete di prossimità territoriale che sappia garantire equità, pieno accesso alle cure e ai servizi, diritto alla salute ai cittadini. L’istituzione di questa figura professionale ha beneficiato di un solido percorso di validazione a livello sia politico-istituzionale sia accademico-scientifico, per confluire, infine, a partire dal 2021, in un percorso di alta formazione realizzato da ANCI in collaborazione con il Ministero per le politiche giovanili e con il coordinamento scientifico di Health City Institute e Sapienza Università di Roma. Alla prima edizione del corso, ospitata dalle città di Bari, Bologna e Torino, ha fatto poi seguito la seconda edizione nel 2022 con le città di Genova, Milano e Roma.
Ed è con l’obiettivo di dare continuità al lavoro svolto in queste due edizioni del corso, che nasce il progetto “100 idee per l’Urban Health”, che raccoglierà gli spunti, le proposte, le osservazioni degli oltre 100 professionisti formati nel corso di queste due edizioni, diffondendole attraverso diversi canali, allo scopo di dare visibilità al risultato di questa esperienza, valorizzare la figura dell’Health City Manager e promuoverla attraverso l’esempio diretto. Il progetto raccoglierà le oltre 100 clip con le testimonianze dei corsisti formati, che saranno pubblicate online sul canale ufficiale YouTube dell’Health City Institute e da lì diffuse sul web.
«Oltre 3 miliardi di persone oggi vivono in città metropolitane e megalopoli. Nel 2007, la popolazione mondiale che vive nelle città ha superato per la prima volta nella storia il 50 per cento e questa percentuale è in crescita, come le stime indicate dal WHO ci dicono, nel 2030, 6 persone su 10 vivranno nei grandi agglomerati urbani. Ma è una stima che se proiettata nel futuro ci porta a dover considerare che nel 2050 sarà del 70 per cento il numero di abitanti dei grandi contesti urbani», dichiara Andrea Lenzi, Presidente del Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della Vita della Presidenza del Consiglio dei ministri e Presidente dell’Health City Institute. «È un fenomeno sociale inarrestabile e una tendenza irreversibile che va amministrata e studiata sotto innumerevoli punti di vista quali l’assetto urbanistico, i trasporti, il contesto industriale e occupazionale e soprattutto la salute. Le amministrazioni dovranno guardare alla sempre maggiore urbanizzazione in termini nuovi, comprendendo, per esempio, che il carico di disabilità che le malattie croniche si portano con sé, come naturale fardello, inciderà sullo sviluppo e sulla sostenibilità delle città, e in questo contesto è fondamentale che ci siano degli strumenti formativi che diffondano i temi della salute in tutte le politiche».
«La città è un organismo estremamente complesso, nel quale l’individuo convive in una relazione molto stretta con un intero ecosistema, a cui la salute, intesa come “One Health”, è fortemente collegata. Un ecosistema in cui per esempio possono esserci disuguaglianze sociali, fra un quartiere e un altro, a cui si associano differenze nell’aspettativa di vita, e questo è inaccettabile. Ci sono determinanti socioeconomici, culturali, politici, ambientali che riguardano la salute e che vanno studiati nel loro complesso. La formazione di competenze, dal punto di vista della gestione della salute di una città non possono essere solo affidate da un lato agli urbanisti e dall’altro alle autorità sanitarie, ma è necessario un coordinamento tra il Sindaco e la sua Giunta e queste figure. Non si può pensare di progettare la città del futuro lavorando a silos, come avvenuto in passato», dichiara Federico Serra, Segretario generale Health City Institute e C14+. «La figura dell’Health City Manager rappresenta proprio un elemento “bridge” fra la popolazione, l’amministrazione e le autorità sanitarie per implementare dei programmi di prevenzione e costruzione di un percorso sul benessere e la qualità di vita. Un professionista che possiede le capacità di interazione con gli altri attori del sistema così da programmare nel medio e lungo periodo azioni per migliorare la città nei termini di comunità che cresce in salute, in un programma che riguarda non le singole competenze, ma il senso di bene comune da costruire».
«La figura dell’Health City Manager avrà il compito di coordinare i vari assessorati che all’interno di una amministrazione comunale si occupano di temi diversi ma hanno un denominatore comune: la salute dei propri cittadini. Dall’assessorato all’istruzione a quello all’ambiente, dai trasporti a quello delle politiche sociali, dalle politiche giovanili a quello del lavoro. Insomma, una sorta di figura che possa dare una svolta, una forte accelerazione all’interno del Comune su quelli che sono i temi della salute come, ad esempio, le malattie croniche», dichiara l’on. Roberto Pella, co-Presidente dell’Intergruppo Parlamentare sulla qualità della vita nelle città e Vicepresidente Vicario ANCI. «L’esigenza di arrivare a un modello di welfare urbano è ormai improcrastinabile, anche in relazione al dialogo che dovrà intensificarsi con le aree interne e più periferiche e con i piccoli comuni. I servizi territoriali andranno disegnati in un’ottica di equità e prossimità, di un’autentica integrazione socio-sanitaria per il perseguimento della quale l’Health City Manager potrà rappresentare un ruolo determinante. Una figura che raccordi gli indirizzi politici e programmatici dei vari assessorati, che si rapporti immediatamente con il sindaco ma anche con le aziende sanitarie locali, con le rappresentanze di medici e pazienti, con i cittadini direttamente e il mondo privato e dell’associazionismo».
«Dopo una carriera trascorsa nel mondo della sanità, non posso non aver accolto con soddisfazione la nomina da parte del Sindaco di Genova come Health City Manager, prima città d’Italia ad avvalersi di questa figura professionale», continua Luciano Grasso, Health City Manager Comune di Genova. «Siamo naturalmente in una fase di avvio e stiamo predisponendo il modello organizzativo struttura in una ‘rete’ che coinvolga assessorati del comune, municipi e molte realtà dell’area metropolitana come il Garante degli anziani, il Garante per i diritti dell’infanzia, l’ASL territoriale di riferimento e in buona sostanza tutte le componenti che possono contribuire al benessere complessivo della città».
«Il programma Cities Changing Diabetes è stato lanciato a livello globale da Novo Nordisk nel 2014 con lo scopo di promuovere la visione della salute come un bene comune e coinvolgere i cittadini nelle scelte per migliorare l’ambiente urbano», dichiara Marco Salvini, Senior Director External Affairs di Novo Nordisk Italia. «Con questo programma, che ad oggi coinvolge oltre 42 città al mondo con 150 organizzazioni di partenariato, vogliamo portare a una effettiva riduzione dell’obesità e del diabete tipo 2. Un obiettivo questo che viene perseguito identificando i discriminanti di salute delle città, secondo un approccio interdisciplinare e attraverso una partnership pubblico-privato che coinvolge leader di città e personalità governative, mondo accademico, associazioni di pazienti, aziende sanitarie, associazioni di cittadinanza e grandi imprese».