(PRIMAPRESS) – LONDRA – Se non fosse un paragone troppo azzardato la tortuosa vicenda della Brexit verrebbe di affiancarla, in epoca moderna, a “L’ora più buia”, il film che ha riportato sul grande schermo la difficile decisione di Winston Churchill nell’entrata in guerra nella seconda guerra mondiale. Il primo ministro Boris Johnson ha tutta l’aria di essere incappato in quella stessa drammatica situazione dove il dibattito su cosa sia meglio per il suo paese ha preso una piega inaspettata e irrispettosa sia per la storia inglese quanto di quella dell’Europa. Intanto il Parlamento britannico è chiuso per ordine del Governo, ma nell’ultima giornata di lavori prima della sospensione forzata i deputati hanno inflitto due sconfitte a Boris Johnson. Ieri in tarda serata (9 settembre) è passata la mozione presentata dal premier per chiedere elezioni anticipate: 293 i voti a favore e 46 voti contrari, ma non ha ottenuto la maggioranza di due terzi anche per le astensioni di molti deputati dell’opposizione.L’obiettivo di Johnson, forte dei sondaggi che lo danno al 35%, era di andare alle urne il 15 ottobre nella speranza di ottenere una maggioranza in Parlamento che gli permettesse di governare senza avere le mani legate dall’opposizione e dai ribelli conservatori.Sempre ieri Johnson ha dichiarato di voler rispettare la data del 31 ottobre e che non chiederà un rinvio alla Ue. Si è creata quindi una situazione paradossale in cui il capo del Governo potrebbe rifiutarsi di obbedire una legge del Regno e teoricamente potrebbe anche finire in carcere per vilipendio.
Si è dovuto fare ricorso agli esperti legali per risolvere un nodo pericoloso. Secondo alcune voci, Johnson spera che sia la Ue a risolvergli il problema, rifiutandosi di concedere un rinvio alla Gran Bretagna.
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